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Valmontone, sabato 25 marzo inizia la rassegna su Calvino. Biferali: “Oggi odierebbe tv e social”

“100 Calvino”, a cura di Mariagloria Fontana, giornalista e scrittrice, è organizzata insieme all’Assessorato alla Cultura di Valmontone (RM)

Giorgio Biferali Rassegna Calvino Valmontone

La figura di Italo Calvino nel centenario della sua nascita. Un letterario che è certamente tra i più amati nel nostro Paese, che ha saputo valicare i confini generazionali, riscuotendo un sempre crescente numero di appassionati delle sue pagine.

Il letterato

Un intellettuale che ha dato più volte dimostrazione di grande impegno civile, culturale e politico, catalogandosi tra i narratori più importanti del Novecento. Tra le sue righe si scorgono tracce di tendenze neorealiste, postmoderne, delineate con uno sguardo attento ma per lo più oggettivo, frutto di una ricerca personale sempre coerente.

Metodo razionalista, ironico, interessato alle scienze. Calvino risulta in virtù dei suoi tentativi di ricostruzione della storia del mondo un classico senza tempo, sorretto dalle possenti braccia di una scrittura schietta, cristallina.

La sua impronta resta indelebile nella filmografia, nella musica. Tra racconti, epistolari e romanzi.

La rassegna letteraria

Sabato 25 Marzo 2023, alle ore 18:00, nel Centro Storico di Valmontone, a Palazzo Doria Pamphilj, si terrà il primo di tre incontri di una rassegna letteraria dedicata ai 100 anni dalla nascita di Italo Calvino. La rassegna, “100 Calvino“, è curata dalla giornalista e scrittrice Mariagloria Fontana e organizzata con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Valmontone. Il ciclo di appuntamenti intende approfondire la vita e le tematiche di Italo Calvino.

Primo ospite Giorgio Biferali, con il suo “Italo Calvino Lo scoiattolo della penna“, edito da La nuova frontiera Junior. Giornalista per il Messaggero, Biferali ha pubblicato anche il saggio “A Roma” con Nanni Moretti, (Bompiani 2015, con Paolo Di Paolo), nonché i romanzi “L’amore a vent’anni” (Tunuè editore) e “Il romanzo dell’anno” (La nave di Teseo).

Lo abbiamo intervistato per il nostro giornale.

Parlare di un autore come Italo Calvino è sempre una preziosa opportunità. Farlo sfruttando le pagine di un libro, ancora meglio…

“Sì. Ormai quasi sei anni fa ho completato questo lavoro illustrato per ragazzi, non pensando a questo anniversario. Anche perché gli stessi diventano occasioni per celebrare in maniera meccanica determinati autori. Per Calvino non c’è bisogno di una vera riscoperta, ogni anno viene letto dalle nuove generazioni. Il limite è che viene legato un po’ troppo solo ai banchi di scuola e soprattutto ai suoi romanzi della trilogia degli antenati. Calvino è molto altro. Per me è importante perché grazie a Calvino io mi sono avvicinato alla lettura. Lo ritengo un autore completo, è un intellettuale. E’ riuscito a scrivere sempre un libro diverso dai precedenti. Ha corso rischi, provando a percorrere strade sempre diverse. Ci sono tanti periodi nelle opere di Calvino proprio per questa sua ricerca. Partendo dalle fiabe rivolte ai classici, passando al periodo astronomico e astrologico, percorrendo la via della letteratura combinatoria. Ci sono tanti Italo Calvino nel tempo, che ci aiutano a leggere quel periodo storico, complesso e banalizzato. Ma soprattutto, ci aiutano a comprendere la realtà di oggi. Aveva anticipato molte cose”.

La trilogia fantastica è un’allegoria dell’uomo contemporaneo. Tra Barone Rampante, Visconte Dimezzato, Cavaliere inesistente: come potremmo definire l’uomo del 3 millennio?

“In tutti e tre i romanzi c’è l’idea di leggerezza, che spesso si traduce in incompiutezza. L’uomo di oggi nonostante i progressi e le scoperte, sente questo senso di insoddisfazione. Calvino diceva che alle volte uno si sente incompleto, ma è soltanto giovane. L’uomo oggi, forse ancor più di ieri sembra essere alla ricerca di se stesso. Anche se sono aumentati i mezzi a disposizione per trovare se stessi. In qualche modo cerchiamo la nostra metà e quindi siamo il Visconte Dimezzato. Ma cerchiamo anche il nostro posto nel mondo, siamo perciò il Barone Rampante e poi cerchiamo la nostra identità, dunque siamo il Cavaliere Inesistente. Spesso indossiamo una maschera, ma la cosa importante da trovare è la sostanza“.

Siamo alla continua ricerca, dunque. Un fattore necessariamente negativo?

“Non necessariamente. La ricerca e l’incompiutezza sono un sintomo vitale. La voglia continua di fare qualcosa e di cercare parte di noi attraverso gli altri”.

Abbiamo catalogato l’oggetto della scrittura di Calvino. Come potremmo invece catalogare l’autore, considerando parametri sociologici, culturali, politici. O magari legati ad altri ambiti quali lo sport, l’intrattenimento?

“E’ sempre stato un intellettuale che ha affrontato le tematiche più disparate. Lo faceva con cognizione di causa. Oggi sarebbe una delle voci che ascoltiamo perché affidabili. Non sarebbe un tuttologo. Ha sempre dato il giusto valore al tempo, si sarebbe concentrato sui fatti e sugli eventi. Soprattutto lo avrebbe fatto prendendosi un tempo storico differente rispetto a quello che oggi si prendono gli analisti della tv che fanno delle analisi immediate e, forse, banali. Avrebbe un’altra, una diversa profondità. Essendo un uomo schivo che odiava la visibilità, intesa come fama, potrebbe essere un intellettuale che interviene sui giornali. Lo vedremmo poco in tv. Tra la tv e i social network oggi sentirebbe una sorta di ingerenza e invadenza eccessiva. Cercherebbe di mantenere la propria immaginazione e immaginario. Era preoccupato dall’avvento della tv e dalla pubblicità, secondo lui il rischio era quello di non saper più immaginare a occhi chiusi. Oggi questo rischio è probabilmente diventato realtà”.