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Utero in affitto, perché gli psicologi non rivendicano il patrimonio inalienabile dell’esperienza madre-neonato?

Utero in affitto: dove sono stati accantonati Lorenz e l’imprinting, Bowlby e la potenza dell’attaccamento, Spitz e la deprivazione materna precoce?

Utero in affitto


La pratica dell’utero in affitto è attualmente permessa in Russia, Ucraina e Bielorussia in forma lucrativa, in Grecia è ammessa solo se per l’aspirante madre è clinicamente impossibile portare a termine una gravidanza. In Belgio, Pesi Bassi e Danimarca è concessa esclusivamente se vi è un legame biologico tra aspiranti genitori e bambino, nel Regno Unito solo forma altruistica e non di lucro, nel Sud-Africa è presente con modalità di guadagno. In Italia è illegale in tutte le sue forme. Eppure se ne parla talvolta come un’opportunità o un diritto da affermare.

Ma in questa riflessione non sono le specifiche modalità sociali o commerciali, che abbiamo esposto solo per offrire un quadro generale, ad essere prese in esame.

Utero in affitto e il diritto etologico e psichico negato

Il vissuto intrauterino e neonatale fornisce le basi per un ottimale attivazione e sviluppo del sistema immunitario, tramite il latte materno e la condivisione del microbiota. Il contatto epidermico e oculare e l’allattamento prevengono la morte in culla nei primi mesi, depressione e ansia (sia nella madre che nel piccolo). Contatto oculare, epidermico e allattamento sono fondamentali per un buon sonno, riducono il rischio di obesità, diabete, anoressia. Sono la base (non la garanzia, ma il fondamento) delle relazioni di attaccamento sicuro alla base dell’autostima e dei legami che l’individuo intratterrà tutta la vita. (Fonte OMS Unicef per la promozione dell’allattamento al seno).

Per questo l’Oms e l’Unicef raccomandano l’allattamento esclusivo per il primo anno di vita o almeno per i primi sei mesi. L’antropologo A. Montagu sostiene che l’essere umano è l’unico mammifero superiore che finisce di formarsi fuori dall’utero. Dunque perché la psicologia, comunità di medici e scienziati non afferma con fervore e convinzione quale aberrazione dell’etologia umana comporta la pratica dell’utero in affitto?

Il rapporto fisico, chimico, affettivo con la madre in quanto mammiferi complessi non è sostituibile con una “figura di accudimento”. Che sarà certamente una valida alternativa all’incuria se un bimbo viene abbandonato o perde i genitori naturali. Ma non si possono programmare abbandoni, fissare traumi nell’agenda di chi nascerà.

L’appello alla comunità degli psicologi

La comunità degli psicologi non dovrebbe perdere un solo secondo per rivendicare le regole biologiche e psicologiche su cui si fonda il suo mestiere, la sua vocazione, la sua missione. Dove sono stati accantonati Lorenz e l’imprinting, Bowlby e la potenza dell’attaccamento, Spitz e la deprivazione materna precoce?

E soprattutto dove è finito il nostro sentire?

Passiamo alle presunte spiegazioni che possono motivare questa scelta di silenzio della comunità psicologi (certo con le dovute ecezioni). La prima spiegazione è che la scienza sia interessata a relazioni politiche ed economiche più convenienti. La seconda che la scienza si stia adagiando su una facile etica ideologica, la quale nega la verità dell’etologia umana. Una psicologia che tradisce le sue stesse basi conoscitive e deontologiche per il timore di venire accusata di discriminazione o di omofobia (laddove siano coppie omosessuali a ricorrere alla pratica).


Il legame con il genitore naturale è un diritto biologico, psichico e ontologico, della salute della persona. Per questo la definizione di “maternità surrogata” è una contraddizione terminologica delittuosa.

Patrimonio unico e irripetibile della memoria implicita

Il rapporto neonato-madre è un patrimonio irripetibile e inalienabile di sensazioni, rassicurazioni olfattive ed emotive. Una memoria implicita e non verbale che ci condiziona per tutta la vita, un tesoro di risorse che il futuro adulto saprà ritrovare, nella realizzazione professionale, in amicizia, nei legami sentimentali, davanti alla perdite e al lutto. E nessun ente può decidere che un individuo dovrà crescerne privo.
Ripetiamolo, se accadrà e verrà adottato e vi sarà tutto quel lavoro di accettazione, accoglienza e comunicazione da apprendere in famiglia. Ma questo non può essere deciso da un’azienda, un’istituzione o un governo. Ne va della salute dell’umanità.

Utero in affitto e la donna: da madre a incubatrice

Non vi è inoltre, nella pratica dell’utero in affitto, alcuna emancipazione della famiglia e nessuna affermazione di libertà femminile, al contrario, con l’utero in affitto assistiamo ad una riduzione meccanica della donna a incubatrice di servizio per terzi.


Coloro i quali argomentano che la scienza non ha prove per affermare che un bimbo vissuto in un utero, con una voce, una vibrazione fisica, una memoria ormonale e tattile, non viva come evento traumatico la separazione precoce, non adottano un argomento, ma solo la negazione di ogni saggezza, di ogni esperienza e intuizione che possediamo.

In quest’epoca di relativismo dell’ informazione e della morale, sappiamo solo che quando un bimbo nasce cerca il capezzolo di sua madre perché ha lo stesso odore del suo utero.

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