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Università Popolare degli Studi di Milano contro la Violenza di Genere

Le donne vittime della violenza degli uomini sono per lo più italiane (80,2% dei casi), e gli autori delle violenze sono italiani (74% dei casi)

Ogni 72 ore in Italia avviene un femminicidio, tre su quattro tra le mure domestiche. Le donne vittime della violenza degli uomini sono per lo più italiane (80,2% dei casi), e gli autori delle violenze sono italiani (74% dei casi). Partner o ex partner, mariti, fidanzati o ex compagni.

 Proprio su queste tematiche il Rettore Prof. Avv. Giovanni Neri dell’Università Popolare degli Studi di Milano, da sempre impegnata in iniziative contro ogni genere di violenza di genere, in vista della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, ha partecipato, mercoledì scorso a uno speech organizzato dalla associazione “No Violence” e trasmesso in streaming su Radio Italia.

Ordinario di Criminologia e Sistema Penale, il prof. Neri ha spiegato i dettagli di questo problema sociale sotto il profilo criminologico.

La violenza di genere esiste perché a livello vittimologico le donne diventano vittime preferenziali. Non in quanto sesso debole, ha voluto precisare, ma  in quanto soggetti facilmente aggredibili da mentalità criminali. È quanto accade anche per altri soggetti facilmente aggredibili: bambini, anziani, stranieri, appartenenti a gruppi etnici o sociali specifici. Purtroppo la nostra legislazione penale ha poco curato gli aspetti necessari per l'applicazione di misure di sicurezza preventiva.

L’auspicio è che si lavori rapidamente per un miglioramento della prevenzione, unica misura utile per arginare il fenomeno.

Tra gli interventi e le testimonianze della giornata anche quello dell’autrice Mediaset Barbara Calabresi, dell’attrice Floriana Rignanes, dell’architetta Barbara Cardone, dell’ex Miss Italia Nadia Bengala e di Umberto Canino.

La parola a una criminologa

Abbiamo interpellato la criminologa Prof.ssa Maria Gaia Pensieri, docente criminologa presso la sede universitaria milanese, dove è dottore di ricerca in scienze umane e sociali a indirizzo criminologico.

Attiva sui temi della violenza di genere, del bullismo e del cyberbullismo, la docente ha voluto ricordare  come in Italia sia commesso un femminicidio ogni 72 ore. Senza contare le vittime di violenze fisiche e psicologiche continue commesse nel silenzio della mura domestiche che non vengono mai denunciate. E che l’unico modo per cambiare le cose sia investire di più nell’educare le nuove generazioni al rispetto reciproco, isolando i violenti.

Uno degli aspetti da incentivare secondo la criminologa è quello culturale: educare alla parità e al rispetto di genere. Soprattutto nelle nuove generazioni. Ma anche il trattamento di uomini violenti per diminuire o eliminare quei comportamenti aggressivi per mezzi di interventi di sicurezza preventiva.

La Legge n. 69/19 il cosiddetto Codice Rosso, inoltre un passo in avanti importante dato che prevede un’accelerazione dell’avvio del procedimento penale per alcuni reati e approvato modificazioni alle misure cautelari e di prevenzione. È importante che le donne siano tutelate quando denunciano una violenza.

Al di là del silenzio

Abbiamo incontrato anche la dr.ssa Ada Fichera, ex allieva della stessa Università, è autrice di un libro pubblicato da Bonanno Editore dal titolo “Al di là del silenzio” che affronta il tema della violenza di genere. L’autrice ha illustrato il problema sociale in questo saggio dove ha intervistato i responsabili di un Centro-antiviolenza, avvocati, magistrati, psichiatri e psicologi per tratteggiare un quadro completo ed esaustivo alla ricerca di una soluzione del problema. Solo dieci anni fa – ha spiegato – in Italia non esisteva nessuna legge contro lo Stalking, ponendo la nostra penisola nella posizione più bassa tra i paesi comunitari in quanto legislazione sulla difesa delle donne. Oggi le cose sono leggermente cambiate. Tuttavia a un aumento delle denunce da parte delle vittime è corrisposto anche un aumento delle minacce e delle aggressioni per vendetta. Segno che quando una donna denuncia, poi non viene tutelata dallo Stato.

E se a livello nazionale diminuiscono tutti i reati, l’emergenza su femminicidi e violenza contro le donne resta ancora un problema che il nostro Paese deve gestire.

Nel 2018 il numero di femminicidi è aumentato in Italia

Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subito una forma qualsiasi di violenza fisica o sessuale nel nostro Paese corrisponde circa 2 milioni e mezzo di donne (11,3%)  dai 16 ai 70 anni (dati Istat).

E sono donne italiane che vengono violentate, percosse o uccise

 dal partner o dall'ex partner (85,1% degli eventi con vittime femminili). Circa 150 all’anno, oltre un femminicidio ogni 3 giorni.

 Le vittime tra donne, dicono le statistiche,  raggiungono nel 2018  il numero più elevato mai censito in Italia, il 40,3%, contro il 35,6% dell'anno precedente (29,8% la media del periodo 2000-2018). Sono invece 94 gli omicidi con vittime femminili censiti in Italia dall'Eures nei primi 10 mesi del 2019.

Sono numeri che fanno riflettere quanta strada ancora ci sia da fare per diminuire questo stillicidio.

L’Università Popolare degli Studi di Milano, anche su queste tematiche, svolge corsi di criminologia. Per maggiori informazioni consultare il sito web di Ateneo.

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