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Unioni civili in I municipio

Il Comitato della Famiglia interviene in Aula

Il Registro delle Unioni Civili arriva in I Municipio suscitando una levata di scudi generale, sia tra gli scranni dei Consiglieri d’opposizione che da parte del pubblico. Presenti in Aula una trentina di residenti ed una delegazione del Comitato della Famiglia, che non hanno sottotaciuto le proprie ragioni.

Riportiamo di seguito l’intervento integrale svolto dal Comitato durante la discussione della mozione a sostegno del «riconoscimento delle Unioni Civili, all'istituzione del registro delle Unioni Civili e all'approvazione del Regolamento da parte del Consiglio Comunale di Roma Capitale» proposta dal centrosinistra.

«Il Comitato della Famiglia è una realtà apolitica, apartitica ed aconfessionale, nata sul territorio e che – dopo soli tre mesi di attività – può già vantare la presenza su tutti e quindici i Municipi romani. In ragione di questo, abbiamo la presunzione di essere un interlocutore privilegiato, capace di fornire a questa Amministrazione dati quanto più verosimili circa il gradimento dati quanto più verosimili circa il gradimento della collettività rispetto all’argomento delle unioni civili.

In prima battuta, su segnalazione dei cittadini, siamo andati a verificare lo Statuto di Roma Capitale, scoprendo che a questa Assemblea esso attribuisce compiti nobilissimi, ma che tra questi non rientrano né anagrafe, né stato civile. Il provvedimento che il Municipio I intende adottare quest’oggi è perciò in palese violazione dei limiti delle competenze.

In secondo luogo, siamo andati a confrontare i dati ricavati dalle esperienze municipali e cittadine che si sono già dotate del registro in precedenza. Stavolta abbiamo scoperto che nel tempo sono stati pochissimi i cittadini che hanno usufruito del servizio, in tal senso l’esempio più eclatante e quello di Napoli, dove il registro è stato istituito nel 2011 e fino ad oggi si sono iscritte solo venti coppie. Dai dati raccolti è emerso perciò che il registro delle unioni civili è un servizio inutile, in quanto inutilizzato.

In terza istanza voglio parlarvi da residente di questo Municipio. Vorrei portare alla vostra attenzione una delle tante problematiche presenti sul territorio, ovvero la pericolosità e l’abbandono del Parco del Colle Oppio, divenuto terra di conquista. Io stessa lì sono stata aggredita più volte, e come me altri residenti lamentano le stesse cose. Perché allora, prima ancora di arrogarvi competenze improprie ed istituire servizi ‘inutili in quanto inutilizzati’, non vi impegnate a dare una risposta definitiva alle gravi questioni pregresse?

In ultimo – non certo per importanza – abbiamo analizzato l’impatto socio-culturale. Questo argomento non suscita unanimità, ma genera nei cittadini preoccupazione ed allarme. Parafrasando Langone, le persone hanno percepito che qualcuno dicesse loro: “Per secoli vi siete sbagliati, da oggi due più due non fa quattro!”. Un brusco cambio di prospettiva, che non può non esser letto in combinazione con altri elementi quali: indottrinamento di genere, Ddl Scalfarotto ed epurazione dal vocabolario della lingua italiana di parole care come “mamma” e “papà”. Tutto questo risponde ad un progetto poco chiaro, verso cui l’Amministrazione insiste a vele spiegate senza curarsi della collettività rimasta "indietro". Qui c’è in gioco il futuro dei nostri figli, ed i rischi sono altissimi. Primo tra tutti lo scardinamento di un ordine sociale da sempre organizzato in una determinata forma. Allora Consiglieri vi domando, come piccola Amministrazione ve la sentite di insinuarvi in un simile meccanismo? Non sarebbe forse il caso di non immischiarvi e lasciare che il dibattito si svolga in sedi e con modalità più opportune?»
 

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