Ucraina, la censura (nostra) e la Tangentopoli (di Kiev)
Uno scandalo corruzione sfiora Zelensky e porta alle dimissioni due suoi Ministri: intanto il Corsera cestina un’intervista al titolare degli Esteri russo Lavrov per “opinioni divergenti”

Guerra in Ucraina (© Ministry of Internal Affairs of Ukraine - Mvs.gov.ua / Wikimedia Commons)
Tutti i nodi prima o poi vengono al pettine, e quelli inerenti la guerra tra Russia e Ucraina non fanno eccezione. Soprattutto perché per lo più non riguardano nemmeno la situazione sul campo, bensì il manicheismo bellico notoriamente veicolato dai media mainstream. A quali però, occasionalmente, tocca fare i conti con la dura realtà.

La Tangentopoli dell’Ucraina
In principio fu la Tangentopoli di Kiev, l’inchiesta sul maxi-giro di mazzette da 100 milioni di dollari nei settori della difesa e dell’energia. Uno scandalo corruzione che imbarazza il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, e non solo perché, come riporta Il Messaggero, è già costato il posto a due Ministri suoi fedelissimi. Ma soprattutto perché, aggiunge Il Fatto Quotidiano, ruota intorno a un suo amico e alleato, l’imprenditore Timur Mindich, comproprietario della società di produzione fondata dall’allora attore comico.

L’angelo non è sempre bello come lo si dipinge, insomma, e chi dà del diavolo agli altri dovrebbe forse guardarsi prima allo specchio. Capita infatti che il Corsera abbia dapprima raggiunto un accordo per inviare una serie di domande al titolare degli Esteri russo Sergej Lavrov. E poi ne abbia cestinato le risposte, bollandole come piene di «tesi propagandistiche», come se dal Nostro fosse naturale attendersi un’analisi che aderisse alla narrazione triennale dell’Occidente.

Censura “russa” del Corsera alla Russia
Il testo integrale si può visionare sul sito nicolaporro.it, e in realtà in larga parte è anche condivisibile. Il punto, però, è che da via Solferino hanno scelto di censurarlo, en passant mentre si rimproverava ipocritamente a Mosca la repressione della libertà d’informazione. Quando sarebbe bastato mandarlo in stampa con una nota che riconducesse il contenuto a opinioni dell’intervistato.
In questo modo, si sarebbe potuto offrire un diverso punto di vista al giudizio del pubblico, salvo che non si abbia paura delle possibili conseguenze. Per esempio, che i lettori possano scoprire che ogni conflitto, quindi anche quello tra i due Vladimiri, sia sempre caratterizzato, come sostiene RomaIT, da una propaganda bifronte.




