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Trecentomila in marcia a Roma: il corteo che ha paralizzato la città, ma senza violenze

Secondo gli organizzatori, 300 000 persone hanno partecipato al corteo romano pro Gaza, mobilitato da Usb, Cgil e movimenti studenteschi

Sciopero generale Pro Gaza 3 Ottobre, Roma

La mobilitazione pro-Gaza che ieri ha attraversato Roma non è stata soltanto una manifestazione di piazza: è stata una prova di forza sociale e politica, con conseguenze immediate sulla vita quotidiana dei cittadini. Sei ore di blocco quasi totale della circolazione, rallentamenti pesanti, fermate della metro chiuse per motivi di sicurezza, autobus trasformati in megafoni politici: il cuore della Capitale è rimasto sospeso, e i quartieri limitrofi hanno pagato il prezzo del “corto circuito urbano”. È il ritratto di una giornata che mescola protesta, simbolismo e disordine controllato.

Le cifre richiedono attenzione: secondo gli organizzatori, 300 000 persone hanno partecipato al corteo romano, mobilitato da Usb, Cgil e movimenti studenteschi. Il governo, e in particolare il Viminale, parla invece di circa 396 400 manifestanti in tutta Italia in 29 città. Qualunque sia il numero reale, il dato certo è che l’impatto sulla mobilità romana è stato severo — e i riflessi si sono avvertiti fino ai quartieri più centrali.

Manifestazione Pro Gaza: Tangenziale est nel caos

Il racconto del traffico è plastico: decine di automobilisti sono rimasti fermi per lunghe ore, in molti casi tra le 13 e le 16, lungo il tratto della tangenziale est che va dal Verano fino allo svincolo per la bretella dell’autostrada A24. Unica alternativa: percorrere pochi chilometri in un’ora — un tempo insostenibile anche per chi aveva esigenze improrogabili. Il blocco si è esteso nei nodi di Montesacro, Salario, Parioli, Tiburtino e San Lorenzo, dove le strade di fuga hanno saturato presto la portata urbana.

Il corteo non si è limitato alle arterie in superficie: ha “invaso” anche la tangenziale urbana, la bretella dell’autostrada e in parte la A24. Il percorso autorizzato prevedeva il passaggio da via Nomentana, via Regina Elena, piazzale Verano, via Tiburtina, e poi l’ingresso sulla tangenziale fino all’uscita per Portonaccio, con ritorno verso San Lorenzo e infine Porta Maggiore. Le deviazioni imposte hanno costretto la Polizia locale e gli organi di traffico ad attivare percorsi paralleli e a ridurre la circolazione nei quartieri interni.

Il risultato è stato un tappo urbano di proporzioni rare, con pendolari in auto, mezzi pubblici in forte ritardo e persino chi, bloccato nel traffico, ha deciso di abbandonare il veicolo per continuare a piedi.

Metro, autobus e controlli: il “contagio” della protesta

Nel frattempo, il sistema del trasporto pubblico ha subito strette limitazioni. Le linee A e B della metropolitana sono rimaste regolari in gran parte, ma la stazione Termini è stata chiusa su disposizione delle forze dell’ordine. Per quanto riguarda la linea C — già interessata da attività programmate — non era garantito il servizio fino alle 17, con tratti sostituiti da navette MC/M3. Anche la ferrotramvia Termini–Centocelle ha continuato a operare, ma con disagi prevedibili.

Ma l’episodio più clamoroso è accaduto su un autobus in via Nomentana: invece del numero di linea, è comparsa la scritta “Gaza”. Automatismo, vandalismo o gesto simbolico ? L’Atac ha annunciato l’apertura di un’indagine interna per chiarire le responsabilità sull’uso improprio del mezzo aziendale. Un fatto che sintetizza bene il confine labile fra mobilitazione politica e sanzione simbolica nelle strade romane.

Scontri, cori e controllo dall’alto

La manifestazione è rimasta complessivamente pacifica, senza incidenti gravi, e in diversi momenti la folla ha ricevuto applausi da finestre e balconi. Tuttavia, momenti di tensione sono emersi a Porta Pia, davanti al ministero delle Infrastrutture, quando gruppi di manifestanti hanno lanciato uova contro i blindati della polizia e uno slogan pesante contro il ministro Salvini. Un petardo è esploso quasi sulla scalinata del dicastero.

L’ordine pubblico ha potuto contare sul supporto aereo: elicotteri e droni della polizia hanno monitorato dall’alto il corso del corteo. Il drone, già impiegato in occasioni sportive come il derby Roma-Lazio, ha registrato l’andamento del fiume umano che si stendeva per più di 5 chilometri.

Alcuni turisti — forse estranei alle dinamiche politiche locali — si sono trovati coinvolti in dialoghi tesi con manifestanti all’ingresso della stazione Termini; il servizio d’ordine dell’Usb è intervenuto per impedire che degenerassero. Quando il corteo ha imboccato la tangenziale e la bretella autostradale, la marcia ha toccato i nodi infrastrutturali della città, passando per Porta Maggiore e sciogliendosi a San Giovanni. Al termine, in coro dai megafoni, è arrivato l’appuntamento già fissato: “Domani lo rifacciamo”.

Il quadro politico: convergenze, numeri e contestazioni

Questa manifestazione appare come la terza grande mobilitazione in sequenza per Gaza e per la Flotilla, dopo quella del 22 settembre e il corteo notturno che ha attraversato il centro città pochi giorni fa. La protesta, promossa da Usb insieme a movimenti studenteschi e aderente alla piattaforma “100 Piazze per Gaza”, reclama una modifica della posizione italiana nei confronti del conflitto israeliano-palestinese, con particolare riguardo all’operazione Global Sumud Flotilla.

I numeri restano materia di disputa: mentre i promotori evocano oltre 2 milioni di partecipanti in tutta Italia e 300 000 solo a Roma, il Viminale sostiene che i cortei registrati siano stati 29 con un totale di 396 400 persone. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha definito l’appello alla mobilitazione della Cgil «una guerra politica». Salvini ha replicato accusando i manifestanti di essere «delinquenti» e annunciando che l’uso della protesta per fini politici non sarà tollerato. Le opposizioni reagiscono chiamando all’indipendenza del diritto di sciopero e manifestazione, denunciando un attacco alla libertà di espressione.

Dal palco del corteo si sono alternate le voci degli studenti, delle famiglie, dei movimenti come Cambiare Rotta, e dei sindacati. L’obiettivo dichiarato è chiaro: mettere sotto pressione il governo affinché modifichi la propria linea rispetto alla guerra in corso a Gaza, alle esportazioni belliche e al coinvolgimento politico internazionale.

La manifestazione Pro Gaza è stata una prova urbana per Roma

Dietro numeri e manifestazioni, Roma ha mostrato ieri le sue vulnerabilità infrastrutturali: una manifestazione cittadina ha messo in crisi l’assetto della mobilità, obbligando un’intera area metropolitana a rallentamenti diffusi, deviazioni, autobus “mutati in sgabelli di piazza” e una città che ha respirato in apnea per ore.

Il gesto del bus con la scritta “Gaza” è un segnale simbolico fortissimo: la protesta non si accontenta di slogan o bandiere, vuole trasformare l’ordinario (il trasporto urbano) in atto di dissenso.

Il governo e le opposizioni si ritroveranno oggi a misurare quel che resta: il consenso silenzioso, l’indignazione pubblica, la pressione su chi detiene le leve del potere. E, soprattutto, il rischio che momenti di protesta escano dal perimetro controllabile e diventino detonatori di scontri reali.