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Trasporti di Roma: quando ai lavoratori viene tolta anche la dignità

Al via lo sciopero di 24 ore accompagnato da un corteo. Tutti i motivi della protesta

Dici “trasporto pubblico romano” e dici sprechi, mala gestione, megastipendi – dei dirigenti, sia chiaro. Dici “trasporto pubblico romano” e dici una mezza verità, perché circa il 30% delle linee bus, quelle periferiche, della Capitale è in mano al Consorzio Roma TPL, ed è quindi privatizzato. E funziona male, lo abbiamo già denunciato. Ma nonostante questo, l’amministrazione capitolina sembra accogliere con favore la proposta di Ferrovie dello Stato per quanto riguarda Atac, ad oggi 100% pubblica. Da una parte si frena, si parla di potenziali partnership, ma chissà che non si finirà per privatizzare anche quest’azienda – privatizzarla come, poi, visto che il Ministero dell’Economia è socio unico di FS: un altro affare all’italiana, con dispendio inutile di energie e risorse, senza capo né coda?

In attesa di novità sostanziali, i due comparti – pubblico e privato – si sono ritrovati oggi in piazza, sotto l’egida delle bandiere del sindacato USB per protestare. Uno sciopero di 24 ore e un corteo che da piazza dell’Esquilino vuole raggiungere piazza Ss. Apostoli. Via Cavour è piena. Un dato non da poco, se si considera che la mobilitazione non coinvolge solo Roma, ma in contemporanea si svolge in altre importanti città italiane. La piazza ha un messaggio importante da trasmettere: il trasporto pubblico non si deve mortificare, ma va rilanciato. Ciò che, nei fatti, oggi non succede. Tanto in Atac, quanto in Tpl.

Da dove partire? Dalla mancanza di sicurezza. Tanto per i lavoratori, quanto per gli utenti del servizio. Mancanza di sicurezza che si traduce, fattivamente, in continue aggressioni e assalti ai mezzi che vengono presi di mira – esemplari, a livello mediatico, i fatti di Corcolle, gli ultimi, però, di una serie di spiacevoli eventi – e che fanno registrare ferite e contusioni, sia tra gli autisti che tra i passeggeri. Ma la mancanza di sicurezza si traduce anche in mezzi fatiscenti, che altrettanto mettono a repentaglio la sicurezza di automobilisti e, ancora, di autisti e passeggeri. Ricordate Ilario e Valentino, autisti della Trotta Bus Service, del comparto TPL e quindi facente capo al Consorzio Roma TPL? Per averlo denunciato pubblicamente, sono stati sospesi dal servizio – alla faccia dell’art. 21 della nostra ‘amata’ (solo a parole, da chi-di-dovere) Costituzione. E ora, l’azienda, pare aver concretizzato la loro posizione, fino ad oggi piuttosto vaga: i due, secondo quanto si fa sapere, si sarebbero resi rei di aver svelato le strategie aziendali pubblicamente. Peccato, però, che la trasmissione nella quale sono apparsi, Presa Diretta su Rai3, condotta da Riccardo Iacona, abbia svelato ben poco, perché le immagini parlavano chiare: da un autobus si levava del fumo nero. C’era poco da svelare, era solo la verità. Quando parliamo di strategie, parliamo dunque di una strategia che prevede avere mezzi in pessime condizioni?

Ma c’è dell’altro. Ci sono i contratti di solidarietà, applicati a causa – dicono dal Consorzio TPL – degli esuberi. Ma quali esuberi? Gli autisti fanno doppi e tripli turni – ed ecco tornare il tema della sicurezza dei lavoratori – e, talvolta, sono anche costretti a fare turi spezzati. Il che, vuol dire che la turnazione è mal gestita. Altro che esuberi, altro che contratti di solidarietà. Che, tra l’altro, oggi sembrano essere al centro di un dibattito. Dopo un incontro in Regione, sembra sia venuto fuori che l’unica speranza, per i lavoratori, sia l’apertura della metro C, con la conseguente assegnazione del servizio navette fino a Centocelle alla TPL. Riusciranno i nostri eroi ad aprire la prima tratta e ad assegnare il servizio ai lavoratori oggi costretti a lavorare un po’ meno per rientrare a pieno regime e far svanire la solidarietà? E si arriverà, prima o poi, a una regolare erogazione degli stipendi, sempre pagati in ritardo di mesi?

Come se non bastasse, questi autisti, costretti a vivere in situazioni al limite della dignità, vengono anche messi a combattere una guerra tra poveri. Un accordo siglato con i sindacati maggioritari, prevede che, all’interno del Consorzio Roma TPL, per gli autisti della TPL siano stati adeguati i buoni pasto alla cifra di 5,29 euro. Per tutte le altre aziende, facenti capo allo stesso consorzio, bisogna accontentarsi al massimo di un caffè e cornetto. 2,50 euro: questo il valore di un pranzo per i lavoratori di ‘serie B’. A tutto questo, si aggiungono i già – risalenti – problemi che hanno portato alla protesta dello scorso 1 ottobre (qui per approfondimenti).

Sembra la trama di un film horror, una storia che nemmeno Dario Argento avrebbe saputo rendere in modo migliore. Eppure questa non è fantasia, non è una storia horror, e non è nemmeno fantascienza. È una realtà. È una storia vera. Una storia romana. Una storia che ci riguarda. Una storia che parla di lavoro e di lavoratori. Lavoratori umiliati nelle loro mansioni, un mestiere degradato dai vertici, ma non degradante per chi lo svolge. Quei lavoratori potremmo essere noi. O potrebbero essere i nostri figli, i nostri padri. Lavoratori sospesi per aver detto la verità. È questa l’Italia che vogliamo?

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