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Torre Maura e le parole vuote della politica che dice tutto ma fa nulla

Di chi è la colpa allora, se non della politica, quella che non ha mai affrontato il problema dei nomadi con un progetto ben definito?

Il popolo di Torre Maura impedisce la ricollocazione di un gruppo di Rom nel quartiere. Qualcuno sfrutta il disagio a propri fini politici, la solita destra che poco alla volta si sta mangiando il Paese. Ma a sinistra sono stati a guardare per anni, non hanno saputo fare di meglio. In passato pare che Torre Maura abbia accolto nella sua pancia malata vari gruppi di cittadini extra comunitari. La distinzione di questo diverso atteggiamento nei confronti delle due etnie è stata spiegata dagli abitanti del quartiere, sulla base della valutazione del comportamento delle stesse. "Mentre gli extra comunitari non hanno mai dato fastidio, gli zingari rubano, bevono, molestano e sfruttano le donne, e i loro bambini non fanno che chiedere l'elemosina" – dicono qui. Non si poteva essere più chiari. La questione dei nomadi è un problema senza soluzione se posto nei soliti termini di mera logistica; nell'epoca di terribile crisi sociale che stiamo vivendo poi, è follia pura aspettarsi cooperazione umana o tolleranza da chi già soffre pene quotidiane per l'incapacità dei governanti di risolvere i problemi di Roma. Torre Maura è una terra ai confini del mondo.

La città – quella del governo – da anni ormai non riesce nemmeno ad affrontare le proprie semplici emergenze quotidiane, come tagliare i rami di Lungotevere o riparare le scale mobili della metro. Roma tenta disperatamente di tappare le buche delle proprie strade con palate di sacchetti di bitume, un identico sistema tampone è usato per risolvere il casino dei nomadi. Ma alle prime piogge il bitume salta, così come la pazienza dei residenti di Torre Maura. Morale: è impensabile che si possa far fronte a decine di famiglie nomadi semplicemente spostandole o ricollocandole, senza un progetto nazionale di vera e propria emergenza.

I nomadi a Roma non sono amati, specie quelli che girano a piccole bande nei vagoni della metro, e in fase di emergenza diventano lo sporco che viene sbattuto sotto il tappeto. Il Comune ramazza qua e là con una vecchia scopa da netturbino, una discarica di migliaia di ettari. Da ridere. Una cosa è la tolleranza, altra invece l'utopia di pensare che questi gruppi possano col tempo, da sé, davvero integrarsi nel tessuto di Roma. Accadrà molto dificilmente perché sembra che i nomadi non vogliano proprio integrarsi. Pare sia contrario alla loro filosofia di vita. Almeno per la grande maggioranza di questa etnia.

Di chi è la colpa allora, se non della politica, quella che non ha mai affrontato il problema dei nomadi con un progetto ben definito e a lungo termine. Che non sia la ruspa o lo spolverino. Energia pensante che difetta nel chip. Certo, uno si chiede: ma con quali risorse si può offrire una casa a una famiglia di nomadi, anche se fatiscente e tappezzata da strati di umido o popolata da ratti che corrono nei solai, come quelle dei residence del Comune di Roma? Nomadi lasciati senza lavoro. Senza nulla. Ma se dopo dieci anni dal terremoto de L'Aquila il nostro Paese non è ancora riuscito a ricostruire le case per gli sfollati dell'Abruzzo, a ripulire i centri abitati dalle rovine, come potremmo mai pensare di poter offrire ai nomadi?

Questa stessa politica, per chi non lo sapesse, oggi, 2019, sta ancora disperatamente cercando di chiudere contenziosi che vertono contro lo Stato sul terremoto dell'Irpinia del 1980. Dunque non si tratta solo di Roma, ma di un sistema che perde pezzi ovunque. La Procura apre fascicoli contro ignoti per motivi razziali, l'apparenza; Casa Pound raschia sul fondo del barile. Ma è pure criminale attendersi che soluzioni al problema nomadi arrivino dai cittadini, dagli abitanti di Torre Maura come da altre borgate di Roma Città Eterna. Quelli fanno la loro vita già disagiata e disgraziata e hanno tutto il diritto di chiedere che quei nomadi vengano piuttosto ricollocati a Roma Nord, come spesso si sente dire …magari perché non ai Parioli? Chi fa politica, chi viene eletto, ha il dovere di trovare soluzioni che non siano solo filtri. Chi non ha la bacchetta magica, perché di questo Roma ha bisogno, non si presenti. Perché poi, se le soluzioni non arrivano e si dichiara fallimento, ecco che si alzano le barricate, e si bruciano cassonetti per fermare lo straniero.

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