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Tipi romani. Gli “Smartisti Anonimi” di Giuliano Compagno

A noi spetta la croce di sopportarli, di maledirli, di invidiarne i parcheggi, finché li risucchieremo in autostrada

Nella mia ventennale erranza automobilistica avrò incontrato una decina di smart condotte in modo mediamente corretto. E ho sempre sbirciato dentro quell’eccezionale abitacolo, nel timore vi fosse un morente. Nella norma infatti, lo smartista romano è un paziente gravato da una sindrome dromotica compulsiva, che lo induce a scapicollarsi a ogni incrocio con la sicumera di un suicida che non abbia neanche lasciato un biglietto ai suoi cari. Se non quando sorpassa: godendo di una immunità stradale, egli può farlo a testa reclinata, cellulare attivo, e il ghigno di chi gode di piccole cose. A tutti noi spetta la croce di sopportarlo, di maledirlo, di invidiarne i parcheggi, finché lo risucchieremo in autostrada, guardandolo con sufficienza.                         

                 

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