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Strage di Bologna, il risarcimento e le parole di Italo Mambro

In una lettera indirizzata al direttore de Il Tempo, Italo Mambro, fratello di Francesca, commenta il verdetto con cui “vogliono far ricadere sui figli gli errori commessi dai genitori”.

Dopo la sentenza dei giorni scorsi, giunta a 34 anni di distanza dalla Strage di Bologna del 2 agosto 1980, le polemiche non tendono a placarsi: da un lato gli esultanti convinti che giustizia sia stata fatta, dall'altra coloro che manifestano forti perplessità per un provvedimento basato più su indizi che su delle prove concrete.

Considerato l'esito al quanto altalenante  dei verdetti – nella fattispecie ricordiamo il primo giudizio del 1988 con condanna in primo grado, assoluzione in appello nel 1990, annullamento della Cassazione nel 1992 e condanna della Corte d'Assise d'Appello di Bologna – hanno espresso il loro parere diverse figure del mondo della politica e della  cultura. trasversalmente gli imputati, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro hanno  portato molti a dubitare della loro colpevolezza, è interessante apprendere come le più grandi titubanze siano giunte  da figure di spicco dell'intellighenzia di sinistra, personalità lontane anni luce dall' estrazione politica degli incriminati, dunque esonerate da qualsiasi accusa o dal solo sospetto  di connivenza ideale o politica con i due ex-Nar.

Diversi volti noti si sono spesi per sostenere la loro innocenza sulla strage del 1980: Furio Colombo (attuale editorialista del Fatto Quotidiano ed ex-direttore de L'Unità), Giampiero Mughini (ex direttore di Lotta Continua), il compianto Gianfranco Funari, magistrati come Simonetta Matone e Nicolò Amato; nel mondo dello spettacolo hanno manifestato perplessità anche Liliana Cavani e Francesco De Gregori.

Ritornando all'ultimo provvedimento del Tribunale Civile di Bologna, viene stabilito il versamento a beneficio della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell'Interno di una somma pari a 2 miliardi 134 milioni e 273 mila euro. Vengono menzionate al suo interno varie voci di spesa tra cui "danno patrimoniale arrecato all’identità e all’immagine dello Stato italiano”. Secondo il giudice della terza sezione civile Francesca Neri, “la gravità di quel fatto, in sé e per sé considerato, per l’entità delle conseguenze lesive a persone e cose, per lo sgomento e il senso di insicurezza che provocava nell’opinione pubblica, […] è di livello senza pari nella storia d’Italia".

In questo contesto di forte perplessità per l'inestingubilità del compenso notificato nei confronti degli imputati, sono calzanti le parole contenute nella lettera di Italo Mambro, fratello di Francesca Mambro. "Non mi esprimo, data l'abnormità della cifra, sugli oltre due miliardi di danni allo Stato contestati a mia sorella. Soprattutto non voglio rispondere a chi esulta più che per la condanna per le ripercussioni eterne nei confronti di discendenti di Francesca e Valerio. Voglio solo mandare un bacio a mia nipote che nulla c'entra con questa storia e che deve essere fiera di come suo padre e sua madre hanno saputo resistere alle conseguenze dei loro errori di gioventù, pagati con un carcere lungo e duro". Il messaggio si conclude  con una convinzione ma anche un auspicio: "Lei non pagherà per le colpe dei genitori".  

Si corre il rischio però che il ruolo della giustiza possa assumere una funzione scarsamente pacificatrice ma piuttosto vessatrice, in particolar modo verso coloro  coinvolti solo per geneaolgia in vicende storiche drammatiche. L'eventualità che una tragedia avvenuta in Italia (con 85 morti) si trasformi in quella tragedia Greca, in cui come ricorda il legislatore Solone (638 a.c.) "le colpe dei padri ricadono sui figli", è un retaggio che la giustizia moderna non può  assecondare.

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