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Smart working: 8 romani su 10 soddisfatti, ma non mancano le criticità

Lo smart working ha un alto indice di gradimento nella Capitale ma diverse le criticità: sovrapposizione con il privato, assenza di rapporti con colleghi

cucinelli smart working

Smart working

Smart working, 8 cittadini di Roma su 10 sono soddisfatti da questa modalità di lavoro casalinga. Rimangono però varie criticità. In primis, la perdita della socialità e del confronto con i colleghi che si conferma il principale aspetto negativo legato all’esperienza dello smart working. Questo aspetto viene segnalato da oltre la metà del campione, registrando il numero di citazioni più elevato tra i lavoratori over54enni (60,3%). Si attesta invece al 56% tra gli under39enni e risultando pari al 51,2% tra i lavoratori di 40-54 anni.

Anche la sovrapposizione tra tempi e spazi di vita e di lavoro appare un elemento critico avvertito trasversalmente dal campione. In particolare sono soprattutto i giovani under 40 (43,1%) a rilevare una mancanza di separazione netta tra tempi di vita familiare e di lavoro. A fronte di un marcato interesse verso il lavoro agile, i lavoratori tuttavia esprimono la necessità di mantenere un legame con la struttura fisica dell’azienda presso la quale operano.

Oltre 3 intervistati su 4, infatti, preferirebbero adottare una soluzione “mista”, alternando al lavoro da casa una presenza più o meno costante in ufficio, mentre solo un intervistato su 5 sarebbe favorevole ad uno smart working esclusivo, con un’attività lavorativa svolta completamente “da remoto”.

La formula “mista”

La formula ‘mista’ è apprezzata soprattutto dai dipendenti del comparto pubblico, tra i quali ben l’84,8% preferirebbe un’alternanza tra smart working e lavoro in ufficio. A fronte del 77,6% rilevato tra i dipendenti privati, che al contrario nel 22,4% dei casi sarebbero favorevoli all’adozione di uno smart working pressoché esclusivo (contro il 15,2% nel pubblico).

La necessità di garantire una quantomeno saltuaria presenza in ufficio si riscontra in misura maggiore tra gli occupati che hanno un inquadramento contrattuale elevato, tra i quali la preferenza verso un sistema “misto” raggiunge l’85,2% dei consensi (14,8% la percentuale di quanti preferirebbero al contrario lavorare esclusivamente dalla propria abitazione), scendendo tale quota al 75,5% tra gli impiegati (24,5% le preferenze accordate invece al sistema “esclusivo”).

Le donne e lo smart working

Mentre nella fascia di età correlata alla presenza di figli minori si evidenzia una maggiore propensione ad una soluzione di smart working “puro” tra i lavoratori di 40-54 anni (tra i quali tale preferenza si attesta al 22,8%). A fronte del valore minimo tra i 18-39enni (18,1%), tra i quali invece la percentuale di quanti preferirebbero una soluzione mista risulta più elevata (81,9%).

“Sono ovviamente soprattutto le donne a preferire un sistema misto (nell’81,1% dei casi contro il 76,2% tra gli uomini)- specifica Civica. Questo perché su di loro grava il carico familiare oltre che lavorativo, a conferma di quanto ci sia ancora da fare per superare la persistenza di modelli tradizionali e asimmetrici di organizzazione nella cura domestica. Inoltre bisognerà considerare anche i vantaggi che il lavoro a distanza produce sull’ambiente. Punto che non a caso è stato considerato un elemento di forza per oltre il 36% degli intervistati”.

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