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Si getta dal terzo piano del San Giovanni. Inutili i soccorsi

La disperazione è un morbo subdolo, si traveste da belva feroce, è un mostro dannato e latente, violento come un vulcano

Mi ha molto colpito una frase di Victor Hugo: "Nel destino di ogni uomo, può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione." Volendo continuare su questa falsariga,  mi torna alla mente il testo di ' Disperato', un brano di Marco Masini: "Accidenti a questa vita che corre come un treno, no non c'è una via d'uscita, lo so che non ce n'è."

La disperazione è un demone multiforme, che, simile ad un abile predatore, azzanna la vita e la soffoca fino a finirla. La disperazione è un morbo subdolo, si traveste da belva feroce, è un mostro dannato e latente, violento come un vulcano  che da un momento all'altro sa essere devastante. Un altro dramma di cui parlare, un altro dramma ancora. Un uomo di 60 anni, ricoverato nel reparto di medicina presso l'ospedale San Giovanni a causa di problemi psichici, dopo aver sottratto una stampella ad un vicino di letto, ha cominciato a dare in escandescenze, aggredendo infermieri e addetti alla sicurezza, finchè, subito dopo, si è gettato nel vuoto dal terzo piano dell'edificio dove il reparto è posizionato. Inutili i soccorsi e i tentativi di rianimazione. Per l'uomo, residente a Torvaianica, non c'è stato nulla da fare. Già da qualche mese la vittima si era resa protagonista di un fatto di cronaca, scomparendo nelle campagne di Velletri, rendendo necessaria la mobilitazione delle forze dell'ordine. Infine, pochi giorni fa, esattamente il 19 maggio, il 60enne è stato trovato per le strade di Roma in evidente stato confusionale. Ne è seguito il ricovero, fino al tragico epilogo. Sull'episodio sono state disposte indagini, condotte dai Carabinieri della compagnia piazza Dante.

Un altro dramma, un altro dramma ancora, figlio delle voci di dentro, del male oscuro di esistere. "E' meglio una fine disperata che una disperazione senza fine". (Jim Morrison).

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