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Sciopero, “un atto solenne da usare con molta più parsimonia”

Il giuslavorista Ichino ricorda le parole dell’ex segretario generale della CGIL Di Vittorio: e attacca il suo epigono Landini e l’opportunismo di chi tende a incrociare le braccia di venerdì e nei prefestivi

Sciopero generale nel 2011 a Milano

Sciopero generale nel 2011 a Milano (© Stefano Bolognini via Wikimedia Commons)

La proclamazione dello sciopero (pseudo) generale di venerdì 17 novembre ha scatenato un durissimo scontro che si potrebbe definire sociopolitico. Con accuse e controaccuse tra i promotori della protesta e l’esecutivo del Premier Giorgia Meloni. E con un j’accuse piuttosto inaspettato da parte di un ex senatore dem che, in quanto tale, non è minimamente tacciabile di simpatie filogovernative.

Sciopero generale nel 2011 a Milano
Sciopero generale nel 2011 a Milano (© Stefano Bolognini via Wikimedia Commons)

Lo sciopero del 17 novembre

Per il prossimo 17 novembre, CGIL e UIL hanno indetto una mobilitazione nazionale che interesserà i comparti della scuola, ricerca, università, uffici pubblici e trasporti. E che, come scrive la stessa Confederazione Generale Italiana del Lavoro, ha l’obiettivo di alzare i salari, estendere i diritti e contrastare la Manovra 2024. Tutta aria fritta, ça va sans dire, ma si sa che l’occhio del sindacato ingrassa il cavillo.

Maurizio Landini, sciopero
Maurizio Landini (© Filea CGIL via Wikimedia Commons)

Lo sciopero è previsto per l’intera giornata, però l’apposita Commissione di garanzia, come riporta Sky TG24, lo ha derubricato da generale a intersettoriale. Una decisione seguita dalla richiesta di escludere il settore aereo e dell’igiene ambientale, e ridurre gli orari per quanto concerne mezzi pubblici e Vigili del Fuoco. Istanza che, come precisa Il Fatto Quotidiano, è stata accolta dalla Triplice-meno-uno (la CISL, infatti, non ha aderito all’astensione) solo per la prima parte.

Sede della Commissione di garanzia per lo sciopero a Roma
Sede della Commissione di garanzia per lo sciopero a Roma (© Carlo Dani via Wikimedia Commons)

A questo punto si è inserito il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che, come riferisce l’Adnkronos, ha minacciato la precettazione dei dipendenti del trasporto pubblico. Affermando, aggiunge Rai News, che è «onore e onere» del suo Dicastero garantire «la mobilità a tutti gli Italiani».

Europee, Matteo Salvini
Matteo Salvini (immagine dalla sua pagina Facebook)

Al vicepremier ha subito risposto il segretario generale del principale sindacato italiano, Maurizio Landini. Che, come rileva l’ANSA, ha bollato l’eventuale intervento del MIT come un attacco diretto a un diritto costituzionale.

Il j’accuse di Pietro Ichino

Fin qui la cronaca, che nel frattempo si è arricchita pure di un’intervista rilasciata al Corsera da Pietro Ichino. Che ha esordito citando Giuseppe Di Vittorio, predecessore proprio di Landini alla guida della CGIL (oltre che deputato all’Assemblea Costituente). Il quale «disse che lo sciopero è un atto grave e solenne, da usare con grande parsimonia per difenderne il valore civile e morale». Il contrario di quanto, secondo il giuslavorista, stanno facendo i rappresentanti dei lavoratori, svuotando di significato questo importante strumento di lotta.

Giuseppe Di Vittorio
Giuseppe Di Vittorio (1892-1957). © RamblerBiondo via Wikimedia Commons

«Oggi in Italia» ha attaccato l’ex parlamentare del Pd, «lo sciopero dei trasporti del venerdì» è diventato «una routine», connotata «anche da una certa dose di opportunismo. Collocandosi al venerdì mira ad avvalersi dell’adesione opportunistica di chi vi partecipa solo per aggiungere un giorno di vacanza al fine settimana».

Pietro Ichino
Pietro Ichino (© Francesca Minonne via Wikimedia Commons)

Un rilievo difficile da contestare, anche alla luce dei dati raccolti dallo stesso quotidiano di via Solferino. Che ha notato come otto volte su dieci si incrocino le braccia appena prima del weekend o, comunque, di un prefestivo.

Sciopero del trasporto pubblico
Sciopero del trasporto pubblico (© geralt via Pixabay)

Con un’ultima postilla: lo stop ai mezzi pubblici è pressoché inutile, perché danneggia solo gli utenti senza praticamente intaccare gli interessi dei datori di lavoro. Ciò detto, buona serrata a tutti.