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Roma, tre incidenti ogni ora: 368 i pedoni morti in strada

Dall’inizio dell’anno una strage, 47 persone hanno perso la vita a ottobre. Il Lazio guida la classifica delle regioni con 64 morti

Due pedone sulle strisce pedonali

Dall’inizio dell’anno una strage, 47 persone hanno perso la vita sulle strade solo ad ottobre. Il Lazio guida la classifica delle regioni con 64 morti. Non da oggi si verificano questi incidenti. Sembra che non s’impari mai niente. Quali le possibili soluzioni.

In Italia 368 pedoni morti quest’anno

Sono 368 i pedoni investiti e uccisi dall’inizio dell’anno in Italia. Una strage infinita. Da sottolineare che si tratta di un dato non definitivo, poiché non si tiene conto dei feriti gravi che molto spesso perdono la vita negli ospedali anche a distanza di mesi. I più colpiti sono gli anziani. Sono 189 i pedoni morti (51%) che avevano più di 65 anni, mentre sette delle vittime ne avevano meno di diciotto. Tantissimi i pedoni uccisi sulle strisce pedonali dei centri urbani.

Fra Valdiserri investito mentre camminava sul marciapiede

Del totale di 368 deceduti dal 1° gennaio 2023, sono 238 uomini e 130 donne. Il Lazio guida la classifica regionale con 64 vittime.  Al secondo posto la Lombardia con 45 vittime, la Campania 42, il Veneto 33, l’Emilia Romagna con 31, la Sicilia con 25, la Toscana con 21, la Puglia 17, la Sardegna e le Marche 15, la Calabria 14 e il Piemonte, regione virtuosa in questo campo, “solo” 13.

Non è un fenomeno di questi ultimi periodi, il problema c’è da anni.  L’anno scorso morì un giovane di 19 anni, Francesco Valdiserri, investito da un’auto mentre camminava sul marciapiede a Roma. Quell’incidente è diventato il simbolo della lotta per la sicurezza stradale. Se anche quando cammini sul marciapiede corri il rischio di perdere la vita a 19 anni, voi capite che “non c’è più religione”, come si dice.

Secondo un recente studio della Lumsa, nella Capitale si verificano tre incidenti stradali ogni ora e i morti sono stimati in circa cento l’anno. Il Lazio nel 2022 fu la regione italiana con il più alto aumento di morti rispetto al 2019 (+44), trainata dalle province di Roma e di Latina, secondo dati Aci-Istat.

Anche in pandemia, crescevano i pedoni morti per strada

Il 22 dicembre 2019 si contavano 612 pedoni morti sulle strade italiane. Nel 2018, circa due al giorno, con un incremento del 2% rispetto al 2017 e del 7,4% rispetto al 2016. Lo dichiaravano i dati dell’Osservatorio Asaps, l’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale secondo cui, nel 2019, i feriti furono 20.700: 9.465 uomini e 11.235 donne.

Il 6 gennaio 2021 il Lazio risultò la regione con più pedoni uccisi in strada nel 2020: con un boom di morti a Roma. Nella regione furono trenta le persone investite e uccise in strada, di cui 14 solo nella città di Roma. Ancora una volta il dato era fornito dall’Osservatorio pedoni dell’Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale.

Roma potrebbe essere il laboratorio perfetto

Secondo il Movimento Diritti dei Pedoni: «Roma è la città perfetta per capire le mancanze della tutela pedonale in Italia». Spiega Francesca Chiodi, referente del Movimento, sul sito Eco dalle Città del 5 ottobre 2023: «La sicurezza stradale è un tema di salute pubblica e come tale va affrontato (…). Per questo il nostro obiettivo è quello di colmare il vuoto che aleggia attorno ai temi della sicurezza, visione, narrazione e tutela dei diritti e dignità delle persone che scelgono di spostarsi a piedi. Lo dimostrano i dati orribili dei morti sulla strada (…) Roma è un “laboratorio” perfetto per capire quanto siamo indietro nella tutela della mobilità pedonale in Italia».

Lo scorso 21 settembre a Milano s’è tenuta una manifestazione chiamata Basta morti in strada, nella quale i partecipanti hanno chiesto misure adeguate per la sicurezza di chi cammina per strada. I dati degli incidenti sono spaventosi, la gente è stanca di queste morti assurde dovute spesso alle alte velocità, a una guida sconsiderata e alla distrazione. Principale accusato il cellulare. Quando veniamo distratti dal telefono è molto facile avere un incidente, sia come automobilisti che come pedoni.

Il Movimento diritti dei pedoni è nato da poco proprio per colmare il vuoto esistente sui temi della sicurezza e della tutela dei diritti e della dignità dei pedoni. Francesca Chiodi sostiene ancora che «Anche le misure troppo timorose messe in atto per prevenire il conflitto stradale e la realtà dei nostri spazi pubblici, sono spesso carenti e inaccessibili. Ciò riguarda tutti noi, perché qualsiasi sia il nostro mezzo di trasporto prevalente siamo tutti pedoni».

Quali misure prendere per fermare le stragi?

La prima misura è informare. Essere informati sui pericoli che si corrono è già un modo per prevenirli, per stare in guardia, per lo meno per non commettere errori di imprudenza da parte dei pedoni.

«Siamo noi i primi a sentirci degli intrusi negli spazi stradali, sostiene la Chiodi, per una deformazione culturale ma non è così». Verissimo. Ma non è solo un fatto culturale. La viabilità, strade, marciapiedi, incroci è costruita sull’automobile. Non sul pedone. Il pedone è oggettivamente un intruso quando cammina in città, nelle aree adibite al traffico automobilistico.

Com’è intruso il ciclista, come lo era la carrozzina trainata dal cavallo, come lo sono i camion. Il traffico urbano è pensato per le auto e tollerato per i pullman e i furgoni, poi basta. Non a caso l’automobilista si trova a disagio con chi cammina e attraversa lentamente sulle strisce o lateralmente al senso di marcia, con chi in bicicletta svicola tra le auto in fila o quando viene superato da destra da un motorino.

Sono tutte manovre che creano apprensione a chi guida e spesso all’origine degli incidenti. I pedoni dovrebbero avere ampi marciapiedi ai lati dei viali e sopraelevate per l’attraversamento stradale in sicurezza. I semafori non garantiscono nulla perché spesso il guidatore tende a passare col giallo, non riesce a inchiodare in tempo, è spinto alla velocità dalle auto che seguono. Insomma il semaforo non è una garanzia.

Indicare agli amministratori i punti critici per i pedoni

Occorre studiare le criticità dei percorsi urbani per le utenze pedonali, dalle più fragili, a quelle dubbiose, invitando i referenti amministrativi a prenderne atto e trovare soluzioni in sicurezza. La mancanza di marciapiedi. Ostacoli lungo il percorso del pedone. Piste ciclabili che interferiscono con gli spazi stradali e pedonali. Anche le piste ciclabili sono un rischio per il pedone.  

La bicicletta è silenziosa, non la senti arrivare. È come l’auto elettrica, non fa rumore e ti piomba addosso all’improvviso. Un pedone distratto vede libera la pista ciclabile e ci cammina tranquillo e magari si distrae proprio col telefono ed ecco che l’impatto è possibile. Se un anziano cade a terra il pericolo è maggiore che per un giovane, ovvio. Per questo muoiono più anziani.

Questo tipo di interventi presuppongono un dialogo costante con le istituzioni, alle prese col tema del risparmio economico. Investire sulla sicurezza stradale ha costi notevoli. Non a caso non si riesce a riparare tutte le buche delle strade di Roma. Figuriamoci gli interventi più sofisticati a tutela dei pedoni. Non siamo a Copenaghen o Amsterdam.

Siamo tutti pedoni, prima o dopo essere scesi dall’auto

La mobilità pedonale in una città è il collante essenziale da tutelare. Tutti siamo pedoni, prima o dopo aver usato l’auto, il tram, il taxi, si va a piedi per raggiungere il portone di casa, l’ingresso del negozio, l’ufficio postale. Quindi è un interesse di tutti, mettere al primo posto la salvaguardia dei pedoni, anche a costo di scelte coraggiose.

Secondo quello che accade nelle altre città europee la scelta coraggiosa è aumentare le aree pedonali, circuiti da compiere a piedi protetti da ogni altro mezzo, dove si va a piedi neanche il monopattino dovrebbe entrare, neanche chi va sugli schettini, niente.

Le norme del Codice Stradale che entreranno in vigore alla fine dell’anno in corso, saranno molto severe sulla velocità, sulla guida in stato di ebrezza e sull’uso del cellulare in auto. Ma non basta. Bisognerebbe separare il più possibile lo spazio dei mezzi da quello dei pedoni. Riconquistare spazi a piedi sarebbe un modo per migliorare il livello salutare dell’aria urbana, ridurre l’inquinamento da rumore, ridurre i costi del consumo carburante, ridurre gli incidenti stradali. Se solo si mettono in fila i vantaggi non c’è da perdere tempo.