Prima pagina » Cronaca » Sciacalli: entrano nelle case, rubano e depredano chi è vittima di disgrazie

Sciacalli: entrano nelle case, rubano e depredano chi è vittima di disgrazie

Roma, 2 giugno scorso. Incendio in una palazzina di otto piani di Colle Aniene. Un morto e 17 feriti, di cui tre gravi, 78 i residenti sfollati

Incendio Colli Aniene, Roma

Entrano nelle case, rubano e depredano le vittime di una disgrazia, dei suoi ricordi più cari, dei suoi ultimi averi. Il gesto fa rabbrividire ma lo sciacallaggio deriva dalla mentalità diffusa, quella del furbo che si approfitta del prossimo. Anche chi si fa i selfie invece di prestare aiuto in fin dei conti compie un atto di sciacallaggio.

Si fingono volontari per entrare nelle case e rubare

Roma 2 giugno scorso. Un incendio in una palazzina di otto piani di Colle Aniene. Un morto e 17 feriti, di cui tre gravi. Sono 78 i residenti sfollati. Sono persone che debbono lasciare le loro case velocemente per la situazione di pericolo che incombe. La palazzina è messa sotto controllo dai vigili del fuoco e dalla polizia. Due uomini vengono fermati dai servizi antisciacallaggio predisposti dalla Questura di Roma. Non sono residenti, vengono fermati perché non sanno spiegare che ci stiano facendo sul luogo dell’incendio. Sono due cittadini rumeni, uno è gravato da ordine di cattura per lesioni personali. Sono gli sciacalli.

Un terremoto, un’alluvione, una frana, che costringe i residenti di un condominio ad abbandonare tutto in fretta, senza poter salvare le cose di valore. Mettersi al riparo per passare il resto del giorno in sicurezza. Impauriti, spaesati, stretti negli affetti per chi ha perduto una persona cara o tutto quello che aveva costruito in una vita e la casa, il bene più prezioso, in pericolo, lasciata sola. Non solo la casa anche un ufficio, un’azienda, un’attività che ti dà da vivere, magari una fattoria con gli animali che pure necessitano di aiuto. Tutto resta sospeso e devi scappare.

Ecco che arrivano loro: gli sciacalli. Rischiano la vita per rubare, per sottrarre a chi è già stato toccato dalla sfortuna, gli ultimi averi preziosi. Durante la recente alluvione in Emilia Romagna due cittadini di origine albanese sono stati arrestati a Fornace Zarattini, presso Ravenna. Sono accusati di aver rubato 5.500 euro a una coppia di settantenni vittime dell’alluvione. Nei servizi del Tg1 si vede la signora disperata dopo che ha scoperto il furto degli ultimi soldi, che aveva riposto in una borsa.

Approfittare delle disgrazie altrui è la peggiore delle vigliaccherie

Chi glieli ha rubati s’è finto un “angelo del fango”, uno di quei volontari che si sono precipitati ad aiutare la popolazione in difficoltà. Per sua fortuna la polizia è potuta intervenire con tempestività e rintracciare i ladri, recuperando la refurtiva. Gli arrestati sono Martin Faqolli, idraulico, 39 anni e residente nella stessa località e la moglie Valde Dudi, casalinga di 33 anni.

Una volta apparso davanti al giudice, per direttissima, il 39enne si è assunto tutta la responsabilità dell’accaduto chiedendo perdono e sostenendo di essere andato assieme alla consorte e ad alcuni volontari veramente con l’intenzione di aiutare, ma di avere ceduto alla tentazione, trovando quei soldi in una borsa messa ad asciugare al sole.

La moglie che si era dichiarata estranea al furto, aveva nascosto il denaro in una borsa frigo per prima, convincendo l’uomo ad appoggiarla. Un “fatto tanto odioso– ha scritto il giudice – aggravato dall’egoismo. Visto che i due hanno un reddito che permette di sostenere la loro famiglia e per di più attuato contro persone in seria difficoltà e resi ancor più fragili per la necessità di aiuto in cui si sono venuti a trovare.

Chi è lo sciacallo?

Il fenomeno dello sciacallaggio ormai è ricorrente ad ogni disgrazia. Per questo sono stati allestiti servizi di polizia. Per controllare le abitazioni e le aziende lasciate dalle vittime impossibilitate a tornare negli appartamenti al momento inagibili. Ma quello che ci scandalizza forse di più è l’atto di danneggiare chi in quel momento ha maggiormente bisogno di un aiuto, di una mano fraterna, di un appoggio morale per la più difficile delle situazioni in cui una persona e una famiglia può venirsi a trovare. Che proprio tra chi li soccorre si nasconda il ladro, fa venire i brividi.

Chi è lo sciacallo? È una persona che sente che è avvenuta una disgrazia, arriva sul posto e vuole rubare quel poco che resta, in una situazione in cui già non c’è più nulla se non il dolore, la sofferenza, la povertà”, così Stefania Della Corte, psicologa, descrive questa categoria di persone che non mancano mai in ogni tragedia. “Loro si avvicinano e giocano con la morte. Giocano a trovare ancora quello che c’è. Vanno nei luoghi di morte per rubare, sono dei ladri di resti, che per loro non significano nulla.”

Non vede l’orrore, la sofferenza degli altri

Sono tra i primi ad arrivare, assieme ai soccorsi, scrive Giulia delle Piane in un articolo che risale al 2016 sul sito Gli stati generali in cui si parlava del terremoto ad Amatrice: “E nella confusione, tra i morti, i sopravvissuti sotto choc e chi cerca di dare una mano, rovistano in mezzo a rovine, lamiere, stracci, magari sporchi di sangue, per rubare qualcosa che può essere venduto, incuranti che quella catenina d’oro può essere tutto ciò che resta di una persona per i suoi cari.”

Sciacalli non si diventa, lo si è e forse fa parte dell’essere umano. Approfittano dell’occasione.  Con questo non si può dire che tutti siamo potenziali sciacalli ma c’è qualcosa di malvagio, silente, che sedimenta e che appena c’è l’occasione può saltare fuori, nell’essere umano. Non è da tutti pensare che sotto alle macerie possono esserci dei soldi. Lo sciacallo indossa un’altra lente per non vedere l’orrore, la sofferenza degli altri. Dimostra un’aridità e una durezza sconvolgenti.” Sostiene ancora la Della Corte.

Mors tua vita mea

Ogni essere umano dovrebbe avere in sé l’esperienza che ci riguarda tutti per quello che sono i sentimenti di piacere e di dolore. Gli sciacalli non possono non sapere che quello che stanno per fare è un’azione abominevole, che porterà nuove sofferenze a chi già è vittima di una tragedia. Come dice Fabrizio De André, certamente il dolore degli altri è sempre un dolore a metà. Non ci tocca nel profondo, ma sappiamo che esiste e che noi possiamo aggravarlo con un atto tanto terribile. Rubare gli ultimi ricordi, gli ultimi oggetti rimasti, il legame con la storia passata è un atto vile, ma prevale nello sciacallo il “mors tua vita mea”, approfittarsi del caso, per sopravvivere a chi è più sfortunato.

Se ci si pensa bene questa è una legge della natura. La madre gnu o giraffa che abbandona il suo piccolo alle fauci del predatore, si mette in salvo a spese del cucciolo. Il bisonte che colpisce a morte il compagno inseguito dai lupi, in fondo crea le condizioni perché uno si sacrifichi affinché la mandria possa sopravvivere. Ma lo sciacallo non è in pericolo. Non deve scegliere tra la sua e la vita di un altro. Diversa è la spoliazione delle case dei defunti da parte dei parenti. Una cosa che è sempre esistita ed è in qualche misura tollerata. I beni del defunto passano ai parenti, come un ricordo, come un bene che resterebbe altrimenti inutilizzato. Comunque non c’è furto.

Il selfista compulsivo, non aiuta per scattare foto

Sciacallo non è solo chi ruba alla vittima delle disgrazie ma anche il cosiddetto turista dell’orrore, la persona che arriva sul luogo della disgrazia per scattarsi un selfie e postarlo sui social. Sapete che esiste anche questo. A molti sarà successo di vedere queste scene assurde. Il 26 luglio 2013, una donna di 42 anni viene investita da un autobus in viale Padova, a Milano. Subito intorno al cadavere della signora si è formata una folla di persone armate di cellulare. Per scattare foto al corpo o girare un video-ricordo. Sono pur sempre sciacalli.  Non punibili come gli altri ma il gesto è riprovevole ugualmente.

Qualcosa li accomuna. In entrambi i casi c’è l’attrazione verso la tragedia, la ricerca di un vantaggio personale.  Il piacere nel farsi il selfie è parente di quello di rubare, senza essere sanzionabile alla stessa maniera. La differenza tra i due è che lo sciacallo, a differenza del “turista”, agisce nell’ombra.

Sciacallo è anche chi truffa la comunità per rubare

Il comportamento dello sciacallo che ci fa tanto ribrezzo, perché depreda chi ha poco o più nulla, discende da altri comportamenti tollerati nella nostra società. Sono i furbi, quelli che si approfittano del prossimo. Chi truffa, chi riesce a farla franca riceve un plauso agli occhi degli altri. Questa cosa purtroppo viene vista da molti come la prova di essere in gamba.

Chi evade le tasse in pratica è uno sciacallo, anche se le modalità sono differenti. Dopo il terremoto alcuni giornali hanno rilevato un boom di richieste di residenza ad Amatrice, per poter intascare i soldi dei risarcimenti destinati agli abitanti del borgo disastrato. Cos’è questo se non sciacallaggio? Succede ad ogni frana, ad ogni alluvione. Chi è fuori dal numero degli aventi diritto a un risarcimento, cerca mille occasioni per entrare a farne parte e usufruire di guadagni insperati.

E chi non è soggetto a forme di disabilità e percepisce pensioni destinate ai disabili, cos’è se non uno sciacallo? Chi ancora si è intrufolato tra i percettori di reddito di cittadinanza, senza averne diritto, chi froda le assicurazioni per incidenti mai avvenuti, chiunque sfrutta l’occasione per rubare soldi allo Stato che potrebbero essere destinati dove ce n’è bisogno, si comporta alla stregua degli sciacalli del post terremoto e della post alluvione.

Lo sciacallo politico non è mano riprovevole

C’è poi lo sciacallaggio politico. Altra variante vergognosa della meschinità umana. Quando accadono eventi tragici, chi va cercando le responsabilità politiche e strutturali non compie un gesto in sé sbagliato. È un lavoro che va fatto. Per questo esiste la magistratura che a tempo debito e con le prove del caso, può approfondire questi aspetti in piena legittimità. Ma chi pretende di sfruttare il momento carico di drammaticità della disgrazia per lanciare accuse non provate, denunce non corroborate da documenti che debbono ancora essere recuperati, anch’egli si comporta da sciacallo.

Gli elettori, i cittadini, dovrebbero imparare a difendersi da chi intende la politica come sciacallaggio, come accuse personali, come offese senza contestualizzare le accuse. Senza rispettare i tempi di una simile pratica. Se si è in possesso di prove gravi contro amministratori e funzionari vanno portate alla magistratura, se le usi sui media e nei talk show vuol dire che non hai a cuore la verità e l’interesse collettivo ma stai cercando un facile guadagno in termini di voti potenziali. Si chiama sciacallaggio anche questo.

Una volta c’era etica anche in politica e persone per bene che sedevano tra i banchi del Parlamento non avrebbero mai usato armi infime e meschine per attaccare l’avversario. Oggi la politica è pettegolezzo, infamia, bugie, al solo fine di trarne un vantaggio elettorale. Sciacalli. Diffidate.

Le vittime degli sciacalli sono i cittadini onesti, sempre

Il reato di sciacallaggio è introdotto nel codice con l’articolo 624-ter, al fine di punire “chiunque commette azioni oggettivamente riconducibili alle fattispecie di furto e di furto in abitazione approfittando di circostanze di tempo e di luogo connesse a calamità naturali, quali terremoti e alluvioni – ad esempio – con la pena della reclusione da quattro a dieci anni e della multa da euro 4.000 ad euro 8.000“.

Ci mancherebbe non fosse così. Ma la cosa non risolve le nostre inquietudini al riguardo. Non basta la sanzione a tranquillizzarci perché abbiamo visto che è un costume culturale diffuso, un male che attraversa la nostra società e che ha radici profonde nell’essere umano. Come un virus che andrebbe estirpato e contro cui non c’è nessun vaccino.  

La vittima degli sciacalli delle disgrazie poi è vittima tre volte. Prima del fato o dell’incuria umana che ha determinato l’evento catastrofico. Non concorre solo la natura ma l’uomo ha sempre le sue responsabilità quando accadono eventi tanto disastrosi. Poi è vittima degli sciacalli che gli rubano le ultime cose rimaste. Ed è vittima infine della burocrazia che rallenta o impedisce che gli aiuti promessi possano giungere tutti e in breve tempo per salvargli la vita.

Così ci scopriamo persone fragili e sole, di fronte alle disgrazie della vita. Chi ti aiuta? Ecco perché tante popolazioni hanno imparato dalle disgrazie ad aiutarsi da sole, senza aspettare i soccorsi che arrivano da fuori o dallo Stato. Quindi alla fine siamo tutti vittime degli sciacalli, siano essi i ladri che rubano nelle case abbandonate, quelli che si fanno i selfie invece di aiutare chi soffre in quel momento, chi sfrutta l’occasione per far crescere il consenso elettorale. Sono tutti nostri nemici, allo stesso modo.