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Rosso Istanbul, di Ferzan Ozpetek

Presentazione del primo libro del regista turco, naturalizzato italiano, presso la Libreria Nuova Europa I Granai

“Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, dov'è nato e cresciuto. L'improvviso ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata "principessa ottomana"; delle "zie", amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato, talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una dichiarazione d'amore a una città, Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata”. Quelle unghie laccate che appartengono ai ricordi di infanzia di ciascuno di noi, di nonne imbellettate o di madri che non vogliono appassire con lo scorrere degli anni. Ma il rosso è anche il rosso scarlatto dell’abito della ragazza immortalata mentre andava incontro agli idranti della Polizia, per difendere gli abiti di Gezi Park, divenuta presto simbolo della 'rivoluzione' turca.

Recita così la sinossi di ‘Rosso Istanbul’ (ed. Mondadori), la prima opera nero su bianco, e non su pellicola, del regista turco e naturalizzato italiano Ferzan Ozpetek, autore di celebri film come ‘Le fate ignoranti’, ‘Saturno Contro’, ‘La finestra di fronte’ e ‘Mine Vaganti’.

Il libro è stato presentato ieri, presso la Libreria Nuova Europa I Granai (Centro Commerciale I Granai, via Mario Rigamonti), insieme all'attrice Paola Minaccioni. In occasione di uno dei consueti appuntamenti che Francesca e Barbara Pieralice, proprietarie della Libreria, organizzano con i loro fedeli lettori e amici, Ferzan Ozpetek, davanti ad un pubblico numeroso, ha dato voce al suo scritto, raccontando come, a 50 anni, cambia la vita. E quindi il rapporto con se stessi, ma anche con il proprio passato.

“Dopo i 50 anni – ha dichiarato – ti invadono i ricordi. Ma di questi, si ha un’altra visione. Il rapporto con la nostalgia ha altri sapori. Anche da ragazzo ero molto nostalgico, ma avevo una nostalgia diversa dell’infanzia. Ora, sono più malinconico, perché nel tempo si assume una coscienza diversa delle cose. Questa vita è una fregatura, un imbroglio, ti ritrovi in un attimo a 50 anni, quando stai per dirle ‘arrivederci’ ”.

Ma d’altra parte, uno come lui, non può fare a meno di combattere con la nostalgia. “Quando sono in Italia ho nostalgia della Turchia, quando sono in Turchia ho nostalgia dell’Italia”.

Italia, Paese di cui Ferzan Ozpetek si è innamorato come ci si innamora di una donna, senza sapere bene perché. “Basta farsi una passeggiata al centro di Roma per innamorarsene”. E a questo proposito, mai rimpiangerà di non essere andato a ‘fare il cinema’ a Los Angeles, nonostante il padre gli avesse detto, nei primi anni ’70: “Ma che ci vai a fare in Italia? Non ti servirà a niente”.

Ma non cambia solo il rapporto con se stessi, a 50 anni. 50 anni che per la storia sono un battito di ciglia, ma dentro ai quali possono convivere tante facce di uno stesso Paese. A questo proposito, come è cambiata la Turchia in tutto questo tempo? “La Turchia è andata molto avanti, c’è molto sviluppo, ma non progresso. Ci sono le metropolitane; se si va all’aeroporto di Istanbul si nota una differenza abissale con quello di Roma. Nei locali c’è il wi-fi, però poi non si può entrare su Twitter. Se in Italia ci vietano Twitter cade giù il mondo”. Ma non cade giù se ci impediscono di votare… 

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