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Roma studia la ricetta di Firenze: vietare Airbnb e affitti brevi in centro

La Capitale deve limitare la fuga dei vecchi residenti e delle botteghe artigiane, costrette a dare spazio al turismo mordi e fuggi e alle tavole calde

Alberi di Roma, Fori Imperiali, Piazza Venezia

Fori Imperiali, Piazza Venezia

Roma studia la ricetta di Firenze, che si potrebbe estendere a molte città d’arte italiane: cioè vietare Airbnb e affitti brevi in centro, limitare la fuga dei vecchi residenti e delle botteghe artigiane, costrette a dare spazio al turismo mordi e fuggi e alle tavole calde.

Il fenomeno esiste da lunghissimo tempo e stupisce che solo adesso, quando i buoi sono scappati dalla stalla, ci si pensi. Molte città d’arte ma anche tanti borghi tra i più belli d’Italia hanno subito questa trasformazione. Da un lato è una forte perdita d’identità ma dall’altro è una fonte di guadagni non indifferenti e di opportunità di impiego, nell’ambito di uno dei settori più importanti del Made in Italy.

Dai centri storici, dove le abitazioni sono spesso anche fatiscenti, bisognose di restauri e ammodernamenti, i vecchi residenti e le botteghe artigiane se ne vanno, in cambio di un considerevole introito, cercando nuove abitazioni e diverse attività professionali lontano, in periferia, tornando al paese d’origine.

Piccoli borghi e castelli ora sono alberghi di lusso

Anche tanti piccoli paesini sono stati abbandonati del tutto e compagnie internazionali li hanno comprati e ristrutturati per farne degli alberghi diffusi. Ogni casa è diventata uno o più residence da affittare, in questo caso a un turismo in grado di spendere. Ma di quel borgo antico restano solo le mura e le fotografie, di quando era altro. Il Borro vicino ad Arezzo; Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo; l’Albergo diffuso a Monopoli, nel bianco borgo antico; Borgotufi a Castel del Giudice in Molise; l’albergo Zoncolan in Friuli; Borgo Montemaggiore, nella Valle del Metauro vicino a Fano; Trulli Holiday nellaValle d’Itria; Scicli, la cittadina che ha ispirato la Vigata di Montalbano; in Umbria la Country House Torre della Botonta, fra Trevi e Spoleto; Borgo Lucignanello e Castel Pietraio nel Chianti e il famoso Castello di Gargonza, usato anche per meeting internazionali in passato.

Sono solo una minima parte di quest’Italia medievale che si sta trasformando in un albergo diffuso, dalle Alpi alla Sicilia, e adesso questo business sta cambiando anche i centri storici delle città d’arte. Venezia per prima ha visto lo spopolamento verso Mestre dei suoi abitanti per l’interesse di tanti stranieri per la meraviglia della Laguna.

Poi via via anche le altre Regioni hanno cominciato a subire un’invasione turistica e di nuovi residenti dal nord Europa che comprano appartamenti, casali, ville, ristrutturano, cambiano la realtà di questi centri e delle campagne circostanti, per passarvi le loro vacanze o per trascorrervi il periodo della pensione. La sensazione è che l’Italia sia destinata a diventare il luogo di vacanza per tutti i livelli di spesa, dal super lusso alle soluzioni più economiche. Una specie di Museo o Parco giochi per i turisti di tutto il Mondo. Almeno nelle loro intenzioni. Del resto la bellezza dei luoghi è una delle poche cose che non possono comprare e portarsi via.

Il turismo mordi e fuggi invade i centri storici

Nei centri storici invece si installano piccoli alberghi per un turismo breve. Le soluzioni migliori sono i Bed & breakfast, ovvero stare a casa di una famiglia locale per un tempo limitato o gli Airbnb, letteralmente sarebbe un materassino e una colazione, ma vengono chiamate così le pensioni a personale ridotto, o senza personale, dove il turista ha a disposizione la sua cameretta a prezzi modici, in completa autonomia. Paga anticipatamente e potrebbe anche non incontrare mai un responsabile se non per prendere e lasciare le chiavi.

Queste forme commerciali stanno avendo un tale successo internazionale da diventare le più gettonate del turismo mordi e fuggi, quello che non vuole spendere molto per capirci. A Venezia e a Marghera e Mestre, si parla di espulsione dei residenti. A Bologna gli studenti dell’Alma Mater non riescono più a trovare appartamenti da affittare. Anche Roma sta subendo questa trasformazione entro le antiche mura. L’assessore al Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato, sta pensando di vietare l’utilizzo di immobili residenziali per affitti turistici brevi, tipo Airbnb, nel centro storico cittadino. Firenze lo ha fatto e Roma, starebbe studiando l’idea.

Quella fiorentina, “è una soluzione che merita molta attenzione – ha dichiarato – vogliamo capire quanto sia davvero efficace, non ci possiamo permettere migliaia di ricorsi“. Nulla di deciso ancora, ma un’ipotesi sul tavolo per frenare la trasformazione urbanistica del Centro storico, sempre più svuotato di residenti e botteghe storiche e sempre più animato da attività ricettive pop, ristorazione e affittacamere. 

Firenze spinge anche per una legge nazionale a tutela delle città

Il provvedimento preso dal capoluogo toscano e già attivo dal 1° giugno vieta in sostanza l’utilizzo di immobili con destinazione residenziale per affitti turistici in tutta l’area Unesco del centro storico di Firenze. Ad annunciare la disposizione è stato il sindaco Dario Nardella, che ha spiegato come sarà varata una delibera di giunta per introdurre una modifica al Piano operativo comunale.Da oggi, primo giugno, prevediamo in tutta l’area Unesco della città il divieto ad attivare nuove destinazioni d’uso residenziale per affitti turistici brevi.”

Poiché ovviamente la norma non potrà avere effetto reatroattivo, il sindaco ha dichiarato di essere disposto a utilizzare “la leva fiscale per tutti coloro che vorranno collaborare e tornare indietro: i proprietari di immobili, attualmente destinati ad affitto breve, che vorranno tornare a fare affitti di lungo periodo, avranno da parte della nostra amministrazione un incentivo, l’azzeramento dell’Imu seconda casa per tre anni”. Misura importante, considerando che “un appartamento medio in centro paga più di duemila euro all’anno di Imu seconda casa“.

Scatta la stretta del Governo sugli affitti brevi turistici

Nella bozza del DDL governativo, presentata dal Ministro Daniela Santanché, è previsto un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal Ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo che ospita turisti. L’obiettivo del codice identificativo, secondo il Governo, “è quello di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità. Il Cin dovrà essere pubblicato in ogni annuncio. Anche nei casi in cui venga utilizzato da intermediari. Chi non lo farà sarà punito con una sanzione da 300 a 3.000 euro e l’obbligo immediato di rimuovere l’annuncio.

Per chi affitta ai turisti nei centri storici delle città metropolitane è prevista una durata minima del contratto di locazione di due notti, salvo nei casi in cui gli inquilini siano nuclei familiari numerosi composti da almeno un genitore e tre figli. La durata minima non vale, però, per i comuni che hanno meno di 5mila abitanti. L’obiettivo del ddl ha spiegato la ministra si pone l’obiettivo “di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

Due notti non possono essere il limite minimo

L’unico punto positivo” che il Sindaco di Firenze riscontra nella bozza “è la presenza di un sistema di censimento”. “Inutile invece il limite minimo di due giorni per l’affitto, perché in una città come Firenze, la permanenza media dei turisti è di 2,9 notti“.

Rimane assurdo – commenta l’assessore al Turismo di Roma, Alessandro Onoratoche il governo Meloni non abbia il coraggio di varare regole certe e fornire strumenti adeguati per fermare la trasformazione dei centri storici di Roma e delle altre città d’arte in giganteschi affittacamere senza regole e senza anima“.

Il primo cittadino di Firenze sottolinea invece che con il nostro intervento “…mettiamo in campo strumenti che siano garantiti dalla legge nazionale – ha spiegato Nardella – perché fino ad ora i sindaci e le amministrazioni locali si sono mossi con azioni che spesso vengono attaccate nelle sedi giudiziarie e nei tribunali amministrativi perché manca una legge nazionale che ci dia poteri certi e incisivi per salvare i nostri centri storici”.

Il fenomeno riguarda tutte le città più belle del mondo

Airbnb è una piattaforma americana che opera online. Mette in contatto turisti che cercano una stanza con chi l’affitta in ogni parte del mondo, o quasi, visto che lavora in 192 paesi.  Opera dal 2007 grazie ai suoi fondatori Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk. Non so attualmente quanti milioni di notti prenoti Airbnb ma sono svariati milioni. Dagli appartamentini si sono via via allargati a intere case, ville, castelli, baite, barche, case sugli alberi, igloo, isole private. Copre tutta l’area amatoriale che l’altra piattaforma Booking lascia libera, occupandosi prevalentemente degli alberghi tradizionali. Inoltre Airbnb è più veloce nel pagare una volta che l’ospite è entrato nell’appartamento, mentre Booking impiega anche 10 giorni dopo il checkout.

Comunque le metropoli di tutto il mondo sono entrate in guerra con Airbnb.  Anne Hidalgo, la prima cittadina di Parigi, dopo gli annunci, è passata all’azione: ha chiesto alla piattaforma 12,5 milioni di euro di risarcimento per aver aggirato le normative della città più visitata al mondo. La prima a sanzionare i siti di multi-hosting è stata Barcellona nel 2016. Un loft dal valore di 3 milioni di dollari è stato protagonista del Russiagate, inchiesta sul riciclo di denaro per la campagna elettorale di Donald Trump.

Il denaro non è tutto e l’anima, anche quella di una città, non ha prezzo. Sperano questo decine di sindaci e governi – da Amsterdam a Vancouver, dalla Nuova Zelanda fino a Tokyo – scesi sul piede di guerra per salvare i centri urbani storici. Un’habitat a rischio estinzione causa invasione del turismo di massa – con Airbnb nel ruolo di nemico pubblico numero uno – e l’assalto di Paperoni stranieri a caccia di occasioni immobiliari.

Non credo sia possibile fermare la fuga dei residenti dai centri storici

Come andrà a finire questa battaglia? Che i Comuni del mondo cercheranno di impedire il turismo breve ma il massimo che otterranno saranno gli introiti di multe e imposte, che ricaveranno da queste piattaforme on line, che ormai fanno il bello e il cattivo tempo nel mondo. Questo sarà il risultato finale.

Bloccare la fuga dei residenti originali dai centri storici è quasi impossibile. Chiunque viva in una casa che vale molti milioni, ma necessita di riparazioni e restauri e non sa come pagarli è quasi costretto a lasciare, in cambio di un gruzzolo che gli consentirà di comprarsi un appartamento moderno ed efficiente altrove, dove possa vivere una vita più tranquilla e serena, con un po’ di denaro in banca.

Chi compra troverà sempre un modo per raggiungere il suo scopo. Se l’obbiettivo è un albergo del genere Airbnb, in un modo o nell’altro ci riuscirà e temo che non basteranno le multe a fermarlo, perché spesso con i guadagni ci si possono permettere anche le multe.  Di solito, in questo mondo, il denaro funziona come la classica goccia che perfora il marmo. Se c’è da guadagnare prima o poi la strada la trova. Cambiando le leggi, cambiando le amministrazioni, cambiando i governi. Non ho mai visto fermare un treno in corsa con le mani, quindi se si vuole davvero salvare i centri storici bisogna fare interventi decisi e drastici, senza pensare ai compromessi.

Anche andando contro gruppi di potere consolidati. Si decida di proibire ogni forma di B&B e di albergo non tradizionale e si vieti l’acquisto di fondi e magazzini per cambiare le attività preesistenti. Ma la legge, che giustamente difende i diritti della proprietà privata, lo lascerà fare?