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Roma Metropolitane, lascia il presidente Cialdini: “Non potevo restare”

Ragioni di incompatibilità con i piani alti del Campidoglio dietro all’addio del manager

Pasquale Cialdini, presidente di Roma Metropolitane, l’azienda che si occupa della progettazione di nuove linee sotterranee di trasporto su ferro, ha rassegnato nella giornata di ieri le proprie dimissioni.

Cialdini, ex dirigente responsabile della direzione generale per la vigilanza e la sicurezza presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, era succeduto nel dicembre 2016 a Paolo Omodeo Salè.

Designato direttamente dalla sindaca Virginia Raggi, il suo compito sarebbe dovuto essere quello di risollevare le sorti di una partecipata in serie difficoltà finanziarie e a un passo dalla chiusura.

Dietro alla retromarcia di Cialdini si nasconderebbero ragioni di incompatibilità con il piano strategico ideato negli ultimi due mesi dagli alti burocrati del Campidoglio.

È lo stesso Cialdini a soffermarsi sulle ragioni del proprio addio in un messaggio inviato ai suoi circa 200 dipendenti: “Ricorderete che il dg Giampaoletti preannunciò l’imminente formalizzazione di cinque delibere contenenti non solo i corrispettivi dovuti a Roma Metropolitane ma anche la nuova convenzione 1 gennaio 2018 – 30 giugno 2019. Purtroppo – prosegue – da allora è stata emanata solo la delibera per gli interessi sui corrispettivi 2012-2014 che ha consentito di pagare con ritardo gli stipendi di giugno, luglio e anche il prossimo stipendio di agosto, oltre che alcune fatture e debiti urgenti e ci ha consentito di risistemare il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva, nda)”.

E ancora: “Ovviamente a settembre si starà nelle stesse condizioni dei mesi scorsi. Le altre delibere sono state rimandate a dopo che il sottoscritto avesse accettato il loro piano di risanamento che, come potete immaginare, è ben diverso dal mio e solo dopo che avessi firmato la transazione con la quale accettavo una riduzione di circa 5 milioni sui nostri crediti riconosciuti dal giudice in cambio di pronto pagamento da parte del Comune. Non potevo accettare perché il loro piano di ristrutturazione era svincolato rispetto ai compiti da affidare a Roma Metropolitane per il 2018-2019”.

“Di fronte a tutto ciò – conclude l’ormai ex presidente – non potevo non dimettermi”.

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