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Roma. Comune e AMA ai ferri corti: si rischiano nuovi scioperi

Il bilancio della municipalizzata rimane bloccato. Un vicolo cieco da cui è impossibile uscire ‘a costo zero’

Una guerra contabile, quella che è in corso tra il Comune di Roma e AMA. Ma l’aggettivo non tragga in inganno: “contabile”, in questo caso, non significa affatto solo ragionieristica, o aritmetica, o roba del genere.

La questione è molto più ampia. E spinosa. La premessa, per chi finora non avesse seguito la vicenda, è che a tutt’oggi il Comune non ha ratificato il bilancio di AMA, approvato dal cda della municipalizzata nel marzo scorso. Non avendolo ratificato, a causa di una divergenza che vale 18 milioni (il Campidoglio non riconosce il credito vantato da AMA nei suoi confronti, per servizi resi in ambito cimiteriale tra il 2008 e il 2014, e anche il Collegio sindacale dell’azienda ha ritirato l’avallo che aveva dato in precedenza), non ha potuto accoglierne i dati nel proprio bilancio consolidato. E questo stop sta bloccando, tra l’altro, le assunzioni di nuovo personale capitolino, a cominciare dai 500 vigili previsti entro la fine dell’anno.

Ma non solo. Il mancato accordo su quella somma cambia pesantemente il quadro finale dei conti di AMA. Che passerebbero da un utile di gestione, quantificato in 500mila euro, a una perdita milionaria. Il rischio più grande è addirittura l’impossibilità della continuità aziendale: detto in maniera spiccia, il fallimento. Ma quand’anche non si arrivasse a tanto, e non si trovasse qualche escamotage per ovviare al problema, non potrebbero non esserci pesanti ripercussioni sui rapporti con i terzi e, in particolare, con le banche.

Al momento, queste ultime hanno prorogato al 10 dicembre le linee di credito scadute il 15 di novembre, ma come minimo potrebbero rinegoziare i termini di finanziamento. Una possibile alternativa è che il Comune si renda garante con una ‘lettera di patronage’ (che non è una vera e propria fideiussione ma ci va vicino), ma per ora si tratta appunto di un’ipotesi. E intanto la minaccia che incombe è un blocco dei fondi per un tempo più o meno lungo, mettendo così a repentaglio la corresponsione degli stipendi ai dipendenti.

La sola eventualità ha già indotto i sindacati a preannunciare lo sciopero per il 6 e il 7 dicembre, che cadono rispettivamente di giovedì e venerdì e che perciò, essendo l’8 festivo e il 9 domenica, comporterebbero un blocco delle attività di raccolta dei rifiuti di ben quattro giorni.

Comune vs AMA. Sindaca, tocca a te

Insomma: per Virginia Raggi, che è uscita assolta dal processo per falso, il tempo dei festeggiamenti va chiuso in via definitiva. E il suo apporto alla soluzione di questa specifica vicenda, così come delle tante altre in attesa di definizione, non può esaurirsi nel mettere sotto pressione gli assessori e i funzionari competenti. Tuonare frasi del tipo "Ho convocato gli uffici perché pretendo una soluzione immediata a questa fase di stallo", come ha fatto lei pubblicamente nei giorni scorsi, può andare bene per i suoi fan, ma sicuramente non è l’atteggiamento giusto. Né per lei, né per qualsiasi altro politico che arrivi al vertice di una pubblica amministrazione.

La figura – anzi la funzione – di un sindaco, o di un presidente di regione, o di un ministro, non si risolve nello scegliersi i collaboratori di più alto livello e nell’individuare/annunciare degli obiettivi altisonanti. La guida politica di cui c’è bisogno, oggi più che mai, presuppone specifiche capacità manageriali.

La “guerra dei conti” con AMA è un passaggio importante per capire se la sindaca le possiede. E in quale misura.

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