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Aggressione tra cani, fenomeno in aumento: l’ultima a Roma al Circo Massimo

Il cane che ha aggredito, un simil lupo, era legato a un paletto e senza museruola. Il piccolo chihuahua è morto sul colpo

Cane aggressivo che ringhia

Cane aggressivo, immagine di repertorio

L’increscioso fatto si è consumato nel pomeriggio di domenica 23 aprile, giornata conclusiva delle celebrazioni per il Natale di Roma. Un chihuahua di 4 anni è stato sbranato e ucciso al Circo Massimo da un altro cane di taglia grande davanti agli occhi attoniti dei proprietari. Per il piccolo Rio, così si chiamava, non c’è stato nulla da fare.

L’aggressione

Non è il primo fatto che si registra in tal senso, ma l’ennesimo di una serie di aggressioni sempre più frequenti. Il piccolo chihuahua era assieme ai suoi proprietari giunti nella capitale per assistere alle celebrazioni per il Natale di Roma. Nulla, infatti, avrebbe fatto presagire il dramma che di lì a breve si sarebbe consumato.

Il cagnolino, all’improvviso, è stato brutalmente aggredito da un altro cane – pare un simil lupo – che era legato con un guinzaglio ad un paletto. Il grande canide, così, si è avventato rapidamente sul povero chihuahua e lo ha sbranato fino a ucciderlo. Per il piccolo Rio non c’è stato nulla da fare.

Il dramma dei proprietari

Il quotidiano Il Messaggero ha raccolto la testimonianza del proprietario del piccolo chihuahua, Francesco Di Vincenzo, che ha assistito alla morte del suo cagnolino in diretta: “Era il cane di uno dei figuranti. Quel simil lupo era senza museruola e con la possibilità di muoversi perché il guinzaglio era abbastanza lungo: non lo avevo visto, era coperto da un cespuglio e un muretto basso“.

Stavamo passeggiando – continua Di Vincenzo – “quando il cane ha raggiunto Rio: l’ha ammazzato davanti ai nostri occhi. Raccontare quanto accaduto per noi ha un valore civile molto importante: quello che è successo a Rio non può e non deve succedere. Poteva succedere anche ad un bambino“.

I soccorsi

Non appena verificatosi il fatto, immediatamente sono stati allertati i soccorsi. Prontamente giunti sul posto, gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale hanno identificato il padrone del cane che ha ucciso il chihuahua e hanno registrato una serie di testimonianze prima che venisse presentata denuncia.

Lo choc è stato fortissimo al punto che, la figlia quattordicenne, ha cominciato a piangere senza sosta mentre la moglie, persi i sensi per il trauma, è stata trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni.

Un fenomeno in aumento

Qualche anno fa, su Facebook, è nato un gruppo chiamato “L’altra parte del guinzaglio“, sorto con l’obiettivo di responsabilizzare e sensibilizzare sul tema. Come registrato dalle tante testimonianze raccolte su questo gruppo – ma anche a fronte dei tanti casi raccontati nell’ultimo periodo – si può scorgere come questo fenomeno sia in netto aumento.

Soltanto nei primi 4 mesi dello scorso anno, infatti, sono stati raccolti 31 articoli e 27 testimonianze di aggressioni. Tradotto, in sostanza, vuol dire circa un decesso ogni due giorni.

La dinamica delle aggressioni

Come testimoniato dal gruppo facebook, con tanto di segnalazioni e articoli correlati, la dinamica delle aggressioni è più o meno sempre la stessa. Cani di taglia grande che azzannano cani di taglia piccola, quasi sempre liberi dal guinzaglio o senza museruola.

Nell’80% dei casi, inoltre, le aggressioni vedono protagonisti i Terrier di tipo bull che vengono irresponsabilmente lasciati liberi da parte dei proprietari. Senza voler marginalizzare la razza, ma questi tipi di cani vengono selezionati per il combattimento necessitando quindi, per una piena socialità, di una corretta gestione. L’aggressività è intraspecifica nel cane, ciò che cambia è l’eventuale lesività.

Le parole dell’esperta

Il sito d’informazione Kodàmi ha consultato la dott.ssa Stefania Acquesta, medico veterinario ed educatore e istruttore cinofilo, che coopera col gruppo in chiave di esperta: “I cani che uccidono non stanno in genere mettendo in atto un’aggressione di tipo sociale o competitivo, bensì sono scatenate dalla motivazione predatoria che prevede inseguimento, attacco ed eventuale uccisione“.

Un cane di piccola taglia – prosegue la dottoressa – “diventa una preda quando un cane ha un’alta motivazione predatoria ma allo stesso tempo ha anche una carenza di tipo sociale. Quando cioè non considera gli altri cani come appartenenti alla sua stessa specie“.

*Foto di repertorio.