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Rom a Ingegneria Roma Tre, l’appello disperato di una studentessa

Emergenza Rom a Roma Tre. Dopo tante parole, i fatti non cambiano e i disagi permangono

Ne abbiamo parlato a lungo: sul tema della difficile convivenza tra gli studenti della Facoltà di Ingegneria di Roma Tre e i vicini insediamenti nomadi di vicolo Savini già molto inchiostro è stato versato. A partire dalle prime segnalazioni, risalenti alla scorsa primavera, con cui veniva denunciata una situazione critica, giunta al collasso in seguito al mancato rinnovo della vigilanza privata all’interno della struttura universitaria.

Sull'argomento, all’epoca, prese posizione anche Fabio Roscani. Il portavoce della costituente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale del Municipio VIII, allarmato dalla testimonianze di alcuni studenti, aveva quindi chiesto l’interessamento del presidente Catarci affinché venissero ristabiliti decoro e legalità. Ma nessuno seppe più nulla.

A distanza di diversi mesi ecco finalmente comparire il sopracitato Catarci che, solo dietro sollecitazione del sindacato universitario Link, sembra prendere – seppur con drammatico ritardo – atto della situazione. Allora viene organizzato un incontro, al quale lo stesso Catarci presenzierà, dal titolo: ‘Conosci il tuo vicino’. Perché, come sottolinea il testo dell’iniziativa, “le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze” (De Andrè). Insomma, è chiaro sin da subito a tutti, il tenore speculativo, affatto pratico dell’iniziativa. Si finirà a discutere di cultura, d’integrazione, d’accoglienza e non di come, ad esempio, trovare il modo di ripristinare il servizio di vigilanza. Insomma, un buco nell’acqua, la stessa della quale si vengono quotidianamente ad approvvigionare i Rom, indisturbati, con delle grosse taniche, direttamente dai bagni della Facoltà. Per queste ragioni si assocerà l’iniziativa al Rom Pride, la chiacchierata manifestazione che Marino non è riuscito a realizzare in Campidoglio, sotto traccia, ha comunque avuto luogo, come hanno avuto modo di osservare Roscani e Fonzo.

A dare conforto a chi grida alla propaganda, allo slogan, al testo di una canzone che nascondono l’incapacità di risolvere concretamente i problemi, un dato su tutti: da quel pomeriggio di 25 giungo, in via della Vasca Navale, non è cambiato nulla. Sia internamente che esternamente alla struttura universitaria proseguono disagi, degrado, criminalità e vessazioni delle ‘minoranze’ sulla ‘maggioranza’ e non viceversa. Proprio in questo clima di tensione arriva un appello “alla comunità di Facebook”, ricevuto e pubblicato dal blog di denuncia ‘Riprendiamoci Roma’ che ha ritenuto “doveroso, su autorizzazione della mittente, pubblicizzarne il contenuto”. Romait ha deciso di contribuire alla ulteriore divulgazione di questo messaggio, nella speranza che qualcuno si decida a rispondere con la sola ideologia possibile in casi come questo, quella dei fatti:

“Buonasera, mi chiamo (nome omesso su specifica richiesta), ho 24 anni e frequento Ingegneria Elettronica all'Università Roma Tre. Vi contatto perché stiamo vivendo una situazione a cui nessuno sembra poter mettere fine; le istituzioni sembrano averci abbandonato, rispondendo sempre che “più di così non possono fare”. Il problema, fondamentalmente, è questo (sono un aspirante ingegnere, quindi cercherò di essere sintetica e realistica): ogni giorno ci sono delle persone (di varie etnie) che entrano nella nostra università e usufruiscono degli edifici universitari in modo assolutamente non opportuno. Come è anche testimoniato dalle foto che vi allego, sono soliti entrare nei bagni e riempire taniche di 20/30 lt di acqua (e nel frattempo bloccano il bagno) o lavare i propri panni, farsi la barba, lavarsi i capelli lasciando i bagni in condizioni davvero inaccettabili, soprattutto per un’Università. Inoltre girano per i corridoi (e spesso lo fanno su una bicicletta), chiedono con insistenza soldi davanti alle macchinette (che ogni tanto troviamo manomesse), ma la cosa più grave è che dall'inizio dell'Anno Accademico ad oggi ci sono state circa 6 aggressioni a studenti (di cui una proprio all'interno dei bagni). Abbiamo chiesto aiuto al Rettore, che ci risponde che l'unica cosa che possiamo fare è aspettare che partano dei lavori di bonifica a settembre (che, essendo in Italia, chissà per quanto tempo si prolungheranno), abbiamo chiesto aiuto al Presidente del Municipio, alla Polizia, al MIUR… insomma, nessuno sembra poterci aiutare. Nel frattempo noi condividiamo gli edifici universitari con queste persone esterne che non ne hanno nessun rispetto e subiamo danni e furti alle nostre automobili. Non abbiamo la certezza che siano i nostri vicini (proprio davanti all'università ci sono un paio di roulotte abitate da un signore della Comunità di Sant'Egidio e da una famiglia Rom, inoltre nella via parallela all'università c'è un campo Rom e poco più in là, sulle rive del Tevere, ci sono altre baracche), è chiaro, noi vorremmo solo che ci siano delle guardie (paghiamo una vigilanza che da noi parcheggia solo le auto, ma non si vede mai) che semplicemente camminino per i corridoi e allontanino queste persone. Io sarò pure una “vecchia romantica”, ma ho un grande rispetto per l'Università, per ciò che rappresenta. Per me gli edifici universitari dovrebbero essere un'esaltazione della Cultura e del Sapere, un posto dove studiare con serenità, allargare i propri orizzonti, dove allenare l'Intelletto, dove avere mille possibilità. Da studentessa con il sogno di diventare ricercatrice nel campo delle biotecnologie, questa situazione aumenta la mia frustrazione verso questa Italia che sembra voler soffocare l'Università. Quando entriamo negli edifici a via della Vasca Navale, è come se entrassimo a casa nostra: passiamo qui molte ore al giorno (personalmente 10h al giorno di media) tutti i giorni e vederla ridotta così ci fa stare davvero male. Mi rivolgo a voi per avere un aiuto, un consiglio, qualsiasi cosa possa aiutarci a rivalutare questa zona, a rivalutare la nostra Università, la nostra casa. Vi ringrazio davvero molto per aver letto questa mia mail, spero davvero di ricevere una vostra risposta.”

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