Prima pagina » Politica » Rifiuti. Roma, 7 impianti sul territorio tra cui Raggi può scegliere discarica

Rifiuti. Roma, 7 impianti sul territorio tra cui Raggi può scegliere discarica

La sindaca sceglierà dove localizzare la discarica per evitare che la città a gennaio vada in emergenza igienico-sanitaria a causa della chiusura dell’impianto di Colleferro

Sono sette gli impianti di smaltimento di rifiuti (inerti e pericolosi) esistenti sul territorio, e quasi tutti in esercizio, tra cui la sindaca di Roma, Virginia Raggi, potrà scegliere dove localizzare la discarica per evitare che la città a gennaio vada in emergenza igienico-sanitaria a causa della chiusura dell'impianto di smaltimento di Colleferro il prossimo 15 gennaio.

Sono la discarica di rifiuti pericolosi di Falcognana (Ardeatino), quelle di rifiuti inerti delle società Cortac, Adrastea e Quattro A (nella zona Ardeatino-Porta Medaglia-Laurentino), delle aziende Cerchio Chiuso (Pisana), NGR (Malagrotta) e DAF (Corcolle). L'organismo tecnico istituito dall'ordinanza del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, la scorsa settimana e composto dai dirigenti dei servizio Rifiuti di Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e Roma Capitale ha concluso il suo lavoro con la relazione finale, condivisa da tutti e tre i componenti.

All'interno di questo testo, che l'agenzia Dire ha avuto modo di visionare, è riportato un quadro sinottico degli impianti esistenti per cui è stata valutata la fattibilità di utilizzo come discarica per gli scarti e la fos derivanti dal trattamento dei rifiuti di Roma o come siti di deposito preliminare dei rifiuti da avviare a trattamento o smaltimento.

Gli elementi che sono stati posti a base della valutazione sono: 'Volumetria residua utile per garantire lo smaltimento per almeno sei mesi', e per questo sei ipotesi sono state escluse, 'presidi ambientali già esistenti o possibilità di loro realizzazione', 'procedibilità amministrativa per l'autorizzazione all'esercizio di discarica per i codici EER indicati in ordinanza e tipologia di procedimento' e 'stima dei tempi necessari per completamento ed esercizio'.

Altre due ipotesi di impianto (Seipa Tor Tignosa e Seipa Porta Medaglia) sono state escluse la prima per l'eccessiva vicinanza a edifici sensibili, la seconda perché 'l'ampliamento come discarica di rifiuti speciali non appare perseguibile sotto il profilo tecnico'.

Il primo impianto che fa parte della lista è la discarica di rifiuti speciali di Falcognana (dove viene smaltito il fluff delle macchine), sulla via Ardeatina.

Questa discarica ha una volumetria residua di 850mila mc (pari a circa altrettante tonnellate di rifiuti), nella tabella si legge che l'opera da realizzare per renderla idonea al deposito dei rifiuti trattati è la rete di captazione del biogas (prodotto dalla fermentazione dei rifiuti organici) e la stima dei tempi per la realizzazione è di trenta giorni.

Al secondo posto c'è la discarica di rifiuti inerti della Cortac, su via Laurentina, con una volumetria residua di 290mila ('da relazione annuale 2018', si legge nella relazione). Questo impianto non è autorizzato per i codici di rifiuti 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, cioè scarto del trattamento e fos, ed è allestito come discarica di inerti, tuttavia 'la Regione segnala che per l'impianto CO.R.TAC risulta eseguita una preparazione del fondo con un metro di materiale a bassa permeabilità sovrapposto a un geocomposito bentonitico e sulle pareti solo bentonitico ed inoltre è in corso un PAUR appena attivato con ampliamento'.

In questo caso dunque è necessario una 'integrazione di più elementi' e la stima dei tempi è di 200 giorni.

Terza opzione è la discarica della società Adrastea, in via Canestrini (sempre zona Ardeatina-Porta Medaglia), che è stata inserita nell'elenco non tanto per farne una discarica (perché 'questa discarica è pressoché esaurita', fa presente la Regione nella relazione) ma per eventualmente utilizzarla per il deposito preliminare dei rifiuti 'per la presenza di baie già autorizzate ed in esercizio in D15'.

Non servirebbero nuovi presidi ambientali e sarebbero necessari 30 giorni per la modifica del codice del nuovo rifiuto in ingresso e autorizzare quindi l'operazione D15, cioè lo stoccaggio dei rifiuti per un successivo trattamento o smaltimento. Poi c'è la discarica di inerti della società Quattro A, a via della Selvotta (Ardeatino), con una volumetria residua di 300mila mc e anche questa andrebbe integrata con una rete di captazione del biogas.

Tempi stimati per le opere: 45 giorni. Scorrendo l'elenco spunta la discarica della Cerchio Chiuso, in via della Pisana a due passi dalla sede del Consiglio regionale, con una volumetria residua di circa 900mila mc. Pure in questo caso serve un'integrazione con la rete del biogas e 180 giorni di tempo stimato. Al sesto punto c'è la discarica della NGR a Ponte Malnome, Malagrotta.

L'azienda ha presentato un progetto, attualmente in conferenza dei servizi (proprio oggi si è svolta la penultima seduta ed entro il 13 dicembre si concluderà l'iter amministrativo) per una discarica di inerti (all'inizio era previsto anche lo smaltimento dell'amianto ma poi e' stato ritirato). 'L'impianto è in autorizzazione con tutti i presidi ambientali', si legge nella tabella.

Anche qui, sarà necessaria la realizzazione della rete di captazione del biogas e i tempi stimati sono pari a 60 giorni ('rilascio autorizzazione con avvio costruzione immediata, contemporanea assoggettabilità a Via e contemporaneo procedimento per modificà).

L'ultima ipotesi è la discarica di inerti della Daf a Corcolle. 'L'impianto è già realizzato' ma 'attualmente non è in esercizio, fu autorizzata per i rifiuti provenienti dalla realizzazione della metro B ed è interessata da un contenzioso'.

Su questa lista, però, Roma Capitale ha già sollevato due obiezioni. Per quanto riguarda l'impianto della Adrastea 'è in esaurimento e Roma Capitale si è già espressa negativamente rispetto all'istanza di ampliamento'.

Su quello della NGR 'Roma Capitale ha chiesto l'improcedibilità dell'istanza in quanto vi è già un procedimento per il recupero ambientale del sito'. Inoltre, a proposito dell'opzione Cortac, 'una porzione dell'area di cava gestisce rifiuti in R10 con procedura semplificata (competenza di CMRC) per il ripristino ambientale della cava stessa'.

In più, gli uffici capitolini competenti hanno evidenziato che 'le discariche di inerti attualmente in esercizio non hanno comportato variante urbanistica al PRG vigente in quanto ammissibili (come discariche di inerti) ai sensi dell'art. 75 delle NTA del medesimo piano'.

Oltre agli impianti esistenti, nella relazione sono state menzionate anche 'le attività estrattive (le cave, ndr) in esercizio che sono presenti nelle aree prive di fattori escludenti, così come definiti nella cartografia della CMRC'. Nello specifico si tratta di 'Galeria Scavi S.r.l (Monti del Lumacaro) – Municipio XI; Galeria Scavi S.r.l (Colle Quartaccio) – Municipio XI; Prati Fioriti S.r.l – Municipio XI; Società Generale S.r.l. – Municipio XIV'.

In merito a questo piccolo elenco, Roma Capitale ha evidenziato che 'Prati Fioriti S.r.l. ha tre lotti completati, recuperati e svincolati e due lotti non ancora interessati da scavo'.

La Regione, si legge sempre nella relazione, ha anche 'contattato il Ministero della Difesa per una prima verifica al fine di valutare la fattibilità tecnica di utilizzare immobili della Difesa. E' stato acquisito l'elenco delle aree dismesse (già nella disponibilità dell'Agenzia del Demanio) e di quelle dismissibili (una quindicina tra Ardeatino, Laurentino, Magliana, zona Flaminia, zona Tiburtina e via Polense-Zagarolese, ndr).

Sono state allegate anche alcune fotoaeree con specificazione dei perimetri delle aree'. Tuttavia, 'dall'analisi localizzativa in basi ai criteri sopra esplicitati, queste aree non appaiono utili per la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento. Si ritiene che alcuni di questi immobili possano comunque essere oggetto di valutazione per altre infrastrutture necessarie al ciclo di gestione dei rifiuti (trasferenze, isole ecologiche, etc.)'.

E quindi i siti verranno sottoposti all'attenzione del Comune di Roma e di Ama per consentire 'le valutazioni del caso'. La palla adesso passa alla sindaca Raggi, che avrà sette giorni di tempo dalla trasmissione di questo documento tecnico per individuare 'uno o più siti, ovvero impianti, nel territorio di Roma Capitale- recitava l'ordinanza- che possano essere destinati a smaltimento per i rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti solidi urbani ed aventi EER 191212, 190501, 190503 prodotti dagli impianti contrattualizzati per il trattamento dei rifiuti urbani prodotti da Roma Capitale'. (Mtr/ Dire) 

Lascia un commento