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Reparto oncologia pediatrica Policlinico Umberto I, chiuso e senza prospettive

Un reparto che seguiva oltre seicento bambini, provenienti anche dal sud dell’Italia che si trovavano ad affrontare il più terribile dei mali

Antonella Salina presidente de La Fenice

Antonella Salina presidente de La Fenice

Fortunatamente la maggior parte di noi non lo conosce, ma fino a due anni fa esisteva. Ci riferiamo all’unico presidio sanitario pubblico di oncologia pediatrica a Roma e nel Lazio. Il reparto di oncologia pediatrica, diretto e fortemente voluto dal glorioso professor Manuel Castello, era ubicato nel più grande ospedale d’Europa, il Policlinico Umberto I.

Reparto esemplare al Policlinico Umberto I

Un reparto che seguiva, tra ricoverati, in terapia e in follow up, oltre seicento bambini, provenienti anche dal sud dell’Italia che si trovavano ad affrontare il più terribile di tutti i mali. Bambini curati e accuditi, oltre che dai medici e dagli infermieri, anche da generose associazioni di volontariato che facevano di tutto per rendere la loro permanenza in ospedale meno dolorosa possibile. Quel reparto viene completamente ristrutturato nel 2017 con fondi donati dalle Associazioni dei genitori che elargiscono oltre un milione di euro cui la Regione partecipa con un finanziamento di 300 mila euro.

Purtroppo nel 2020 arriva il  Covid e questa perla della sanità pubblica a causa o forse con il pretesto dell’emergenza sanitaria, viene cancellata con un colpo di spugna.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti decide la chiusura del reparto, i piccoli pazienti , anche in fase terminale, vengono tutti dirottati al Bambino Gesù o al Gemelli. Non è facile raccontare la pena e lo strazio dei piccoli pazienti e dei loro genitori, che si trovano improvvisamente catapultati in stanze superaffollate e sale di attesa in piena pandemia stracolme. Nuovi ambienti, nuovi volti, non più le facce amiche, i colori, la sala giochi in cui i bambini erano abituati a vivere. Alcuni di loro, adolescenti, non riescono nemmeno a sottoporsi alla chemioterapia, perché sistemati in piccoli letti da bambino.

Le associazioni dei genitori

Inizia la protesta delle tante associazioni dei genitori, iniziano i balletti e i proclami delle promesse di una prossima futura riapertura del reparto ma nulla. Ad oggi, dopo due anni e a fine emergenza, niente di concreto è stato ancora fatto, nemmeno in prospettiva, al di là di vuoti proclami a mezzo stampa tesi solo a procrastinare il problema. e a zittire le voci di protesta.

Sulla dolorosa vicenda sono intervenute, oltre alla mia associazione, tutte le associazioni di volontariato che facevano capo al reparto. Chiederemo atti di sindacato ispettivo sulla materia in Consiglio regionale del Lazio e a settembre ci sarà un’audizione in cui verranno ascoltati medici e i genitori dei bambini che hanno vissuto questa terribile esperienza. Non ci fermeremo fino al raggiungimento del nostro obiettivo perché lottare per i propri diritti è ancor più doveroso quando a subire prepotenze e ingiustizie sono i bambini.

Antonella Sàliva, Comitato La Fenice per la prevenzione