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Referendum Atac, “Dico no a privatizzare perché i problemi rimarrebbero”

Intervista a Eugenio Patanè, Consigliere del Pd alla Regione Lazio e componente della Commissione Trasporti della Pisana

Intervista a Eugenio Patanè, Consigliere del Pd alla Regione Lazio e componente della Commissione Trasporti della Pisana in merito al referendum su Atac del prossimo 11 novembre.

Consigliere Patané, perché si è schierato apertamente per il No al referendum?

“Perché credo che sia inutile, in quanto i problemi che oggi fanno viaggiare malissimo Atac, che fanno andare a fuoco i mezzi e non fanno andare a buon fine le corse rimarrebbero identici anche se ci fosse una gara. Se cambiassimo oggi gestore, passando da Atac a un'azienda francese o tedesca, tanto per fare un esempio, non sparirebbero di colpo le doppie file, il Fondo nazionale trasporti non darebbe più soldi a Roma, non ci sarebbero più corsie preferenziali. Queste sono tutte cose che dipendono o dal Comune o dalle istituzioni sovraordinate come lo Stato o la Regione. È inoltre un referendum populista, perché anziché provare a farsi carico della complessità della gestione del trasporto pubblico locale, tenta di convincere i romani a votare ‘Sì’ facendo leva sulla disastrosa situazione dei mezzi pubblici”.

Quali sono i rischi che vede dietro una possibile vittoria del Sì?

“Oggi Atac si trova in uno stato di concordato preventivo quindi se il servizio di trasporto dovesse andare a gara e Atac la dovesse perdere, come è più che probabile, l’Azienda fallirebbe, i bus rimarrebbero fermi, e a pagare i debiti sarebbe il Comune di Roma, quindi tutti noi”

Cosa risponde a chi sostiene che Atac non è più in grado di gestire il servizio e che i romani hanno tutto il diritto di voler cambiare la situazione attuale?

“Rispondo che non abbiamo alcuna certezza che il gestore privato presti un servizio migliore e più efficiente di quello pubblico. Proprio a Roma da anni abbiamo affidato le linee periferiche ad un gestore privato, ma i risultati non sono migliori di quelli di Atac, tutt’altro. I romani non hanno mai notato la differenza tra gestore pubblico e privato e non se ne sono accorti neanche i promotori del ‘Sì’, che hanno fatto un volantino per denunciare le inefficienze di Atac con una foto di un bus in condizioni pietose di proprietà della società privata che gestisce quasi il 30% delle linee della capitale”.

Il suo partito però, romano e nazionale, è schierato in maggioranza per il Sì…

E questo mi dispiace molto, perché credo che temi come questi siano emblematici di come il Partito democratico, a Roma e non solo, abbia grandi difficoltà ad intercettare gli umori e le esigenze dei cittadini. Si è detto che nel referendum interno, tra gli iscritti del Pd, abbia vinto il Sì a larga maggioranza. Credo che questo sia vero solo in parte, considerando i tanti No e i tanti che non hanno nemmeno ritirato la scheda. Ma il dato ancor più importante su cui riflettere è quello riguardante alcuni circoli in periferia dove i No hanno vinto largamente, anche senza conteggiare gli astenuti. Consiglierei al centrosinistra, e al mio partito in modo particolare, di leggere meglio quei dati e di tornare ad ascoltare il nostro popolo delle periferie, che ci ha bocciato in questi anni”.

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