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Ostia. Lo sgombero della ex Colonia Vittorio Emanuele? Giammai!

A opporsi è Marco Possanzini, il segretario di Sinistra Italiana nel X Municipio. Ma l’arringa è squinternata

È uno dei tanti edifici occupati che ci sono in Italia, la ex Colonia Vittorio Emanuele di Ostia. E ultimamente si sta tornando a prospettarne lo sgombero, dopo che negli anni precedenti ci sono state ripetute operazioni di polizia e diversi sequestri di droga.

La decisione sembrerebbe indiscutibile, e semmai tardiva, ma c’è chi la pensa diversamente. Secondo Marco Possanzini, segretario di Sinistra Italiana nel X Municipio (che comprende appunto anche Ostia), non si dovrebbe fare nulla se prima non si trova “una soluzione condivisa”. Da elaborare “al fine di ricollocare tutti nel modo migliore possibile, tenendo conto delle condizioni di vita di ognuno”.

Alle solite: si parte da un’istanza che potrebbe anche essere condivisibile, ovvero il reperimento di una sistemazione alternativa, e poi si finisce fuori strada. Che cosa vorrà dire “una soluzione condivisa” e che tenga conto “delle condizioni di vita di ognuno”? Che se il tizio o il caio non è d’accordo lo si lascia libero di rimanere dove sta, in attesa di trovare qualcosa che gli aggrada?

Possanzini, d’altronde, è talmente smanioso di difendere a spada tratta i suoi prediletti da farsi prendere la mano. Inanellando una serie di imprecisioni. E di forzature.

Cominciamo dalla prima: “È veramente stucchevole che sia Casapound, che occupa abusivamente uno stabile in via Napoleone III a Roma, a chiedere di sgomberare la ex colonia Vittorio Emanuele occupata abusivamente da immigrati. Chi pretende legalità dovrebbe, almeno per buonsenso, essere il primo ad essere rispettoso della legge”.

Sbagliato. La questione non è (solo) la legalità. Ciò che fa la differenza è il modo in cui l’immobile viene usato. Il modo in cui quello spazio viene curato, oppure no. Rispettato, oppure no. Restituito a una piena dignità sociale, oppure no.

Casa Pound – ma il discorso è identico per chiunque altro, su qualsiasi versante politico o culturale o religioso, riscatti l’occupazione illegittima con un utilizzo attento e proficuo – ha trasformato un palazzo in disuso in un luogo tenuto alla perfezione e pieno di vita. Da un lato, perché è diventato l’alloggio di alcune famiglie che versavano in stato di grave necessità. Dall’altro, perché vi si svolgono da parecchi anni incontri e convegni di obiettivo interesse. E spesso aperti all’incontro con chi è lontano, o lontanissimo, dalle tesi dei “fascisti del Terzo Millennio”.

La seconda esagerazione è quest’altra: “Sullo spaccio di droga poi, anche quando si parla della Vittorio Emanuele, non bisognerebbe mai dimenticare l'abnorme quantità di stupefacenti sequestrati ai clan del litorale, clan che portano il nome di Fasciani, Triassi, così come quando si parla di alloggi occupati abusivamente e gestione criminale del racket delle case popolari e dell'usura nel Municipio non si può ignorare il ruolo del clan Spada. Pensare che sconfiggere il crimine che infesta il nostro Municipio significa sgomberare la ex Colonia Vittorio Emanuele è fortemente limitativo”.

E chi lo nega, che il problema dello spaccio, o dei diversi racket che fanno capo ai clan locali, non si può certo risolvere con lo sgombero della ex Colonia Vittorio Emanuele? È ovvio che sia così.

Allo stesso tempo, però, non è che una cosa escluda l’altra. Non è che siccome non si sono ancora debellate le gang in piena regola, a cominciare dagli Spada, allora bisogna astenersi dall’intervenire altrove.

Possanzini, come ai politici accade spesso (un po’ troppo spesso), mischia le mele con le pere. Ha un granello di ragione e dovrebbe farselo bastare, invece di seppellirlo sotto una montagna di paragoni sballati.

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