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Quel 31 Dicembre in cui andammo a comprare i botti a Napoli

Rammento quel 31 Dicembre di “qualche” anno fa, in cui con Max, Stefano, Puppy e Lino, partimmo alla volta di Napoli per acquistare i “botti”

La nostalgia è una pietanza dal sapore antico, non è un difetto nè una debolezza, piuttosto, sono persuaso si tratti di è un'emozione pura che mantiene inalterato nel tempo, quel particolare gusto unico e inconfondibile. In tema di nostalgia, desidero condividere, un quest'ultimo giorno dell'anno, un ricordo legato alla festa grande che si consuma ogni notte di San Silvestro, tra auspici, desideri e speranze. Rammento quel 31 Dicembre di "qualche" anno fa, in cui con Max, Stefano, Puppy e Lino,  partimmo alla volta di Napoli per acquistare i "botti", quelli buoni, quelli che facevano rumore sul serio. Arrivammo a destinazione, dopo aver viaggiato e scherzato a bordo della Renault 4 di Max, ascoltando i Genesis, Seconds out, i Pink Floyd, i Deep Purple. Lino, conosceva bene quei luoghi, essendo nato là. Veniva da Bacoli e sapeva dove andare, dove cercare ciò che ci occorreva. Ci condusse presso un mercato rionale e fu interessante respirare lo spirito partenopeo, l'ironia, l'arguzia, l'istrionismo popolare innato. Di tanto in tanto si sentiva esplodere qualche petardo e il rumore assordante, si mescolava al vocio non meno rumoroso dei venditori che contrattavano enfaticamente con il cliente. "Napule – canta Pino Daniele – è mille culure, Napule è mille paure, Napule è a voce de' creature, che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sule."  Spendemmo un bel po' di soldi ciascuno, mantenendo quanto era rimasto per mangiare la pizza a Spaccanapoli, nel cuore della città. Erano i tempi di Maradona, Careca, Giordano..   Cosa avrei potuto ordinare se non la pizza Maradona? Che buona che era! Alta il giusto, soffice. Una focaccia, con al centro un ripieno df mozzarella e prosciutto cotto, collocato al centro e tondo, a forma di pallone. Pian pianino, ci preparammo per tornare a casa. Debbo dire che non era la prima volta che ci armavamo di botti, ma fino a Napoli non ci eravamo ancora spinti. Li sapevamo usare i botti, davvero! Non per ostentare conoscenza, esperienza o altro: eravamo semplicemente prudenti. Li provavamo in un luogo che tutti conoscevano con il nome di "terre gialle", ovvero, un'area ampia e sabbiosa, percorribile anche in bicicletta, dove si poteva dar sfogo alla fantasia dei nostri giochi. Era bello il capodanno in casa di Stefano, con le luci allestite nel grande salone, il cibo che ognuno di noi portava per la condivisione, la casse acustiche, la musica, la compagnia degli amici, delle ragazze della nostra comitiva, le carte per giocare a Poker, persino i sigari, con lo scopo di assumere un contegno più conforme al ruolo professionisti consumati. Era bello il capodanno in casa di Stefano, lo è sempre stato, ma in particolare lo fu  quell'anno. Avevamo comprato i botti a Napoli, avevamo gustato un a pizza meravigliosa, eravamo tornati a casa felici e orgogliosi di quella goliardata, in attesa della festa, ascoltando nella Renault 4 di Max, come all'andata, ridendo felici e spensierati, i Genesis, I Pink Floyd, i Deep Purple.

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