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Potestad, una storia dell’Argentina sotto dittatura militare

Spettacolo teatrale in scena al Sidecar, dal 12 al 15 Giugno, con Massimiliano Caprara e Veronica Milaneschi

Eduardo Pavlovsky, medico psichiatra e autore molto popolare, soffrì l'ostilità e l'esilio durante la dittatura militare Argentina, lasciandoci però un'analisi teatrale e psicodrammatica attenta e profonda, in particolare in testi come ‘Potestad’.

Il testo, in un atto unico, scritto di getto in treno e giocato con echi di teatro dell'assurdo e di realismo grottesco degni del gran teatro mitteleuropeo, l'aberrazione classista, "machista" e sadica della dittatura, si risolve con un taglio assolutamente imprevisto, un colpo di scena tra i più clamorosi che non conviene qui rivelare, ma che è alla base dell'approccio indispensabilmente umano da parte di Pavlosky, un'umanità al limite del malessere fisico.

Una storia, quella Argentina e quella di ‘Podestad’, senza giustizia ma senza neanche la possibilità del perdono, la storia di una ritrovata democrazia che però divenne per l'Argentina il più grande e straziante paradosso sociale.

“È dal 1989 che porto in scena Potestad” – spiega Massimiliano Caprara, regista ed interprete dello spettacolo. “Lo tradussi quando ancora frequentavo l'Accademia – continua – Da allora quest'opera geniale, sentita in piccola e modestissima parte anche mia, ha molto girato in Italia e all'estero. Vestire i panni di un testo congegnato con tanta precisione e sapienza è per un interprete andare in deliquio. Ma poi riferendoci alla disarmante umanità la cui tragedia trabocca dagli anni bui di quella dittatura, ed essendo padre io a mia volta, laddove si toccano certi temi (quello de los niños raptos, centinaia di casi risolti grazie alle nonne de la plaza de Mayo, ma tante centinaia ormai irrisolvibili, persi, sfumati, ndr), il deliquio, la goduria che provo nel far parte di un meccanismo teatralmente perfetto e sorprendente, cede il passo al senso di responsabilità civile che la nostra professione ci richiede, quello cioè di essere portatori di esempi da ricreare in scena che scuotano, allarmino, facciano intravedere soluzioni, uniscano o comunque attivino non tanto lo spettatore in quanto tale, ma il cittadino, l'elettore, il lavoratore, il padre di famiglia”.

‘Potestad’ è ambientato in una stanza essenziale, ove campeggiano tre sedie; il protagonista rivive in occasione della visita di una vecchia amica di famiglia il momento esatto in cui dei funzionari del governo, “gente elegante, per bene”, portarono via sua figlia Adriana. Si assiste al crollo delle illusioni di una coppia che mai aveva potuto avere dei figli, alla disperazione viscerale di una perdita incolmabile.

Viene quasi naturale parteggiare per il protagonista, finché… Finché Pavlovsky non ci fa conoscere la reale natura di costui, un medico di quelli che firmavano falsi decessi naturali in riferimento alle uccisioni di Stato.

Il ritorno della democrazia e quindi, attraverso l’azione delle nonne della plaza de Mayo, la restituzione alle famiglie dei nipoti, rappresenta per lui la fine della vita, l’inizio dell’incubo. Un incubo umanissimo fatto di amore paterno tenero, immenso, straziante.

‘Potestad’, con  Massimiliano Caprara e Veronica Milaneschi, per la regia di Massimiliano Caprara, andrà in scena al Sidecar – Sale Multimediali d’arti performative (p.le degli Eroi 9, Roma), dal 12 al 15 Giugno, alle ore 21. La domenica, alle ore 18. 

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