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Post Roma-Viktoria Plzen: approccio e centravanti ancora negativi

Iniziale difficoltà in fase di impostazione, un assetto tattico instabile e squadra che perde certezze e punti: un momento complicato per Gasp

Roma-Viktoria Plzen

Roma-Viktoria Plzen

Roma-Viktoria Plzen rappresenta la quarta sconfitta stagionale, tutte in casa, la seconda consecutiva in campo europeo. E di belle notizie neanche mezza tra prestazione, singola e di squadra, più il risultato e una classifica che si complica.

Un approccio pessimo con difficoltà a impostare

Se i due gol sono arrivati a metà tempo e forse nemmeno derivanti da errori difensivi “di sistema”, va detto che i segnali di una brutta Roma si sono visti già dai primissimi minuti: un approccio completamente sbagliato, soprattutto in fase di impostazione con molti errori elementari uno su tutti quello di Hermso a terzo minuto con Svilar provvidenziale in uscita. Un inizio di partita simile a quello faticoso di sabato con l’Inter.

Tra formazione iniziale e aggiustamenti in corsa, molte imperfezioni

Il cambio alla mezz’ora togliendo Ziolkowski, colpevole nel primo gol, arretrando Celik. L’inversione dopo l’intervallo degli esterni, con El Shaarawy e soprattutto Wesley più pericolosi. I cambi che hanno trasformato l’assetto tattico a metà secondo tempo, prima Welsey nella difesa a tre e poi col varo della difesa a quattro. Considerando anche il Dybala centravanti nell’11 iniziale contro l’Inter, Gasperini in queste ultime partite è alla ricerca spasmodica di un assetto tecnico-tattico stabile ed efficace che non sta arrivando. E questo, passo dopo passo, sta facendo perdere certezze.

Dovbyk e Ferguson, Ferguson e Dovbyk: così non va

Oramai non è più una notizia, ma è una situazione che comincia a pesare tanto: i centravanti della Roma deludono sempre di più. Sia per ragioni personali, ma anche di squadra: quando vengono serviti lontano dalla porta raramente ricevono e restituiscono palloni di qualità, allo stesso tempo non ricevono mai il pallone negli ultimi metri di campo. Tolta l’occasione capitata a Dovbyk nei primi secondi di gara, comunque fuori area, non hanno mai potuto tirare in porta. Non a caso i pericoli (per usare un eufemismo) sono arrivati solo dai 20 metri in su, dai vari Soulé, Dybala, El Shaarawy e Bailey. A livello offensivo, una lacuna sempre più impattante.