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Roma, è polemica sul Visconti “scuola senza disabili immigrati e svantaggiati”

Nel rapporto di autovalutazione la scuola considera “una situazione particolarmente vantaggiosa” perché “favorisce il processo di apprendimento” il non avere tra i banchi disabili o svantaggiati o immigrati

Rigetto l’immagine di un istituto che si fa vanto di politiche di esclusione… Il liceo Visconti è per principio e tradizione una scuola democratica, antifascista e interclassista”. Non ci sta Clara Rech, preside dello storico e prestigioso liceo classico Ennio Quirino Visconti, a sentirsi dare della classista o peggio, e lo spiega in una serie di dichiarazioni rilasciate all’Ansa a seguito delle polemiche sorte dopo la diffusione sui social prima e sulla stampa poi di un paragrafo del Rapporto Autovalutazione 2017 dell’istituto dove si traccia un’immagine dell’istituto che a chi scrive ha ricordato la stazione spaziale Elysium.

Tutto nasce dalla risposta a una domanda posta dal questionario di Autovalutazione che, spiega il ministro Valeria Fedeli, “le scuole pubblicano e aggiornano ogni anno per fornire alle famiglie e a chi si iscrive elementi di conoscenza”.

E alla domanda “Qual è il contesto socio-economico di provenienza degli studenti?” il rapporto risponde “L’essere il Liceo classico più antico di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidato, confermato dalla politica scolastica che ha da sempre cercato di coniugare l’antica tradizione con l’innovazione didattica. Molti personaggi illustri sono stati alunni del liceo.
Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo.
Tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. La percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiare è pressoché inesistente, mentre si riscontra un leggero incremento dei casi di DSA. Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento, limitando gli interventi di inclusione a casi di DSA, trasferimento in entrata o all’insorgere di BES.”

Una “mera rilevazione di dati contesto e non contiene alcun giudizio di merito o di valore”. Sembrano tuttavia pensarla diversamente i social, i media e in ultimo il ministro Fedeli “Non posso che stigmatizzare il linguaggio utilizzato da alcune istituzioni scolastiche, e riportato dalla stampa nella compilazione del Rapporto di autovalutazione (Rav) … ci sono principi comuni e irrinunciabili a cui tutti dobbiamo ispirarci. A partire da quelli stabiliti nella nostra Costituzione. Leggendo certe espressioni sembra che qualcuno li abbia dimenticati”.

Il rapporto poi prosegue con i dati su disoccupazione e immigrazione nel paese, necessari al contesto in cui inserire la risposta un’altra domanda: “Per quali peculiarità si caratterizza il territorio in cui e’ collocata la scuola?”. E la risposta è “Il confronto tra i dati ISTAT nazionali, del centro e della Regione Lazio, con quelli delle famiglie degli studenti del liceo mostra una situazione particolarmente vantaggiosa, essendo la percentuale pari a zero, contro il 11,6 del Lazio e il 11,8 dell’Italia per la disoccupazione; l’8,2 dell’Italia e il 10,9 del Lazio nel caso dell’immigrazione.

In sintesi: zero figli di disoccupati, zero figli di immigrati, zero disabili, status economico alto, “con rapporti stretti e frequenti con Enti locali e Istituzioni pubbliche (Municipio, Comune, Parlamento, Governo, Quirinale) ecc.”. Una scuola pubblica così probabilmente è unica al mondo. Forse il preside si dovrebbe preoccupare alla lettura di questi dati, perché questi ragazzi, tra cui alberga forse la futura classe dirigente del Paese, rischiano di arrivare alla maturità senza mai aver mai realmente interagito con nulla di “diverso” da loro.

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