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Pfizer è meno efficace contro la variante Delta, ma non c’è da preoccuparsi

Uno studio israeliano evidenzia il calo di validità del siero, che però non riguarda i casi gravi: i vaccinati possono infettarsi, ma la malattia diventa paragonabile all’influenza

vaccino covid pfizer

Vaccino Pfizer-BioNTech

Secondo uno studio israeliano, il vaccino Pfizer è meno efficace contro la variante Delta del SARS-CoV-2. Si tratta di dati preliminari, ma sufficienti a far scattare un piccolo allarme. O meglio, un (ennesimo) grande allarmismo pandemico: perché, in realtà, non c’è molto da preoccuparsi – o almeno non ancora.

Pfizer è meno efficace contro la variante Delta

«Brutte notizie da Israele: il Ministero della Salute riferisce che l’efficacia di Pfizer contro la variante Delta scende al 64% dal 94% contro altri ceppi». Così ha cinguettato lo scienziato israelo-americano Yaniv Erlich commentando il quadro epidemiologico di giugno, quando nello Stato ebraico la mutazione indiana già predominava al 90%.

Numeri che di fatto non collimano con quelli di altre ricerche, secondo cui l’antidoto funziona contro tutte le varianti, purché il ciclo vaccinale sia completo. Che, en passant, è la stessa conclusione a cui è giunta l’Ema (la European Medicines Agency, ovvero l’Agenzia Europea del Farmaco). In effetti, però, non c’è un vero conflitto tra le analisi, ma solo un problema di interpretazione parziale.

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Variante Delta

Perché non c’è da preoccuparsi

Il report diffuso dal Dicastero della Sanità di Tel Aviv, infatti, ha anche confermato la validità della profilassi nel combattere i casi gravi e l’ospedalizzazione. Il che significa che il siero anti-Covid perde vigore solo nel contrasto alla trasmissione del virus, non nella protezione della malattia. Detta in altri termini, è vero che ci si può infettare perfino se immunizzati, ma le conseguenze diventano paragonabili a quelle di una banale influenza.

Ecco perché il virologo Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, ha invitato a non gravare «questo fenomeno fisiologico di drammaticità». Al più ci si potrebbe preoccupare, come ha fatto il microbiologo Andrea Crisanti, dell’eventualità che si sviluppi «una nuova variante del tutto resistente ai vaccini».

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Il virologo e presidente dell’Aifa Giorgio Palù

Qui, però, siamo nel campo della speculazione, mentre la scienza si basa sui fatti e, come in una vecchia pubblicità, “non vende sogni, ma solide realtà”. Anche se a volte le centellina.

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