Ossigeno oscuro, la scoperta che può riscrivere l’origine della vita
Individuati sui fondali del Pacifico dei noduli metallici simili a piccole pile, capaci di produrre la molecola fondamentale per la vita: che quindi potrebbe non essere stata generata da microrganismi come i cianobatteri
Si chiama ossigeno oscuro l’ultima, sbalorditiva scoperta scientifica giunta, tenendo fede al suo nome, direttamente dai fondali tenebrosi dell’Oceano Pacifico. L’aspetto più sorprendente è che questa molecola non è stata generata da organismi viventi, bensì da concrezioni minerali simili a rocce. E proprio per questo sta mettendo in discussione le attuali teorie su come sia cominciata la vita sulla Terra.
La scoperta dell’ossigeno oscuro
Sono stati recentemente pubblicati su Nature Geoscience i risultati di alcuni esperimenti condotti dalla Scottish Association for Marine Science. La quale, come riporta France 24, stava valutando l’impatto sull’ecosistema di possibili estrazioni minerarie a oltre 4 chilometri di profondità, laddove non arrivano i raggi solari. Concentrandosi soprattutto sui cosiddetti “noduli polimetallici”, formazioni abissali contenenti sostanze come manganese, nichel e cobalto, fondamentali per le batterie delle auto elettriche e dei cellulari.
In un ambiente in cui è impossibile la fotosintesi clorofilliana, il team guidato dal professor Andrew Sweetman intendeva misurare il consumo di O2. La cui concentrazione, però, nell’acqua sopra ai sedimenti incredibilmente aumentava.
Test successivi hanno quindi rilevato che la superficie dei depositi presentava una tensione elettrica piuttosto elevata, simile a quella di una pila AA. Un voltaggio sufficiente a dar luogo a un processo chiamato elettrolisi, che scinde l’H2O nei suoi elementi di base, idrogeno e – appunto – l’ossigeno oscuro.
All’origine della vita
Queste evidenze hanno implicazioni potenzialmente dirompenti, perché lo scenario “classico” sull’origine della vita ruota intorno ad antichi microbi, i cianobatteri. I quali, circa tre miliardi di anni fa, sarebbero stati responsabili dell’iniziale produzione di ossigeno, cui seguì il graduale sviluppo degli organismi complessi.
Il professor Nicholas Owens, direttore della SAMS, ha spiegato che «la possibilità che ci fosse una fonte alternativa ci esorta a un radicale ripensamento» dell’ipotesi. Senza contare che lo stesso fenomeno potrebbe verificarsi in mondi acquatici come alcune lune di Giove e Saturno, creando le condizioni per l’apparizione della vita extraterrestre.
Naturalmente tutto è ancora da dimostrare, ma in fondo la ricerca serve proprio a questo: a portare alla luce ciò che giace, da sempre, nell’ombra.