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Orsi pericolosi per l’uomo? I cani lo sono di più. Ecco perché

Il parere del terapeuta Luigi Polverini: “Soppressione? Vi spiego come leggere e tener conto delle statistiche”

Un collage con l'immagine di un pastore tedesco e del dott. Luigi Polverini

E’ senza dubbio il miglior amico dell’uomo. La sua compagnia, fedeltà e amore incondizionato fanno del cane, l’animale che meglio identifica il compagno a quattro zampe ideale per grandi è piccini. Eppure, secondo le statistiche non è sempre così. Si parla anche di notevoli espressioni aggressive degli stessi fedeli amici, che spesso sono più pericolosi per l’uomo di altri animali, risultando anche causa di morte.

I dati del Codacons

Secondo una ricerca del Codacons, soltanto in Italia si registrano circa 70 mila aggressioni canine all’anno. Un numero che a detta dell’associazione che tutela utenti e consumatori, è negli ultimi tre anni cresciuto del +10%. Questo innanzitutto perché forse non si conoscono in pieno i possibili risvolti aggressivi del cane, né il fatto che determinate razze e specie necessitano di differenti e opportune tipologie di addestramento.

Sempre secondo il Codacons infatti “E’ indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolose per l’uomo” come pitbull e rottweiler, che “possono provocare ferite letali in caso di morsicatura”. Una modalità che per certi versi è universalmente riconosciuta e avverrebbe “indipendentemente dall’ educazione che si dà al proprio animale”.

Le statistiche

I numeri dicono che il cane figura al quarto posto nella top 20 degli animali che maggiormente sono causa di morte per l’uomo. Si parla di 17400 uomini uccisi ogni anno. Molti di più rispetto ad altri animali ritenuti convenzionalmente più pericolosi come squali, alligatori e orsi. Al primo posto figurano le zanzare, capaci di far circolare virus e batteri letali: 830 mila i decessi stimati. Al secondo i pappataci, al terzo invece i serpenti (60 mila).

I cani più pericolosi?

American Bulldog; Cane da pastore di Charplanina; Cane da pastore dell’Anatolia; Cane da pastore dell’Asia centrale; Cane da pastore del Caucaso; Cane da serra da Estreilla; Dogo argentino; Fila brazileiro; Perro da canapo majoero; Perro da presa canario; Perro da presa mallorquin; Pit bull; Pit bull mastiff; Pit bull terrier; Rafeiro do alentejo; Rottweiler; Tosa inu. Sono queste invece le razze canine da monitorare con grande attenzione.

Ricordiamo infatti che dal 2009, ai padroni si impone di: gestire o lasciare in affidamento l’animale a persone che abbiano capacità di gestirlo; dotarsi sempre del guinzaglio da tenersi a una lunghezza non superiore al metro e mezzo, ricordandosi di portare sempre con sé la museruola, da applicare ove non vi fossero le necessarie condizioni per garantire incolumità altrui.

In molti decidono anche di affidarsi ad alcune polizze assicurative in grado di coprire i danni che il proprio animale potrebbe recare a cose o persone.

I cani aggressivi vanno abbattuti?

Ci sono dunque alcuni cani di cui si riconosce una comprovata pericolosità. In alcuni casi, gli esemplari ritenuti altamente pericolosi vengono presi in carico dalle autorità che, sovente, possono anche propendere verso la soppressione dell’animale.

E’ sempre una scelta corretta? Quali sono gli iter per stabilirne la reale pericolosità? Le statistiche esaminate sono veritiere o è necessario un aggiornamento?

Lo abbiamo chiesto al Dott. Luigi Polverini, terapeuta del comportamento animale ed esponente principale in Italia del metodo cognitivo-comportamentale applicato alla terapia sugli animali.

“La soppressione non è sempre una scelta corretta” – dice Polverini – “Bisognerebbe andare a vedere il significato dell’aggressività. Il cane viene etichettato come aggressivo per quale motivo? Bisogna indagarne le cause ed eventualmente la responsabilità. Bisognerebbe capire il percorso e il processo che lo ha portato a diventare da cucciolo ad adulto”.

Le statistiche sono veritiere?

“E’ un discorso complesso. Non c’è una razza particolarmente a rischio. Ci sono razze che necessitano sicuramente di una maggiore capacità di gestione, ai fini di una più tranquilla convivenza. Sembra come se la dimensione determini la possibilità aggressiva e di creare danni. Non è affatto così. In realtà si potrebbe parlare di aggressività anche per un cane di piccola taglia, magari tenuto in braccio, magari responsabile di comportamenti allontanativi”.

Il cane viene indicato come il 4 animale più pericoloso e in grado di causare morte agli uomini. Non bisogna tenerne conto, allora?

“Sono statistiche di cui tener conto se si considera il dato secco relativo alla gente morta in questi ultimi anni per colpa di animali. Certamente il cane è ai primi posti. Ma non si può paragonare un cane, per esempio a un lupo. Col cane ci vivo tutti i giorni. I censimenti parlano di circa sei milioni di animali all’interno delle abitazioni. E’ chiaro che la statistica non tiene conta della diffusione dell’animale. Quante volte posso incontrare un orso nella mia vita? Forse una sola. Il cane ha una frequentazione più assidua e dunque diverse possibili reazioni negative”.

Qual è l’iter per stabilire la reale pericolosità dell’animale? E quando è strettamente necessaria la soppressione? 

“Normalmente l’iter per capire la pericolosità dell’animale passa attraverso l’attuazione dell’anamnesi. Per capire cosa ha provocato quel comportamento. Se quel comportamento è stato determinato da un problema ontogenetico, dunque legato alle modalità nelle quali il cane è cresciuto. In questo caso la sua responsabilità è limitata e molto più addebitabile a chi ha portato quel cane a comportarsi in quel modo. Nel 95% dei casi, questi si recuperano. Laddove l’aggressività sia di natura genetica c’è poco da fare. Ma nella mia carriera, in 40 anni di lavoro in questo campo, soltanto una volta mi è capitata un’aggressività di tipo genetico”.