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Omicidio Gianmarco Pozzi: un’indagine mai partita per salvare la stagione balneare

Delitto di Ponza: Gianmarco Pozzi suicidato da incompetenza o dalla ragion di Stato?

Gianmarco Pozzi

Gianmarco Pozzi, un’indagine mai partita davvero, per non compromettere la stagione balneare.

Il mare e le Isole Pontine su di esso adagiate, sono la prima cosa che gli occhi ancora assonnati vedono ad ogni risveglio mattutino da quando, alcuni anni fa, ho avuta il privilegio di poter vivere nel mezzo della selva incontaminata del Monte Circeo a ridosso degli scogli di Punta Rossa.

E’ ormai un rituale che scandisce l’inizio delle mie giornate, quello di verificare la nettezza visiva di quelle piccole isole, quasi a voler controllare ogni giorno che stessero ancora lì, di fronte a quella macchia mediterranea così inspiegabilmente selvaggia e così tanto vicina a Roma.

Gianmarco Pozzi, ucciso a 28 anni

Ponza, dell’arcipelago che prende il suo nome, è l’isola maggiore, la più imponente e maggiormente abitata. Non è raro che nelle giornate più terse ed assolate, ad occhio nudo possa quasi vedere all’interno delle case che si arrampicano sul versante di fronte al continente.

Così come è forse possibile che alcune volte, nelle notti d’estate con il “vento giusto” sembra di poter ascoltare le voci degli isolani nel tipico dialetto, o le grida divertite di qualche turista un po’ su di giri.

Purtroppo, la notte del 9 agosto 2020, nell’estate di tregua dall’emergenza Covid, nessuna voce né grido è riuscito ad attraversare le 21 miglia nautiche che separano Ponza dal promontorio del Circeo e avvertire che il giovane Gianmarco Pozzi stava per essere ucciso.

Sì, ucciso al di là di ogni ragionevole dubbio, malgrado la frettolosa rubricazione in suicidio e un’indagine svolta con modalità talmente sbagliate da far ritenere improbabile ci si sia trovato di fronte a una ennesima e semplicistica manifestazione d’incompetenza da parte degli inquirenti incaricati.

Il contesto sociale in cui avvenne il delitto di Ponza

Per meglio definire il contesto in qui il fatto si è sviluppato fino al tragico epilogo, è necessario inquadrare i fattori che rendono del tutto particolare il luogo del delitto. Ponza, vive dall’epoca del boom economico della stagionalità delle vacanze estive. Generosa nell’accogliere vacanzieri facoltosi o desiderosi di esserlo, la si può raggiungere solo via mare. Al di là dei traghetti di collegamento, imbarcazioni private di ogni genere, durante tutto il periodo estivo, fanno la spola in quel piccolo tratto di mare che separa l’isola dalla costa laziale. Da molti anni, è ritenuta la zona franca per le “nottate brave” di figli di papà della Roma bene.

Per alcuni rappresenta l’iniziazione al mondo dei grandi dove droga, alcool e ragazze non possono mancare. Non di rado, l’eco delle nottate brave dei rampolli di buona famiglia, raggiunge le spiagge del Circeo, da cui spesso parte questo particolare pendolarismo del divertimento.

Per molte ragazze e ragazzi della periferia cittadina, l’occasione per mettere in mostra il fisico definito da mesi di palestra con la speranza di fare il “salto” di classe, o nella peggiore delle ipotesi, di farsi una vacanza gratis a bordo di qualche yacth.

In un piccolissimo lembo di terra, classi sociali tanto diverse, si trovano a convivere brevemente ma intensamente sotto gli occhi interessanti degli isolani, che da questo caotico movimento, devono trarre il maggiore vantaggio possibile, in vista del desolato inverno. Non mancano le presenze straniere, soprattutto Russi arricchiti sopraggiunti a bordo di lussuosi yacth, pronti a rifornirsi di Coca, ragazze e fiumi di alcool. Tutto questo mondo, prende una sua forma ben definita nel corso delle notti d’estate, quando alla luce del sole ed al canto dei gabbiani, si sostituiscono i neon dei locali e i decibel della musica estiva.

Chi era Gianmarco Pozzi

In questo contesto si inserisce la scena del crimine di cui è stato vittima Gianmarco Pozzi, campione di Kick Boxing, body guard stagionale presso uno dei locali più trendy dell’isola, pusher improvvisato senza trascorsi delinquenziali.

Pozzi ha perso la vita e con essa i sogni di un giovane modernamente figlio del popolo, felice di poter fare un lavoro che in qualche modo, lo rendeva partecipe di un mondo agognato e forse irraggiungibile.

Un mondo che per divertirsi necessita di un servizio completo di droga, alcool e sesso, di cui Gianmarco era un’utile pedina quale comodo collegamento con il “mondo di sotto“ senza doversi sporcare troppo, in grado di fornire il servizio adeguato alle esigenze dello sballo dei nostri tempi.

Riportato all’attenzione del grande pubblico, grazie allo speciale delle Iene andato in onda il…di cui si è potuta apprezzare la consueta “delicatezza” di Giulio Golia nel ricostruire il caso insieme ai familiari della vittima, quello di Gimmy Tozzi va considerato un Cold Case tipico, e come tale andrebbe gestito per sperare di arrivare ad una risposta plausibilmente veritiera e ad una nuova soluzione giudiziaria.

Un’indagine mai partita per salvare la stagione balneare

A differenza della maggior parte dei “casi irrisolti”, in cui la verità è spesso nascosta negli stessi documenti d’indagine, per la morte di Gianmarco, semplicemente l’indagine non è mai partita.

Venne subito ricoperta con la sabbia, non prima di aver lavato con varechina le tracce sulla scena del crimine primaria, e soprattutto preoccupandosi di allontanare o ignorare testimoni e possibili indiziati.

La piena ed immediata concordia tra PM e Carabinieri supportata da una perizia medico legale “imbarazzante” sembrano rappresentare il desiderio di chiudere immediatamente il caso per non compromettere “la stagione”.

Inoltre, cosa che molti ignorano nell’analizzare i perché di una modalità d’indagine, la “scarsa importanza” della vittima, difficilmente avrebbe potuto giustificare il budget necessario per la risoluzione del caso la cui scena del crimine andava estesa su tutta la superficie dell’isola.

Eppure, molto si poteva fare proprio per la particolarità del luogo, già naturalmente circoscritto e con maggiore facilità di identificazione attraverso le telecamere presenti, l’analisi del traffico telefonico, le presenze in alberghi e case affittate, la verifica delle imbarcazioni ancorate etc..

Purtroppo, “suicidare” Gianmarco potrebbe aver rappresentato la migliore soluzione per tutti i presenti, e poco importa se uno o più assassini l’avrebbero fatta franca.

Alcuni punti certi nel delitto di Gianmarco Pozzi

Dei mille dubbi, delle svariate ipotesi formulabili e delle contraddizioni emerse cerchiamo di fissare alcuni punti certi oltre quelli già espressi nell’esaustivo servizio di Giulio Golia che invito a rivedere sul sito de Le Iene:

  1. Gianmarco, 100 Kg di muscoli e tecnica letale per chi pratica il Kick boxing, non sembra essersi dovuto difendere da un’aggressione. Semmai potrebbe aver subito senza poter reagire. Ciò è compatibile solo se reso incosciente da qualche elemento (ben diverso dalla cocaina ritrovata nel suo organismo che semmai avrebbe esponenzialmente aumentato aggressività e resistenza) o da un’azione esterna come una minaccia armata o altra costrizione di natura psicologica o mentalmente impeditiva.
  2. Il fatto deve aver coinvolto più di una persona, vista la distanza percorsa da quello che probabilmente era già cadavere prima di “cadere” nell’intercapedine di una casa privata raggiungibile con difficoltà.
  3. La simulazione, per quanto bislacca, testimonia premeditazione o quantomeno predeterminazione con ampia disponibilità di tempo a disposizione.

Difficile ignorare le delle troppe analogie tra la morte di Gianmarco Tozzi e quella del povero Stefano Cucchi.

Come sappiamo, l’epilogo della vicenda giudiziaria relativa al ragazzo di Morena (estrema periferia di Roma), ha richiesto l’indefessa tenacia dei genitori e della sorella del ragazzo, che mai ha smesso di lottare per la verità in una lotta impari con schegge avvelenate delle istituzioni. Lo stesso dovrà fare la sorella di Gianmarco: lottare per avere la verità, combattere per avere giustizia.

Mi vorrà perdonare il Direttore per l’utilizzo della prima persona. Non posso farne a meno, ogni qualvolta il fatto accaduto, le umanità coinvolte e i luoghi dell’evento toccano le corde intime dell’animo. Come un padre per il proprio figlio, la cui scomparsa violenta vuole una risposta, qualunque essa sia.

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