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Oltre la polemica di Elodie con Gino Paoli. Cantanti e canzoni: meglio ieri o oggi?

Quando avevamo 20 anni, ai concerti non c’erano i nostri padri né i nonni! Era una musica di rottura. Oggi quelle canzoni resistono. Perché?

La trasformazione di Elodie

Elodie RomaIT.it

Gino Paoli fa scoppiare la polemica: oggi conta solo l’apparenza, una volta bisognava essere bravi. Elodie risponde: certi artisti nella vita di tutti i giorni sono delle M… Poi Gino Paoli chiede scusa ma il tema ha una sua logica. Molti della vecchia generazione la pensano allo stesso modo. Hanno ragione?

“Ieri avevamo Mina e Vanoni. Oggi emerge chi mostra il sedere”

La polemica sembra rientrata con le scuse di Gino Paoli a Elodie: “Sono stato male interpretato, oggi l’apparenza è più importante della sostanza”.

In una intervista al Corriere della Sera il cantautore genovese aveva detto: “Ieri avevamo Mina e la Vanoni. Oggi emergono le cantanti che mostrano il sedere” Il riferimento era esplicito agli abiti succinti di Elodie e forse anche di Arisa e di Elettra Lamborghini. Non c’è dubbio che il livello della musica leggera, per chi ha più di 60-70 anni sia caduto molto in basso. Sia sul piano delle melodie che su quello dei testi, ma Paoli sembra prendersela proprio con gli interpreti, anzi le cantanti.

Alla viglia dei 90 anni Ginettaccio, anche se non è Bartali, non le manda a dire. La frase l’ho riportata prima. Siamo però in un momento particolarmente sensibile ai temi della volgarità e della misoginia. Le parole di Paoli colpiscono duro ed Elodie, aspetto elegante e raffinato ma di estrazione popolare, risponde altrettanto duramente in un Twitt:Ci sono artisti che hanno scritto capolavori, ma nella vita di tutti i giorni sono delle Merde, è così. Io preferisco essere una bella persona.

Elodie una brava e bella ragazza che fa la sua parte senza esagerare

In una bella intervista fatta a La Confessione, con Peter Gomez, sul Canale 9, Elodie si era aperta. L’intervista era più vecchia della polemica con Paoli (circa 9 mesi fa) ma ne era uscito un quadro positivo della cantante, che attualmente va per la maggiore. Una ragazza che tutto sommato è arrivata abbastanza tardi al successo, passando attraverso dure prove familiari ed economiche che l’hanno resa una persona per bene, come si definisce lei, responsabile, professionista, ambiziosa. Viene da un quartiere di Roma molto periferico, il Quartaccio.

Nasce nel 1990. Sua madre è una ex modella e ballerina di origini francesi che ha avuto problemi di droga e suo padre un musicista. Elodie sembra aver trovato la sua strada nella musica leggera e si sta imponendo all’attenzione del pubblico. A me ricorda molto Dua Lipa, come immagine nello spettacolo, non come voce o presenza. Una bella ragazza che fa il suo show sul palco con altre ballerine e ballerini, la cifra per imporsi nel panorama musicale. Rispetto alla cantante anglo-kosovara, Elodie appare più grezza, impacciata nelle movenze. Si vede che le manca questa sfrontatezza che deriva dall’apprendimento di come ci si deve muovere sullo stage. L’eleganza è dalla sua ma sulla scena non ha la stessa presenza della collega straniera. Ma Elodie ha tutto il tempo per arrivare dove vorrà.

Il gonnellino con lo spacco ha dato la stura ai soliti hackers

Qualche regista la nota e cominciano a fioccare proposte per il cinema. Ma Elodie non si lancia. Legge le sceneggiature. Sceglie. Lo può fare. Non si sente pronta. Le va dato merito per questo. Non si getta via. Dimostra che non cerca di strafare ma vuole arrivare a piccoli passi e con le sue gambe. Belle, lunghe, con un fisico asciutto. Sul palcoscenico fa la sua figura indubbiamente. Chi la veste decide di osare. Recentemente al PalaLottomatica si esibisce con un abitino rosso che le copriva appena le parti intime e uno spacco laterale molto alto faceva pensare all’assenza di indumenti sotto il gonnellino. In parecchi l’hanno criticata. I soliti odiatori da tastiera.

Elodie risponde: “La tengo como todas” come fece Laura Pausini nel 2014 in Perù. In realtà lo spacco lascia immaginare soltanto. È un ammiccamento, un gioco, che su una figura esile da modella come Elodie ci può stare. Una così non sarà mai volgare. Le critiche non hanno senso. Un po’ come accadde per Belen che scendeva le scale del Festival di Sanremo, mettendo in mostra con uno spacco vertiginoso le bellissime gambe fino a una farfallina colorata, tatuata sull’inguine. Sono cose che si fanno proprio perché qualcuno abbocchi e punti il ditino. Parlatene, bene o male, purché se ne parli. Ha funzionato anche stavolta.

Elodie era stata già criticata per il disegno di Milo Manara sulla copertina del disco

Non è la prima volta che Elodie viene attaccata per le sue scelte. Era già accaduto per l’uscita dell’ultimo album Red Light. La copertina, disegnata da Milo Manara, la raffigurava nuda. La cover fece parlare più delle canzoni, divenne il richiamo. Anche quella volta Elodie fu costretta a rispondere: Il mio corpo è il mio manifesto di donna libera, replicò. Il problema in fondo è sempre questo, sempre lo stesso. Potete non condividere le sue scelte, ma non potete pretendere che non sia sé stessa. La risposta più bella la cantante l’ha data su Instagram ringraziando Valentino per gli abiti indossati durante l’ultimo show: Grazie per avermi fatta sentire bellissima e potente. Questo è il punto.

Le donne ora rispondono. Fanno quadrato: il corpo è mio e lo gestisco io

Subito Emma Marrone è andata in soccorso della collega e dell’amica: “Sono una persona libera di essere come sono e di mostrarmi come voglio. Vorrei che la stessa libertà l’avessero tutte. In America sul palco con un microbody c’è Christina Aguilera, ma anche Beyoncé. Non si vergognano dei loro corpi, sono artiste. Patty Pravo si esibiva con le camicie aperte sul seno, Renato Zero in calzamaglia come David Bowie. Loredana Bertè e Tina Turner portavano gonne cortissime”. Tutto verissimo. Fa parte dello show. Per sorprendere e non passare indifferenti il look è fondamentale. Basti pensare a Alice Cooper truccato e a torso nudo, a Shinead O’Connor con la testa rasata, Angus Young degli AC/DC in pantaloni corti, oggi ripreso in chiave elegante da Marco Mengoni.

Quando si ha qualcosa da mostrare si è sempre mostrato, il giusto, senza cadere nel ridicolo o nell’eccesso. Ricordiamo anche Cher, altra cantante attrice di grande fascino e grande bravura. La stessa Madonna non lasciava niente all’illusione nei suoi abbigliamenti e atteggiamenti e adesso anche Shakira e la stessa Jennifer Lopez non lasciano niente al caso: spacchi, gonnellini, tutine, bodies. Ma non è che in passato fossero tutte abbottonate! Ricordo lo scandalo di Abbe Lane con Xavier Cugat. I suoi vestiti la fasciavano in maniera scandalosa per la tv degli anni ’50 ma nessuno ha mai messo in dubbio che non sapesse anche cantare.

Paolo Crepet ha rincarato la dose e Arisa gli ha risposto per le rime

Qualche settimana fa anche lo psicoterapeuta Paolo Crepet ha pensato bene di colpire con fendenti dei suoi il mondo delle nuove cantanti: “Penso che se uno non ha voce ha fondoschiena. Siamo in un mondo in cui un cantante per promuovere un disco deve spogliarsi, non serve più fare un concerto speciale o comunque ipotizzare un lancio promozionale diverso. Queste signore lo sanno che esistono i Rolling Stones? A Mick Jagger non è mai servito posare senza veli per l’uscita di un nuovo singolo. Quando arrivi a mostrarti nudo vuol dire che è la fine. Oltre c’è solo l’endoscopia.

In quell’occasione rispose Arisa, mostrandosi nuda su Instagram anche se in una posa irreprensibile.

L’erotismo nello show c’è dagli anni ‘20

Forse Crepet si è scordato degli anni in cui era ragazzo o forse era troppo intento a studiare psicanalisi. Ma l’erotismo, anche se spesso d’accatto, c’è sempre stato nella pubblicità, nel cinema e nella musica, da quando è nato lo spettacolo negli anni ’20. Quando Josephine Baker, vestita di un gonnellino di banane faceva impazzire gli uomini ai suoi show parigini. Qualcuno ha ancora in mente una Carmen Villani che negli anni ’60 arrivò anche a interpretare film erotici. Più indietro ci fu Julia De Palma, censurata perché nel cantare “Tua” faceva intendere a cosa si riferiva.

L’eros è sempre stata una chiave facile per arrivare al grande pubblico. Negli anni ’50-’60 c’era Zizi Jenamaire, ballerina e cantante che, con le sue belle gambe lunghe avvolte in calze a rete fumé, coperta a metà solo da una maglia scura, ha preceduto di poco le gemelle Kessler di Studio Uno. Certo, ci voleva anche la capacità. C’era l’uno e l’altro. E tutte le artiste che abbiamo citato sono state o sono delle grandi.

Le cantanti e i cantanti oggi devo essere attraenti, le voci si adattano

La tecnologia oggi consente che ognuno possa cantare, in sala d’incisione. L’importante è essere attraenti, sapersi muovere, diventare dei modelli per i fans. Sono tante di più le belle artiste discinte sul palco. È una logica conseguenza dei tempi. In Croazia c’è Lidija Bacic, che canta praticamente in costume da bagno o giù di lì. Le stesse tutine che usa anche Dua Lipa. Mentre nel campo latino, le cantanti reggaeton Becky G, Karol G, Natti Natasha, sempre poco vestite ma con collane, ori, orologi, pizzi, volant, piume di struzzo, in appartamenti hollywoodiani, accanto a piscine stratosferiche, interpretano le canzoni, come fossero mini film, dove si dichiarano disposte ad andare dal lui del momento, a casa sua, per fare una festa in pigiama, anche in coppia con l’amica. 

Insomma c’era prima e c’è ancora l’ammiccamento erotico sul palco. Negli anni ’70 il Musical Hair prevedeva scene di nudo integrale. Tante esibizioni artistiche pure fanno ricorso a corpi nudi maschili e femminili. Ma lì nessuno protesta. Fa più parlare uno spacco nell’abito corto che il nudo integrale artistico. Il si vede non si vede tira ancora.

La critica è verso i generi musicali attuali di successo

Tornando a Paoli e alle sue dichiarate critiche sull’apparire e non sull’essere, dobbiamo dire che non ha ragione quando esprime giudizi tranchant sulle colleghe, per i centimetri di carne in vista ma solo se non sanno cantare, questo si. È qui la critica riguarda, a mio parere, giustamente i generi rap, trap e affini. Non assistiamo a esibizioni di cantanti ma di parlatori. Recitano nenie incomprensibili e spesso propongono modelli culturali più degradati di quelli del genere neo melodico napoletano stile il primo Nino D’Angelo o del più recente Geolier. Come livello possiamo citare la canzone tamarra. Ma almeno quella aveva velleità comiche. Il burino che faceva ridere. Questi pensano di essere bravi.

Mi riferisco ai vari Achille Lauro, Rosa Chemical, Fabri Fibra, Ghali, Fasma, Rkomi, Izi, Tedua e compagnia cantante. Una polemica recente ha visto l’attrice Cristiana Capotondi lanciarsi contro i testi trap (non tutti, quelli più volgari) che inneggiano a modelli femminili che neanche Rocco Siffredi si consentirebbe, anzi credo che i film porno siano tutto sommato più femministi di quelle canzoni, se posso esagerare. Almeno nei porno le donne appaiono libere nelle loro scelte. Nei testi trap sono oggetti di consumo e di dileggio sessuale. Se questi sono i giovani d’oggi, ha ragione la Capotondi ha chiedere che certa musica violenta nei testi e nei contenuti venga condannata senza mezzi termini, come incitamento a maltrattare le donne e messa all’indice.

Senza melodia né emozioni, nessuno ricorderà più le canzoni tra 20 anni

A volte mi soffermo a pensare perché si facciano tanti programmi e tanti eventi sulle canzoni dagli anni ’60 ai ’90? Molti di quei brani non sono mai spariti. Ogni tanto si fanno delle cover. Ma quasi ciascuno, nonno, padre o figlio ne conoscono i testi e le melodie. Basti pensare a Battisti, Dalla, Modugno, Tenco, Pino Donaggio, Little Tony, Al Bano, Mina, Celentano, la Vanoni e ancora molto ascoltati sono i brani anni ’70 dei grandi gruppi rock dell’epoca. Come si giustifica la longevità dei Rolling Stones? O, se mi permettete l’accostamento indecoroso, dei Cugini di Campagna? Sono persone di quasi 80 anni e ancora fanno concerti per i ventenni e i loro nonni!

Quando avevamo 20 anni noi, ai concerti non c’erano i nostri padri e neanche i nonni! Era una musica di rottura. Oggi quelle canzoni resistono. Perché? Perché quelle di adesso te le dimentichi appena le hai ascoltate. Non emozionano. Non toccano corde profonde. Sono tiritere noiose. Buone per scuotere la testa e sballarsi, poi svaniscono come neve al sole. Se Paoli voleva dire questo gli dò ragione. Se no lo dico io. Anche se capisco che stiamo solo esprimendo pareri opinabili. Ogni generazione ha avuto la sua musica. A mio padre piaceva Natalino Otto e il Jazz di Louis Armstrong.

A me i Doors ma anche Muddy Waters, i Beatles e the Animals, i Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Janis Joplin e i Talking Heads e anche I Simple Minds e I Simply Red… Sono sicuro che questa musica, tutta, anche quella che ascoltava mio padre (giorni fa mi sono messo a riascoltare The smoke gets in your eyes dei Platters o Unchained Melody dei Righteous Brothers, riportata in auge dal film Ghost con Demi Moore e Patrick Swayze) resterà per sempre a segnare le epoche in cui è nata, poi quando arriveranno al 2000/2020 si metteranno le mani nei capelli.Siamo la generazione dei Blues Brothers, di Eric Clapton, Santana, di Sting… possono mai piacerci le canzoni di Sanremo di adesso?