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Nun je da’ retta, Giorgia. Quei conservatori USA sono neoliberisti travestiti

La leader di FdI è negli USA per l’annuale “National Prayer Breakfast”, riunione a inviti che mescola potere e religione

L’iniziativa è di vecchia data, visto che è ormai giunta alla 68esima edizione, e per giudicarla bisogna capire bene di cosa si tratta. Per giudicare la riunione in quanto tale. E per giudicare anche, di conseguenza, la partecipazione di Giorgia Meloni, che vi è stata espressamente invitata. Così come, l’anno scorso, fu invitata alla CPAC, la “Conservative Political Action Conference” che riunisce gli eletti e i principali attivisti del partito repubblicano.

La National Prayer Breakfast – denominazione che dovrebbe già bastare a far sorridere di scherno un qualsiasi europeo appena un po’ smaliziato nei confronti degli USA – è il classico miscuglio all’americana di potere brutale e di religione distorta. Di potere più che mai terreno e di religione meno che mai spirituale.

Il potere, intimamente spietato, è quello dell’establishment economico e politico, che ha nel dollaro il proprio dio autentico e nella speculazione di ogni sorta, ma preferibilmente finanziaria, la propria liturgia favorita. Al posto della messa in chiesa, che riunisce i fedeli, la messe in Borsa, o altrove, che accumula i profitti.

La religione, fintamente etica, è quella del cristianesimo di matrice protestante, secondo cui la benevolenza divina si manifesta nel successo mondano degli individui. O dei popoli. Wow: se accade è perché Dio lo ha permesso. Se lo ha permesso significa che lo vuole. Se Lui lo vuole, Noi abbiamo ragione. L’universo come una holding. La Terra come l’azienda affidata in concessione, permanente, ai super ricchi.

Una logica ferrea, nelle intenzioni di chi la brandisce. Una logica capziosa e ributtante, negli esiti che va a produrre. E a santificare.

D’altronde, per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse con la dovuta evidenza, parliamo di quegli USA che sulla propria moneta stampigliano, dal 1957, la dicitura “In God We Trust”. La scusa è che si tratta del motto nazionale. La verità è che mira a  sancire la saldatura tra il sacro e il profano. Laddove il sacro è a dir poco discutibile, mentre il profano è a dir poco devastante.

Un potere sommamente malintenzionato. Una religione infimamente malintesa.

Un’ipocrisia collettiva e ormai congenita che, sia pure con qualche differenza collaterale, accomuna i Repubblicani e i Democratici. I Repubblicani, per rimanere sugli ultimi decenni, di Reagan e dei Bush padre e figlio e di Trump. I Democratici dei Clinton e di Obama.

I Repubblicani e i Democratici delle guerre scatenate in giro per il mondo. Ieri lo spauracchio del comunismo. Più recentemente quello dell’integralismo islamico. Il nemico esterno per occultare i vizi interni. E intrinseci.

Pregare dio. Fregare il prossimo. That’s the mission.

Dio-Patria-Famiglia. Oh yes

Che dagli USA non si possa prescindere è un fatto. Che si debbano ridurre al minimo i loro condizionamenti è il presupposto di una sovranità ritrovata. O in via di ricostruzione.

Giorgia Meloni, perciò, è completamente fuori strada, nel cercare oltreoceano una legittimazione internazionale alla sua ascesa in Italia. Un errore gravissimo, e quasi imperdonabile, che perpetua uno dei più tipici abbagli della destra post fascista: fissare il proprio avversario mortale nella Sinistra, anziché nel capitalismo liberista. Un errore che era già tale all’indomani della Seconda guerra mondiale, ma che all’epoca aveva una parziale attenuante nella necessità di contrapporsi all’URSS di Stalin e dei suoi epigoni.

Dopo lo sgretolamento dell’Unione Sovietica, però, questo alibi è venuto meno. E avrebbe dovuto cedere il posto a un pieno ritorno alla consapevolezza delle forze in gioco e degli obiettivi degli USA. O meglio: di quei potentati, innanzitutto finanziari, che sono per loro natura sovrannazionali e che utilizzano gli USA come paravento.

Ciò che ieri avrebbe dovuto fare Alleanza Nazionale, e che oggi compete innanzitutto a Fratelli d’Italia, è prendere le distanze dal modello globalista che inchioda gli esseri umani al proverbiale “lavora-consuma-crepa” e che asservisce la politica all’economia.

Allo stesso tempo, si sarebbe dovuto capire – e denunciare – che la sedicente Sinistra si era ormai prostrata a quelle logiche perverse, rinunciando alle proprie matrici socialiste e sostituendole con la difesa/esaltazione dei diritti civili. Massima libertà nel privato, per quello che ne resta dopo il lavoro via via più precario e sottopagato. Massima schiavitù nella sfera economica, ormai egemonizzata dallo strapotere dei Mercati.

In altre parole, i diritti civili come maschera etica dietro la quale occultare la sostanziale e insormontabile iniquità del sistema produttivo, imperniato sulla sopraffazione di pochi a danno di tutti gli altri.

Ma attenzione: la stessa dinamica la ritroviamo, a posizioni ribaltate, nei richiami dei Repubblicani USA alla classica triade “Dio, Patria e Famiglia” di cui si ammantano i conservatori. Anche per loro, e quindi per chiunque li sostenga (come adesso la Meloni), l’appello a quei valori altisonanti non è altro che una gigantesca mistificazione, nell’intento di nobilitare la smania di arricchimento e di dominio che è il vero obiettivo. E la vera ragion d’essere di tutto il resto.

Il cattocomunismo ci fa schifo? Benissimo. Vogliamo sottrarci alla pseudo filantropia del centrosinistra italiano ed europeo che ha spalancato le frontiere ai cosiddetti migranti? Perfetto.

Ma l’alternativa non può essere il cristian-liberismo dei Repubblicani USA. Ciò che essi cercano non sono affatto dei liberi alleati con i quali confrontarsi, ma solo dei vassalli ubbidienti da comandare a bacchetta.

Non sono e non saranno mai i nostri amici.  

Non devono essere in alcun modo il nostro modello.

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