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Notte di note color Cremisi al Planet con gli Stick men di Tony Levin

Bellissimo concerto per (pochi) appassionati di una band ieri particolarmente in forma

Capita raramente di potersi godere una leggenda vivente a un metro di distanza. Hanno colto l’occasione i (pochi) spettatori che ieri sera hanno animato il concerto degli Stick men al Planet e hanno potuto guardare negli occhi mr. Tony Levin, il leggendario bassista di Peter Gabriel e dei King Crimson, ieri a Roma in uno dei suoi “progetti paralleli” insieme a Pat Mastellotto, altro Crimson, alla batteria e a Markus Reuter, musicista poliedrico allievo prediletto di Robert Fripp e da sempre nell’orbita Crimson (nei Crimson Projekct a lui toccano le veci di Fripp).

Stick men: un trio d’eccezione per una performance d’eccezione, tutta ruotante intorno a uno strumento poco conosciuto, il Chapman Stick, fusione tra una chitarra e un basso elettrico da suonare in modalità touch. Strumento difficile ma dalle enormi potenzialità sonore, che gli Stick men sfruttano al meglio per restituire un suono progressive-metal di grande impatto ed efficacia. Per gli amanti dello strumento, Levin usa lo stick originale Chapman, mentre Reuter imbraccia una touch guitar, variante con corpo dello stick originale più simile a uno strumento tradizionale.

E dopo un saluto in un buon italiano (non il solito “ciao Roma”), dai Crimson parte il trio, con una "Red” tiratissima che appaga immediatamente un pubblico attentissimo. Grazie alla potenzialità dei due stick i musicisti sul palco sembrano quattro quando non cinque, grazie anche ai virtuosismi del duo, retti dalla impressionante batteria di Pat Mastelloto, che è spettacolo a se.

Gran parte del concerto è dedicato ovviamente al loro ultimo anche se non più recente album: "Prog noir", dove Levin concede anche piccole performances vocali, puntellato da brani degli album precedenti e dal repertorio Crimson. Molto apprezzata ovviamente la storica “Lark tongues in Aspic part 2”, forse il brano dei primi Crimson più vicino, per sonorità, al prog-metal degli Stick men.

Momenti di empatia quando Tony Levin ha imbracciato la sua reflex per fare foto agli altri componenti della band e al pubblico, cui ha chiesto di fare un saluto. Empatia che si è ricreata al termine del concerto, quando si è mischiato con il pubblico per firmare cd (e un già raro vinile che ora varrà oro) e fare qualche foto con i fan.

Una dovuta menzione per Marco Machera, musicista e compositore della sempre più nutrita schiera dei “nemo profeta in patria”, anche lui nella sfera Crimsoniana (ha partecipato due volte al workshop “Three of a Perfect Pair” negli Stati Uniti, proprio con Tony Levin e Pat Mastelotto).
Marco ha aperto il concerto presentando alcuni estratti del suo ultimo album "Small Music From Broken Windows”. Esibizione che già da sola è valsa i soldi del biglietto.

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