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Nel Lazio 130 mila collaboratori domestici a nero. Cosa si rischia?

Sono circa 130 mila i collaboratori domestici pagati in nero nel Lazio, che rischi corre un datore di lavoro che non assume il collaboratore?

Collaboratore domestico con anziano

L’Osservatorio sul lavoro dell’Inps, insieme a Nuova Collaborazione (l’associazione nazionale dei datori di lavoro casalingo) certifica l’inesorabile ascesa del mondo dei collaboratori domestici pagati in nero.

Colpa della crisi che erode i risparmi degli italiani, le contribuzioni per i lavoratori che affiancano le famiglie tra il 2020 e il 2021 sono diminuiti del 6,7% e l’andamento per l’anno in corso non promette sostanziali cambiamenti. Nella sola Regione Lazio il fenomeno si stima riguardi un lavoratore su due con una cifra approssimativa di 130 mila collaboratori.

Sebbene spesso tenere un collaboratore domestico irregolare sia una necessità soprattutto per riuscire ad arrivare alla fine del mese, i rischi per chi incorre in queste somministrazioni lavorative illegali non sono pochi.

Collaboratori domestici a nero: i rischi che si corrono

Uno dei principali rischi nell’avere in casa un collaboratore domestico irregolare è quello della vertenza. In caso di discordia, il lavoratore può fare vertenza e farsi riconoscere retribuzione e contributi fino a quel momento omessi.

Altro caso da prendere in considerazione, soprattutto per coloro che effettuano lavori in casa di pulizia e cucina, è quello di incappare in un incidente domestico. Statisticamente, una possibilità tutt’altro che remota se proiettiamo il rischio sui giorni lavorativi di un anno intero.

Tornando al primo esempio, chi viene denunciato come datore di lavoro in nero, rischia una sanzione fino a 40.000 euro, se la vertenza riconosce anche un incidente domestico imputabile al lavoro svolto, il procedimento diviene penale.

Regolarizzare il lavoro nero, cosa prevede l’Inps

Supponiamo dunque, che per evitare i rischi sopracitati si decida di regolarizzare la posizione lavorativa dei nostri collaboratori domestici. Ecco i passi da fare.

Innanzi tutto si parte dal contratto di lavoro, nel quale il datore e l’assunto decidono la retribuzione, la durata e i termini, sempre seguendo le indicazioni della Legge sul lavoro. Per intenderci, stipulare un contratto sottopagato o che prevede troppe ore lavorative sarebbe comunque non legale.

Stabiliti i termini del contratto bisogna fare la comunicazione obbligatoria all’Inps. Sarà l’Istituto per il lavoro stesso a inviare direttamente al datore di lavoro la somma dei contributi da versare in base alle ore dichiarate.

Quanto si paga un collaboratore?

Sempre secondo i canoni stabiliti dal contratto collettivo nazionale, la retribuzione di un collaboratore domestico si aggira almeno intorno ai 10 euro l’ora. Questa cifra va poi adeguata alle mansioni e dalle eventuali specializzazioni del dipendente.

Alla retribuzione calcolata sulla cifra di circa 10 euro l’ora, sommiamo poi i contributi, il trattamento di fine rapporto e le ferie pagate.

Tutto sommato, pensando al rischio di essere trascinati in tribunale, incorrere a 40 mila euro di sanzioni oppure a procedimenti penali, conviene sempre più regolarizzare le posizioni.