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Monica Lozzi, a tu per tu con la minisindaca che ha sfidato la Raggi

Ancora una volta e questa volta con maggior energia Monica Lozzi ha provocato uno tsunami all’interno del M5s romano, ecco l’ultima intervista

Monica Lozzi

Monica Lozzi, presidente VII Municipio

Monica Lozzi, poco conosciuta al grande pubblico fuori dal Municipio che presiede, il VII. I grandi riflettori non erano puntati su di lei. Ma dopo la pubblicazione di un video, un anno fa circa, il suo nome è cominciato a circolare sui canali mediatici. Si trattava dell’anniversario dalla demolizione di alcune ville sottratte alla mafia di Roma. E dopo aver rivendicato a sé, alla squadra del Municipio, il merito della demolizione delle villette dei Casamonica al Quadraro, il suo nome, la sua immagine ha iniziato a far discutere i romani. E questi giorni è tornata alla ribalta alzando la voce contro la prima cittadina responsabile, secondo lei, con le sue scelte e con i suoi comportamenti, della fine dei valori fondanti del Movimento: “Raggi ha sancito la fine dei nostri valori”. Ancora una volta e questa volta con maggior energia Monica Lozzi ha provocato uno tsunami all’interno del M5s romano.

Che cosa rappresenta per Lei la politica?

Diversamente da quel che si pensi, l’attività politica può essere svolta non solo da chi ricopre ruoli istituzionali, ma anche e soprattutto, dalla gente comune. Io ne sono un esempio.

Fino a qualche anno fa non rivestivo nessun incarico decisionale. Ma con le mie scelte alimentari e comportamentali – sono vegetariana da 10 anni, faccio spesa a km 0 – incarnavo la vera essenza della politica. Ossia indirizzare la propria esistenza verso una direzione, piuttosto che un’altra.

Ora, da Presidente di un Municipio popoloso come il VII, ritengo che il mio dovere di politico sia fornire risposte alle fasce più deboli della cittadinanza. Dare voce a chi non ne ha mai avuta, stimolare tutti a partecipare alla vita pubblica. Perché, come amavamo ripetere qualche tempo fa, se tu non ti occupi di politica, lei prima o poi si occuperà di te.

Quale è la distanza tra ciò in cui si crede, i valori fondanti del
Movimento, e la realtà effettuale delle cose quando si sta nei posti
di governo? Quale differenza sente da quando era “semplice” militante,
poi consigliera, ora presidente di Municipio? Vi è una visione diversa
della realtà, i problemi hanno un peso differente dalle due
prospettive?

Bella domanda. E’ ovvio che ci siano differenze sostanziali tra chi può solo denunciare, stimolare e proporre in base ad ideali condivisi, e chi invece è chiamato a dare risposte concrete e immediate.

Spesso mi è capitato di scontrarmi con la dura realtà poco conciliante con la mia precedente prospettiva di militante. Ma i valori fondanti del Movimento io non li ho mai traditi.

Trasparenza, condivisione con la base, ascolto del territorio, rispetto delle 5 stelle sono sempre stati il mio punto di riferimento e mai me ne sono discostata. Ho sempre superato le innumerevoli difficoltà appellandomi ai nostri ideali, non piegandoli di volta in volta alle mie personali esigenze.

Il suo intervento al Consiglio straordinario sull’emergenza rifiuti
nel 2019, è stato il più applaudito. Ha denunciato senza riserve
l’inefficienza dell’Ama. I Municipi dovrebbero anche occuparsi della
manutenzione delle strade. Roma non può essere governata dal Centro.
Occorrono più poteri ai Municipi. Nelle altre capitali d’Europa, è già
realtà. Il decentramento è sempre il suo cavallo di battaglia?

Assolutamente si. Sono sempre più convinta che debba essere l’Ente di prossimità a doversi occupare delle esigenze più sentite dal territorio.

E’ l’Istituzione più vicina, quella che maggiormente riceve input dalla cittadinanza, che ne raccoglie le istanze e ne interpreta le necessità.

Strade, edifici scolastici, pulizia: tutti questi servizi dovrebbero essere in capo ai Municipi, che dotati di più fondi e personale saprebbero dare risposte più efficaci e più puntuali ai cittadini. Al Comune rimarrebbero fondamentali compiti di raccordo e di indirizzo.

La gestione della Cultura, del patrimonio culturale di Roma. La sua idea?

La cultura, così come il decoro, la sicurezza, la bellezza devono essere garantiti anche e soprattutto a chi fino ad ora non ne ha usufruito se non in minima parte.

Il patrimonio culturale ed artistico della città deve uscire fuori dai soliti confini centrali e occupare spazi ed aree periferiche altrimenti preda del malaffare e delle devianze.

La presunta universalità della cultura non si può ridurre alla gratuità, lì dove non ce ne sarebbe bisogno. La sua vera universalità sta nel garantire le stesse opportunità di crescita culturale a chi è ai margini, ai reietti della società.

“Con la nomina come delegata della Sindaca al IV Municipio della
presidente sfiduciata dalla maggioranza e da tutto il Consiglio (Della
Casa) oggi abbiamo definitivamente sancito la fine dei nostri valori.
Da donna pensante e libera condanno fermamente la scelta sconsiderata della Sindaca che segna uno dei momenti più oscuri del M5s romano”. Sono parole sue. Questo atto l’ha colpita più come appartenente al Movimento, che vede minacciato nelle fondamenta del suo essere distinto dagli altri apparati, partiti, dalla casta, o come “avversaria” di Virginia Raggi nella prossima candidatura al Colle Capitolino?

Chi mi conosce sa che ogni mia azione non segue mai logiche opportunistiche. Dico quello che penso e agisco di conseguenza.

Ho dedicato gli ultimi 10 anni della mia vita al Movimento, ho sacrificato molto della mia esistenza privata perché credevo fermamente nei suoi ideali. Credevo nella possibilità di farsi vedere e sentire da un sistema ripiegato su se stesso e i suoi interessi.

In questi anni sono stata portavoce dell’Uno vale Uno, convinta del fatto che la trasparenza fosse un baluardo, il merito un valore, la partecipazione un vanto.

Ora scopro che per alcuni questi ideali sono buoni solo all’occorrenza, che quel che si gridava ai quattro venti rischia di diventare un bel racconto, una favola dolorosamente falsa.

Per me non era un’illusione da vendere al popolo, ci credevo e ci credo tutt’ora. Ma se deludiamo un’altra volta i nostri attivisti e chi crede nel Movimento, non speriamo di ottenerne nuovamente il consenso, perché tutto ha un limite.

L’ affaire Della Casa è stato l’ennesimo sgarbo da parte di chi avrebbe dovuto ascoltare maggiormente i territori e i consiglieri, che ne sono l’espressione più tangibile.

Tacitarli e addirittura allontanarli è stata per quanto mi riguarda la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Avrei dovuto stare zitta per amor di patria? No, preferisco alzarmi la mattina e potermi guardare allo specchio senza provare vergogna.

Il sindaco Raggi ancora non ha reagito al suo aperto, chiaro
dissenso verso la scelta della delegata Della Casa, non ha commentato
la sua presa di posizione gravida di conseguenze per il Movimento
Cinque Stelle romano. Come mai, secondo lei?

Probabilmente per non legittimare il dissenso. Non parlare di un problema equivale a liquidarlo, fare finta che non esista, che non abbia importanza. Purtroppo così facendo non si risolve nulla. La polvere resta sotto al tappeto e prima o poi qualcuno lo solleverà…Io comunque continuerò la mia battaglia di giustizia: anche da sola, non ho paura.

Quanto in percentuale riconosce alla sua squadra del VII Municipio
l’abbattimento delle ville dei Casamonica (che è solo l’epilogo di un
lungo lavoro, come ha giustamente ricordato in un video), e quanto
invece crede sia dovuto all’Amministrazione centrale del Campidoglio?

Senza il Municipio e l’attività dei suoi uomini, nulla di quello che viene sbandierato sarebbe accaduto. Faldoni vecchi di anni, pratiche abbandonate, fondi stanziati, impegno di uffici e personale: tutta farina del sacco del Municipio VII.

All’Amministrazione centrale il merito di aver creduto nel nostro impegno e nel nostro coraggio e di essere stati sulla spianata del Quadraro con la Polizia Locale in massa.

Quali sono gli aspetti che Monica Lozzi apprezza di Virginia Raggi, e quelli che non le piacciono per niente, come politico, sindaco di Roma?

A lei riconosco l’enorme merito di averci provato, tra mille difficoltà e mille contrasti. Il coraggio di non arrendersi, di provare a dare a Roma un’opportunità di rinascita. Se poi ci sia riuscita o meno sarà il futuro a decretarlo.

Non posso dire però di aver apprezzato la sua capacità di fare squadra, o l’umiltà di riconoscere i meriti degli altri. Roma avrebbe raggiunto risultati di ben altro spessore se la comunicazione del Campidoglio avesse speso parole meno divisive, più unificanti. Invece di appropriarsi di meriti altrui e arrogarsi successi non propri.

Un sindaco deve ascoltare tutti, anche coloro che possono fornire un punto di vista diverso dal proprio. E’ dalla sintesi delle visioni che nasce la soluzione, non ascoltando solo chi ti blandisce per conservare rendite di posizione… 

I romani, se un giorno dovesse occupare il seggio riservato al sindaco, cosa devono aspettarsi, quali sono le cose che sicuramente non vedranno più nella loro città?

Se un giorno dovesse capitare questo evento al momento improbabile, si aspettino da me quel che hanno già visto e cioè passione, impegno e volontà.

Ho dimostrato che nessun problema è davvero insormontabile se affrontato con una squadra di valore, con una visione lungimirante e senza piegarsi alle avversità di ordine burocratico.

Mai ho lasciato che la frase “non è una mia competenza” avesse la meglio su un problema posto da un cittadino. Ho lavorato per raggiungere un obiettivo prefissato contando sempre sulla collaborazione delle istituzioni ai livelli più diversi. Volere è potere.

Quali sono le sue passioni, come trascorre il tempo libero?

Il mio tempo libero è ormai ridotto al lumicino. Quel poco che mi è concesso lo trascorro in famiglia, oppure leggendo o godendo della compagnia dei miei tanti animali domestici.

E poi, nei week end sono a disposizione dei miei cittadini per attività di volontariato: o preparo pacchi alimentari frutto della spesa solidale e li consegno a destinazione, o pulisco aree verdi e piazze.

Lo faccio per due motivi: perché mi fa star bene e poi mi permette di non dimenticare da dove provengo e cosa voglio diventare.

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