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Milano 90 verso i licenziamenti, lavoratori in protesta

A gennaio scade il termine per le trattative e si conclude la mobilità: 426 lavoratori a rischio licenziamento

La terza vertenza in Italia, dopo Meridiana e Terni; la prima nel Lazio. Parliamo di Milano 90, una global service di proprietà dell'imprenditore immobiliare Scarpellini, che fornisce servizi principalmente di locazione di beni, ma anche di portierato, assistenza, pulizia e manutenzione degli immobili affittati alla Camera dei Deputati e al Comune di Roma. 

Oltre 400 lavoratori, infatti, sono a rischio posto di lavoro. Questo perché tramile la Legge Fraccaro, la quale ha dato la possibilità di una disdetta anticipata dei contratti di affitto, servizi e mensa, sia la Camera dei Deputati che il Comune di Roma, hanno dismesso alcuni immobili, per la manutenzione e la locazione dei quali era impiegata la Milano 90. Tra questi, relativamente a Roma Capitale, ci spiegano i lavoratori che sono scesi per protestare in piazza del Campidoglio questa mattina, anche gli stabili di via delle Vergini (sede dei gruppi consiliari di Roma Capitale) e di largo Loria.

La fiducia in una possibile ricontrattazione c'è. Ma, come ci informa Marco Sestini della CISL, "noi abbiamo una procedura di mobilità aperta lo scorso 30 ottobre per 426 dipendenti su 476 totali". Il Comune, "per quanto riguarda via delle Vergini – continua – pensava di andare in immobili di sua proprietà". E allora, sorge spontanea la domanda: a fronte di un risparmio dovuto al trasferimento in immobili per cui non si deve pagare l'affitto, perché non riattivare il contratto con la Milano 90? Anche lì non servirebbero gli stessi servizi che la società offre oggi? A chi affidarli? Certo è che Roma Capitale potrebbe anche dire che da una parte c'è la Multiservizi, società indirettamente partecipata di Roma Capitale, cui poter eventualmente affidare la gestione delle strutture. Ma c'è sempre l'aspetto del contratto con la Camera dei Deputati. E allora, perché non attendere la naturale scadenza del contratto, per poi non prorogarlo, anziché lasciare delle persone senza guadagno, le quali poi potrebbero adire le vie legali per farsi riconoscere questo mancato guadagno dovuto al rescisso anticipato? Anche perché, dicono alcuni lavoratori, "a fronte di un ipotetico risparmio sui contratti, c'è la spesa per le cassa integrazioni. Quindi, di fatto, un esborso continua a esserci".

L'interesse quindi è tutelare la posizione di questi oltre 400 padri e madri di famiglia, che rischiano di perdere il posto di lavoro a partire dal prossimo gennaio. "Noi ci auguriamo, se dovesse esserci, una ricontrattazione a 360 gradi, non solo dal punto di vista locativo, ma anche da quello sociale – incalza Sestini – La nostra mobilità chiude il 12 gennaio, quindi noi già siamo nei 45 giorni di trattativa con l'azienda, poi andremo alla Regione, ma il 12 gennaio è l'ultima data disponibile, dopodiché la storia si chiuderà".

Milano 90 lavora con il Comune di Roma da oltre 10 anni – dal 2001 circa in via delle Vergini, dal 2006 in largo Loria. "La Camera dei Deputati ha rescisso il contratto per 3 strutture, il Comune di Roma per 2. Quindi nel totale delle rescissioni, è stata avviata la mobilità per 426 lavoratori".

Da quanto apprendiamo, la situazione difficile che i lavoratori di Milano 90 vivono, non riguarda solo quest'ultimo periodo. "Da 3 anni viviamo una situazione del genere: abbiamo fatto 18 mesi di cassa integrazione – spiega Sestini, a cui fa eco un lavoratore, che dice: "Abbiamo perso 3/4mila euro l'anno su uno stipendio di 1000 euro al mese".

Dal 1 gennaio 2012, quindi i lavoratori Milano 90 sono in cassa integrazione. Da settembre 2013, sono in contratto di solidarietà al 50%. Perché ci sono esuberi? "Sì – spiega Sestini – La società viene già da un recesso anticipato per uno stabile che affittava la Camera, era il 2012. Per salvare tutti, perché già all'epoca si parlava di mobilità, siamo arrivati a un accordo della cassa integrazione per 250 a rotazione. Nel frattempo si è verificato che anche il contratto di un palazzo affitato al Consiglio di Stato è stato rescisso. E allora, l'azienda ha pensato che per non licenziare e salvarci tutti, fosse necessaria la solidarietà".

Non è mai simpatico fare licenziamenti. Anche perché ci sono interi nuclei familiari all'interno della Milano 90: "Uomini e donne che si sono conosciuti e si sono sposati, e hanno fatto una famiglia". E, come se non bastasse, da settembre "siamo senza stipendi" – incalzano. Anche se, dicono, la prossima settimana dovrebbero arrivare risposte per lo stipendio di ottobre. Certo è che in merito al pagamento degli stipendi, pesa anche il sequestro dei beni proprio all'imprenditore Scarpellini

"Sappiamo che non potrà esserci la possibilità di reintegrare tutti, molto probabilmente, ma chiediamo almeno l'apertura di una trattativa". Che – conclude Sestini – "se non c'è, l'azienda sarà costretta a licenziarci, visto che non ci sono appalti altrove". 

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