Prima pagina » Cronaca » Chi pensa al verde? Multiservizi manda a casa i lavoratori

Chi pensa al verde? Multiservizi manda a casa i lavoratori

Continua senza sosta la battaglia degli ex Multiservizi impiegati nella cura del verde scolastico e ora ingiustamente licenziati

Ieri, in Campidoglio, erano molti i cittadini romani presenti. Non solo i dipendenti di Roma Capitale, ma anche qualche ex lavoratore della Multiservizi per il verde. La Multiservizi, al 51% di AMA e quindi indirettamente una partecipata di Roma Capitale, si occupa della manutenzione e della gestione di servizi per il Comune di Roma.

Dire Multiservizi è come dire 'un gran pasticcio'. In piazza del Campidoglio, abbiamo incontrato anche Serenetta Monti, dell'USI, con cui abbiamo ripercorso le tappe della vicenda. A monte di tutta la storia che ha visto più di 40 lavoratori perdere il lavoro, il rinnovo del bando "senza clausola di salvaguardia" per i posti di lavoro. Da allora, è stata avviata la mobilità per le persone impiegate nel bando. Tuttavia, inspiegabilmente e da subito, la procedura di mobilità si è ingigantita: da 32 persone siamo arrivati a un totale di 52 licenziamenti avviati, in cui sono stati infilati "anche – spiega la Monti – lavoratori che non avevano svolto quel tipo di servizio. Quindi, è mancata, da parte di Multiservizi, la trasparenza in merito a questi licenziamenti, diciamo, legati all'appalto perduto".

I lavoratori licenziati – siamo al settembre 2014 – hanno "impugnato i licenziamenti e contestualmente chiesto al Comune di Roma il reintegro. Perché già da luglio, quando erano ancora assunti, chiedevano che fosse applicata la legge 147/2013, quella che prevede per le municipalizzate la mobilità interaziendale laddove ci sono esuberi" – continua la Monti. Di tutta risposta, però, l'assessore all'Ambiente Estella Marino avrebbe detto che "non era convinta dell'applicabilità di questa legge, in quanto non riferibile alle municipalizzate partecipate indirettamente". Arriviamo all'occupazione della Sala delle Bandiere in Campidoglio. "In quell'occasione – continua la Monti – l'onorevole Coratti, davanti a noi, ha chiamato l'Avvocatura Capitolina nei confronti della quale l'assessore Marino si era impegnata a chiedere un parere, ma abbiamo scoperto che quel parere sull'applicazione della 147 non era mai stato richiesto".

Arriviamo quindi verso ottobre. "I lavoratori nel frattempo sono stati licenziati, hanno perso la possibilità dell'applicazione della 147 e si sono anche sentiti dire: 'Ora non si può più applicare la legge, siete licenziati!' ". Quali le proposte alternative per il reintegro? Solo proposte "umilianti" – così le definisce la Monti. Proposte avanzate per mettere a riposare la coscienza di quanti non hanno tenuto sotto controllo la situazione. Ovvero: "Sono partiti da una prima offerta di 15 ore per tutti a 8 mesi, a fronte di contratti che erano a tempo indeterminato, con dei parametri differenti". Le 15 ore per tutti, "avrebbero penalizzato persino chi aveva i parametri contrattuali originari più bassi" – sentenzia la Monti.

Le proteste non si sono arrestate, la lotta per la tutela del posto di lavoro è andata avanti, tra audizioni, gesti simbolici come occupazioni, incontri con le istituzioni. "Man mano questa offerta si è un po' dilatata, è passata a 20 ore, poi a 24 per 10 mesi". Ma "nessuno ha mai detto a Multiservizi di reintegrare e basta i lavoratori che erano stati ingiustamente licenziati".

Già, ingiustamente. Perché in tutta questa storia, "ad agosto è stato ratificato il Piano di Rientro con il Governo Renzi". Nel Piano – spiega la Monti – c'è scritto che, dovendo dismettere le quote della Multiservizi, "devono essere salvaguardati i livelli occupazionali dei lavoratori coinvolti". Lavoratori quindi che, sia in virtù della 147 che in virtù del Piano di Rientro, non avrebbero per nessun motivo dovuto perdere la loro occupazione.

Non solo. "Sul Piano di Rientro – continua la Monti – il sindaco ancora non risponde a un sollecito promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il suo Segretariato Generale, con cui si chiede come mai siano stati effettuati dei licenziamenti in violazione del Piano di Rientro". 

Nel frattempo, sono continuati gli incontri, ai quali hanno preso parte solo i sindacati confederali e dai quali sono stati esclusi invece gli autonomi, la cui presenza era stata richiesta e invocata a gran voce dai lavoratori ex Multiservizi. Per fortuna però, anche l'ultimo incontro del 25 novembre, si è concluso con un mancato accordo. Una proposta, qulla su cui è mancato l'accordo, che era persino peggiorativa delle precedenti: "Si nascondeva – spiega la Monti – dietro l'aggiunta di un dodicesimo mese, e quindi una copertura estesa a un anno, l'abbassamento delle ore lavorative. Eravamo arrivati a una trentina di ore di media, che nell'ultima proposta venivano abbassate".

La protesta continuerà: "Non molliamo. Chiediamo che il Comune di Roma attraverso il Gabinetto del Sindaco apra un tavolo tecnico, in cui ragionare sulle proposte di reintegro". Anche perché nel frattempo i lavoratori hanno agito legalmente. "E quando vinceranno le cause, costeranno il triplo al Comune di Roma". 

"Abbiamo proposto una mozione ai primi di agosto per salvaguardare i lavoratori della Multiservizi" – spiega Marcello De Vito, capogruppo M5S al Comune di Roma, presente in piazza del Campidoglio ieri pomeriggio. La mozione era stata approvata, ma il tempo è stato tiranno. Ad agosto, infatti, mentre i lavori dell'Assemblea capitolina erano sospesi, "i lavoratori sono stati licenziati". Poi, come abbiamo detto, "sono arrivate le proposte. Ma, come è giusto che sia, per i lavoratori della Multiservizi erano inaccettabili. E tuttora sono pendenti i ricorsi". 

Lascia un commento