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Migranti, Salvini, eccetera. Occhio, che il sensibile Lapo Elkann si intristisce

La solita fiera dei buoni sentimenti. O presunti tali. Quattro frasi buttate lì per tirare altra acqua al mulino dell’immigrazione pressoché incontrollata

Lezioncina di galateo… migrantesco. Anzi no: migrantesco non va bene, perché al signorino Lapo Elkann la parola “migranti” non piace. Gli sembra  "denigratoria e non rispettosa". E che parola gli piace, allora? Gli piace "nuovi italiani".

E in che cosa consiste la lezioncina? In una bella tirata d’orecchie alle pubbliche autorità. E per estensione, si capisce, a ogni altro cittadino che si sarebbe comportato allo stesso modo. O che comunque non ci ha trovato niente di strano.

Insorge il filantropico Lapo: «Trovo abbastanza vergognoso che nessuna delle istituzioni fosse presente a Lampedusa per la tragedia di migranti che si è consumata: da italiano mi intristisce, noi paghiamo i politici e loro devono essere presenti».

Poi, già che c’è, passa dal pistolotto generico allo j’accuse specifico e se la prende, tra i tanti, con uno in particolare: "Non mi piace Salvini, non mi piace il suo comportamento sul tema dei migranti perché lo reputo dissolutivo e non costruttivo. Poi ognuno è libero di avere le proprie opinioni".

Meno male: iniziavamo a temere che ognuno dovesse obbligatoriamente conformarsi agli slanci “welcome everybody” del rampollo di casa Fiat (anzi: di casa Fiat-Chrysler, oramai) e invece scopriamo, con animo lieto, che permane la facoltà di pensarla diversamente.

Sono soddisfazioni, di questi tempi.

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