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Ue, dal no all’ergastolo ostativo alla guerra delle vongole: e la rabbia cresce

Tutti contro il “regalo alla mafia” dei giudici della CEDU: e l’Europarlamento rischia di mandare in rovina migliaia di pescatori dell’Adriatico

Secondo una rilevazione dell’Eurobarometro risalente a un paio di mesi fa, il 46% dei cittadini europei non si fida della Ue: percentuale che sale al 55% nel caso degli Italiani. Un dato più o meno costante, che quindi dovrebbe far riflettere gli euroburocrati, anche perché non tiene conto, per banali ragioni cronologiche, dei più recenti motivi di ostilità verso le istituzioni comunitarie: che, limitandosi alla più stretta attualità, si possono ridurre alla sentenza sull’ergastolo ostativo e alla “guerra delle vongole” italo-spagnola.

Il primo caso, quello più nazionalpopolare, riguarda l’ormai nota bocciatura, da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di quella norma dell’ordinamento giuridico nostrano che, autorizzando il carcere duro contro, tra l’altro, gli esponenti della criminalità organizzata, subordina la concessione dei benefici alla rescissione dei legami con i clan e a una fattiva collaborazione con gli inquirenti. Norma che violerebbe i diritti umani, almeno secondo i giudici di Strasburgo, il cui verdetto ha scatenato reazioni indignate – e per di più è giunto nello stesso giorno in cui il Capitano Ultimo, il leggendario autore della cattura di Totò Riina impersonato da Raoul Bova in una fortunata miniserie tv, ha denunciato l’avvio della procedura per la revoca della sua scorta.

«Ma stiamo scherzando?» ha tuonato il capo politico del M5S Luigi Di Maio. «Qui in Italia piangiamo ancora i nostri eroi, le nostre vittime, e ora dovremmo pensare a tutelare i diritti dei loro carnefici? I diritti di chi ha sciolto i bambini nell’acido? Non esiste». Stessa linea dura del leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato di «ennesima follia ai danni dell’Italia».

Ma lo sdegno ha travalicato ben presto i confini del mondo della politica. Bruxelles «legifera su cose che non conosce, su cui non ha abbastanza esperienza» si è sfogato Salvatore Borsellino, così come ha fatto anche Maria Falcone: i fratelli dei due giudici assassinati nelle stragi di Capaci e via D’Amelio hanno infatti fortemente criticato quello che rischia di essere un regalo alla mafia.

Ironia della sorte, coloro che più si stanno stracciando le vesti per il pronunciamento dei togati della Grande Chambre sono i giustizialisti indigeni – che poi in larga parte coincidono con quelli del “ce lo chiede l’Europa”. Ed è quantomeno curioso il cortocircuito di quanti, pur restando anni luce lontani dal bistrattato sovranismo, lamentano ora le ingerenze dell’Unione Europea.

Tipo quella che rischia di mandare in rovina centinaia di imprese e migliaia di lavoratori italiani, attraverso una normativa comunitaria del 2015 che stabilisce che non si possano pescare vongole più piccole di 25 millimetri: con un’unica eccezione per il mar Adriatico, in cui questi molluschi hanno per natura dimensioni inferiori, e possono perciò essere pescati fino a una grandezza di 22 millimetri. I pescatori andalusi, nostri principali concorrenti, hanno però spinto i propri eurodeputati a fare ricorso contro questa deroga, su cui dunque pende la spada di Damocle del giudizio del Parlamento Europeo che dovrà pronunciarsi entro il prossimo 28 ottobre.

Torna allora in mente il tweet con cui il futuro Primo Ministro e attuale Commissario europeo agli Affari economici (in pectore) Paolo Gentiloni affermava che «dobbiamo cedere sovranità a un’Europa unita e democratica». Senza farne una questione filosofica (del tipo: poiché da articolo 1 della Costituzione la sovranità appartiene al popolo, è solo dal popolo che può essere alienata), verrebbe da chiedersi se l’ex Premier e compagnia cantante siano ancora così convinti di una simile necessità, alla luce dei fatti di questi giorni: che dimostrano senza ombra di dubbio che fare gli europeisti è facile solo con gli interessi campanilistici degli altri.

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