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Mediacrazia, il quarto potere e gli odierni signori della truffa

Dalla “designazione” di Biden che in realtà non ha ancora vinto, al caso tamponi della Lazio: i mass media ormai pretendono di sostituirsi ai poteri politico e giudiziario

america 2020: potere dei media

Potere dei media

Dal quarto potere del grande e compianto Orson Welles alla contemporanea mediacrazia. Il passo non è stato breve, ma pare ormai si stia avviando verso la sua definitiva attuazione. Paradigmatici sono due casi, uno di matrice italiana e l’altro statunitense, in cui i mezzi di comunicazione abbandonano il tradizionale ruolo di servizio al pubblico. Con l’idea di condizionare – se non sostituire – nientemeno che i poteri politico e giudiziario.

Mediacrazia, il caso Biden

Il primo e più eclatante caso è quello delle recentissime Presidenziali Usa. Narrate dai media mainstream come una guerra all’ultimo voto vinta dallo sfidante democratico Joe Biden. Da cui i caroselli planetari per il defenestramento dell’attuale Potus Donald Trump, per i quali, en passant, i manutengoli del pandemicamente corretto transigono anche sul rispetto dell’amato distanziamento sociale. Evidentemente, c’è assembramento e assembramento.

C’è però un piccolo dettaglio: non è vero niente. E non solo perché The Donald, non riconoscendo l’esito del voto, ha già annunciato battaglia legale contro quella che ritiene una frode.

A monte, c’è che la designazione di Sleepy Joe è esclusivamente mediatica. Ed è significativo che il New York Times avesse cinguettato che sono gli organi di informazione che devono dichiarare il vincitore delle elezioni americane. Salvo poi vergognarsi del delirio di onnipotenza e tentare di rimediare alla gaffe.

Perché è il Congresso che ratifica la nomina, la quale è tutt’altro che ufficiale. Sia perché alcuni Stati sono ancora lungi dall’essere assegnati, tant’è vero che il ticket Biden-Harris non ha ancora raggiunto i fatidici 270 grandi elettori. Sia perché il Guardasigilli William Barr ha autorizzato il Dipartimento di Giustizia a indagare sulle accuse di irregolarità nella votazione.

«Malgrado la mancanza di prove» ci hanno tenuto ad aggiungere numerosissimi megafoni del pensiero unico. Ignorando che invece di indizi ce ne sono a bizzeffe, come noi stessi abbiamo documentato. Trascurando che l’indagine servirebbe anche per dissipare le pesantissime ombre di brogli dall’eventuale vittoria dell’ex vicepresidente di Barack Obama.

Ma, soprattutto, dimenticando che non spetta a loro sentenziare, bensì alla magistratura. Così come non spetta a un social network come Twitter ergersi a contemporaneo Torquemada e censurare qualunque pensiero non allineato alla sua verità. A cominciare da quelli del Presidente degli Stati Uniti. Mediacrazia, appunto.

censura e mediacrazia
Censura

Lo strano caso dei tamponi ballerini

Poi c’è il caso nostrano, quello all’amatriciana dei tamponi ballerini, vale a dire i test relativi ai tre calciatori della Lazio Immobile, Lucas Leiva e Strakosha. Negativi per il laboratorio irpino di riferimento della società biancoceleste, positivi per la Uefa che ha impedito ai giocatori di disputare due gare di Champions League.

ciro immobile
L’attaccante della Lazio Ciro Immobile

In mezzo, però, c’è stata la partita di campionato contro il Torino, in cui Immobile e Leiva sono scesi in campo. Non solo: l’attaccante ha anche segnato, contribuendo in modo decisivo alla sofferta vittoria degli aquilotti. Per aggiungere confusione a confusione, il club di Claudio Lotito ha anche chiesto un parere “terzo” al Campus Biomedico di Roma, che ha confermato le tre positività.

Da giorni si rincorrono quindi ipotesi e smentite, ed è scesa in campo (è il caso di dirlo) anche la Procura della Repubblica di Avellino. Che è l’unica competente a determinare eventuali illeciti anche penali, laddove alla Procura della Figc pertengono le verifiche sul piano sportivo.

Giova ribadirlo, perché anche in quest’occasione la sensazione è che processi e verdetti attengano piuttosto ai mezzi di comunicazione di massa. I quali avrebbero bisogno di una cura di fosforo onde ricordare che il loro compito è informare il pubblico, non orientarlo. Come d’altronde dovrebbero decidersi a imparare i sondaggisti, specie quelli d’Oltreoceano.

Pare però che vada maggiormente di moda la mediacrazia, che ricorda in modo inquietante – per usare di nuovo termini cinematografici – i signori della truffa. Con tanti saluti al ruolo di cane da guardia del potere, sempre più svilito al rango di cagnolino da compagnia. Deontologia professionale, questa sconosciuta!

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