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Mamma volpe e i suoi cuccioli uccisi ed esposti in Abruzzo

di Remo Sabatini

La stagione venatoria in corso sarà ricordata per tutta una serie di incidenti che hanno riguardato gli stessi cacciatori presi di mira dai colleghi che li scambiavano per cinghiali o lepri. Il bollettino di guerra aveva anche riportato di una ciclista colpita dalle doppiette mentre, con il gruppo, era in fase di allenamento e di un contadino scambiato per una lepre!

Poi, ogni tanto, era accaduto di dover segnalare atti di scempio rivolti alle prede, animali stavolta, che qualche scellerato in vena di protagonismo aveva compiuto non si sa bene perché.

Come lo squallido episodio che si è registrato in Abruzzo qualche giorno fa quando è stata ritrovata uccisa ed esposta ai passanti una intera famiglia di volpi. La mamma e i suoi cuccioli sterminati e lasciati in vista come macabri trofei ha dell’incredibile. Lo stesso, ricorderete, era accaduto mesi fa ai danni di un povero lupo. La sua testa era stata appesa all’ingresso di un paesino dove, evidentemente, risiedevano i tre porcellini.

Mamma volpe e i suoi cuccioli sono stati rinvenuti nella zona di Roio, frazione dell’Aquila. Ci si chiede se a compiere il gesto sia stato un cacciatore in preda ai fumi dell’alcol o uno dei cosiddetti “selecontrollori” che, tradotto, sono dei cacciatori “esperti” incaricati di ridurre il numero di cinghiali e volpi a suon di piombo.

Come se si trattasse di un Paese, il nostro, ricco di fauna (è stata quasi tutta sterminata nel corso dei decenni passati) si continuano a prevedere piani e regolamenti che vanno poco per il sottile. Se capita che ci sia qualche cinghiale in più va abbattuto. Stesso discorso per volpi e lupi, nutrie e daini. Daini? Già, evidentemente  anche i daini sono considerati una sciagura da eliminare come una delle piaghe d’Egitto.

Nel nord del Paese, infatti, è già iniziata la caccia a Bambi e le prime uccisioni non si sono fatte attendere con estremo gaudio delle doppiette fumanti. Per tornare all’Abruzzo, è nota una grande presenza di cacciatori di frodo e delinquenti vari che, armati, partono anche dalla poco lontana Capitale all’imbrunire per giungere nei luoghi “caldi” del Parco prima che sorga il sole. Pronti a sparare a tutto ciò che si muove, a terra e in aria, c’è poco da stare allegri. Lo sanno bene i pochi orsi marsicani rimasti (meno di 50 esemplari) che, invece di essere considerati un vanto nazionale, sono visti come una iattura da parte della popolazione e, soprattutto dalle istituzioni nazionali che fanno poco o nulla per salvaguardarli nonostante l’impegno delle poche guardie forestali. Se non fosse per le decine di associazioni animaliste e ambientaliste composte da volontari che intervengono anche economicamente, del maestoso e più grande predatore italiano non ci sarebbe che qualche fotografia ingiallita già da un pezzo.

“Un momento.. Qualcosa si è mosso dietro quel cespuglio! Prendi la mira e vedi bene di non sbagliare, magari è Bambi"… e se fosse Dumbo?

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