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Con la pelliccia di Fido addosso

di Remo Sabatini

I primi freddi di un inverno che sembra non voler arrivare mai fanno spuntare fuori cappotti e cappottini con inserti di pelliccia varia che, altrimenti, si rischia il raffreddore.

Ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i colori. Quelli certificati ecologici cominciano ad avere un discreto successo ma sono ancora in tanti gli appassionati del “pelo naturale”.

Ed è proprio quel pelo naturale che, sempre più spesso esposto in mercati e mercatini anche dal sapore orientale a decorare il giubbetto di grandi e piccini, fa discutere e insorgere qualche dubbio.

Sì, perché spesso e volentieri, le etichettature (anche del tipo “fai da te”) riportano poco o nulla a riguardo e allora ci si affida al caso contenti dell’affare fatto ad un prezzo più che ragionevole.
Peccato, però, che quell’affare e quel prezzo, in buona parte dei casi, non significhi altro che quella pelliccia, una volta, abbaiava.. miagolava.

Non è più una novità il fatto che cani e gatti siano usati come animali da pelliccia a prezzi stracciati. Le associazioni animaliste lo gridano al mondo da quarant’anni. Finalmente qualcosina si muove ma è ancora troppo poco.

In Italia, ad esempio, è vietato commercializzare capi con inserti di pellicce di cani e gatti anche se non mancano punti vendita anche abusivi dove l’affare è garantito.

Al di là del fatto che, ormai, le pellicce ecologiche di qualsiasi tipo sono uguali in tutto e per tutto a quelle dei poveri animali usati finora, è bene informarsi su cosa si sta acquistando.

Se nelle etichette trovaste nomi quali: asian wolf, cane procione, cane selvatico, corsak, dogaskin, gubi, fox of asia, gae wolf, murmanski, sakhon, lupo asiatico o cinese… (la lista è ancora lunga) significa che quel bel colletto e gli altri inserti vaporosi di pelo sono di cane.

Per i gatti invece, i nomi più usati sono: gatto lyra, lipi, genette, goyangi, special skin, wild cat, katzenfelle...

“Ecco perché non trovavo più Fido!!”

Già. Ecco perché. Inutile dire le condizioni di “vita” cui gli animali sono sottoposti prima di essere torturati per diventare colletti ed inserti di pelo vari (centinaia di filmati pubblicati in Rete parlano da soli…).

Inutile anche sottolineare che certi capi di abbigliamento illegali come questi, alimentano personaggi e un mercato senza scrupoli che sfruttano anche il venditore ambulante finale.

E allora, come fare? La legislazione italiana prevede che, anche solo in caso di dubbio sulla provenienza e qualità dei capi di e con inserti di pellicce equivoci, si possano contattare i Carabinieri del NOE (Nucleo Ecologico).

Se poi ci si chiede se sia così facile imbattersi in capi di fattura illegale la risposta ce la fornisce l’ENPA di Genova che, dopo l’analisi di diverse pellicce cucite su giubbotti e altri capi venduti in Italia aveva amaramente riscontrato che 7  su 10 risultavano avere inserti di cani e gatti.

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