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Maltempo Roma, parlano i residenti

Intervista ad Andrea Fiorenza: “Me ne andrò, non mi sento più sicuro qui”

Il 31 Gennaio – stando ai dati forniti dal Cnr – in un giorno è caduto il 15 per cento della pioggia che normalmente si riversa sulla Capitale in un anno intero. Un fenomeno calamitoso straordinario, definito dai meteorologi ‘alluvione lampo’.
Lo sa bene Andrea Fiorenza, residente al civico 278 di via della Giustiniana, a cui è toccato in sorte un infausto primato: il suo è il villino più danneggiato del comprensorio. Andrea abita lì dal 2010 con Cecilia, ed oggi quel posto non è più lo stesso. Il giardino curato, il salotto personalizzato da una collezione quindicennale di libri ed ogni altra cosa, hanno lasciato il posto a caos e detriti.

Andrea è un giovane residente di via della Giustiniana, non ha vissuto l’alluvione del 2002 ma ne ha sentito parlare. Quando si è trasferito al civico 278 lo ha fatto a cuor leggero, “credevo che dopo quell’episodio fossero stati fatti gli opportuni lavori strutturali”. Credeva.
“Acqua! Acqua!” – le grida del vicino al posto della sveglia, ed Andrea si è ritrovato il salotto allagato e i mobili galleggianti. Il primo pensiero lucido è stato quello di chiamare i Vigili del Fuoco, “ma ho trovato occupato” – ci racconta il ragazzo. In realtà “nessuno dei vicini è riuscito a contattare i soccorsi” – ci spiega, e ognuno si è dovuto ingegnare da sé. Lui, ad esempio, ha creato un gruppo su whatsapp, tramite cui ricevere aggiornamenti dalla famiglia.

“I primi soccorsi sono arrivati dopo pranzo” – Andrea ricorda di aver passato le ore precedenti intrappolato al piano superiore, con le grate del balcone bloccate e l’acqua di sotto che saliva a vista d’occhio. “Ho cercato di rimanere lucido, anche se non nascondo d’aver temuto che l’acqua, per quanta era, potesse arrivare anche al primo piano – racconta, poi alla fine – la Protezione Civile mi ha tratto in salvo con un canotto”. Andrea ha accolto i suoi soccorritori a piedi scalzi, appollaiato su un mobile.

Sono passati quattro giorni, l’incolumità delle persone è salva, stessa cosa non si può dire dello stato delle cose. Ai ritardi nel primo soccorso, si sono sommati quelli successivi, compromettendo notevolmente il recupero dei beni danneggiati. Occorreva l’immediato intervento delle ruspe, per liberare il camminamento di casa Fiorenza – coperto da un metro di detriti – e permettere ai suoi inquilini di portare fuori i mobili, pulire ed asciugare. Ma anche stavolta le cose sono andate a rilento.

Ringrazio i volontari che mi hanno aiutato, i ragazzi di Roma Nord e tutte le altre persone che in queste ore hanno dimostrato solidarietà” – dice Andrea, indicando una manciata di ragazzi che nel frattempo sta spalando detriti intorno al villino. I ringraziamenti vanno anche al Maresciallo Domenica Sapone, “per il conforto, il supporto logistico e l’interessamento affinché gli interventi si accelerassero” – aggiunge Andrea.

“I sopralluoghi di questi giorni sono serviti, tra l’altro, a far emergere in modo drammatico un dato: in molte zone alluvionate esiste un’edilizia spontanea, nata decenni fa, che ha compromesso il delicato equilibrio idrogeologico della città, favorendo gli allagamenti” – aveva commentato il Sindaco Marino in occasione della sua ultima visita a Prima Porta. Affermazioni, quelle di Marino, facilmente fraintendibili. I residenti si sono indignati, perché hanno avuto l’impressione che il Sindaco dicesse loro: “chi è causa del suo mal pianga se stesso e non addossi responsabilità all’Amministrazione”.

“Per fortuna quel giorno non c’ero – commenta il nostro interlocutore, da sempre elettore di sinistra – Quello che ha detto il Marino mi ha lasciato senza parole, in una situazione di emergenza come ha potuto anche solo pensare di dare a noi degli abusivi?”.

Andrea ci ha accolti in casa sua, basta uno sguardo superficiale per capire che la conta dei danni materiali è lunga. “Due macchine – di cui una appena finita da pagare – il giardino, il salotto, la cucina, il bagno, gli impianti elettrici e così via” – elenca il ragazzo. Facciamo prima a dire cosa non è stato danneggiato: nulla. Nemmeno la sfera affettiva è rimasta illesa, infatti “il danno peggiore è quello affettivo – afferma Andrea, che in una notte ha perso l’intera collezione di libri.

Dopo quello che è capitato, gli domandiamo se si sente ancora sicuro nella sua casa. “Me ne andrò a prescindere – risponde – ma la fiducia non c’è più. Non so se resterei qui”.

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