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Mafia Capitale, telefonata tra Buzzi e Decina non dimostra niente

Un presunto “ruolo” della segretaria di Marino per degli sms scambiati con Buzzi, ruolo tuttavia non dimostrabile

Silvia Decina, capo segreteria del sindaco di Roma Ignazio Marino è finita nel ciclone mediatico: in un articolo de Il Corriere della Sera, si legge di alcune intercettazioni tra lei e Salvatore Buzzi, che si sarebbero scambiati sms in merito a un progetto per l’apertura di un punto vendita di Leroy Merlin nei pressi de La Barbuta, dove sorge un campo rom: in buona sostanza, il colosso francese avrebbe finanziato con 10 milioni l’ampliamento del campo, spesa a fronte della quale Leroy Merlin avrebbe ricevuto “una concessione di 99 anni sul terreno”, secondo quanto denunciava allora l’associazione 21 Luglio lo scorso novembre.

Il progetto però, secondo le tempistiche riferite dal Corriere, era già stato sottoposto all’attenzione del sindaco Marino a settembre 2014. Tanto che il 22 di quel mese, la Decina avrebbe fatto sapere a Buzzi di aver sottoposto il progetto a Marino “sulla questione Leroy Merlin”. Buzzi, evidentemente, non si deve essere fatto sfuggire la ghiotta occasione di mettere le mani sul progetto – è un’ipotesi – e quindi deve essere stato l’interlocutore principale del Campidoglio. Al sindaco, l’idea era piaciuta “molto, moltissimo”, avrebbe detto la Decina a Buzzi. Quest’ultimo, secondo quanto si evince dalle intercettazioni, anziché passare per l’assessore (all’epoca Rita Cutini, assessore alle Politiche Sociali, ndr), ha preferito dirlo direttamente “a lui (Marino, ndr)”. La questione, quindi, sarebbe poi passata al vaglio del Gabinetto.

La notizia ha presto fatto il (famoso) “giro del web”, che si è presto indignato. Eppure, a ben vedere, dalle intercettazioni riportate non si capisce bene quale sarebbe questo millantato “ruolo” della segretaria del sindaco Marino nel brutto affare Mafia Capitale. Se anche lei faccia parte del sistema scoperto dagli inquirenti, noi certo non possiamo saperlo, ma siamo sicuri di non poterlo evincere da queste pochi scambi di battute, senza alcuna rilevanza penale né politica. Perché ricordiamo che, prima di dicembre, ovvero prima che Buzzi fosse indicato dagli inquirenti come uno degli artefici di Mafia Capitale, lo stesso Buzzi era un interlocutore per molti. E Scalfaro gli ha addirittura concesso la grazia.

D’altra parte, lo ha detto lo stesso Campidoglio. “Silvia Decina si è attenuta rigorosamente alle procedure e alle regole. Il Campidoglio ha valutato che quel progetto non avesse i requisiti”, ha fatto sapere il commissario del PD romano Matteo Orfini, facendo eco all’Ufficio Stampa di Roma Capitale: “La telefonata risulta del tutto estranea all’inchiesta della Pocura della Repubblica poiché non figura come prova a carico dell’arrestato in quanto giudicata penalmente irrilevante”. “Dalla trascrizione del colloquio – si legge ancora – emerge con tutta evidenza che il colloquio avviene per dare riscontro a Buzzi della presentazione del progetto (…) e che Decina si limiti a comunicare l’interesse dell’amministrazione a verificare la preventiva fattibilità della proposta”. Infine, il Campidoglio fa sapere che “a seguito dell’istruttoria compiuta dagli uffici competenti di Roma Capitale, (la proposta) fu giudicata non realizzabile in quanto non compatibile con gli strumenti urbanistici attualmente vigenti”.

Sia chiaro, nessuno vuole sminuire ciò che è stato ed è Mafia Capitale, e non stiamo certo qui a proteggere nessuno. Ma siamo ben consapevoli del rischio di mischiare le carte sul tavolo, per questo riteniamo con fermezza che le intercettazioni tra Buzzi e la Decina non dimostrino proprio niente.

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