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Lucchetti di Ponte Milvio: dove sono le promesse di amore eterno?

La triste fine dei lucchetti di Ponte Milvio, 12 anni dopo la loro rimozione. Una forma come tante altre per giurarsi amore eterno, che però non è durata

Lucchetti a Ponte Milvio di Roma

La triste fine dei lucchetti di Ponte Milvio, 12 anni dopo la loro rimozione. Una forma come tante altre per giurarsi amore eterno, che però non è durata. C’è pure chi vuole trasformarli in un’opera da esporre al museo! La mania dei lucchetti è diffusa in tutto il mondo ma quasi ovunque vengono rimossi perché sono un pericolo.

Tre metri sotto la ruggine

Quel ponte storico, carico di lucchetti, era diventato un punto d’attrazione per turisti giovani e meno giovani. Gli stessi che magari non sanno che il Colosseo ha 2.000 anni e sfregiano le sue mura per incidervi un cuore, una data e le iniziali della coppia di innamorati.

Quelli che cercano il balcone di Romeo e Giulietta a Verona, per lasciare un post-it con frasi banali o sgrammaticate, come “Sei la cosa più meravigliosa che mi sia capitata”. Quelli che si mandano i messaggini su WhatsApp, anche se sono a un metro l’uno dall’altra, dichiarandosi eterno amore. L’importante è crederci ogni volta che lo fanno, e che lo rifaranno, chissà quante volte nella vita. 

I lucchetti dell’amore e i romanzi di Federico Moccia

Ponte Milvio era noto proprio per la moda dei lucchetti d’amore lanciata dal film Ho voglia di te, del 2007 tratto dal romanzo di Federico Moccia. Quella pellicola era il sequel di Tre metri sopra il cielo, dove un giovane Riccardo Scamarcio (Step), innamorato di Laura Chiatti (Gin), le giura eterno amore con un lucchetto attaccato a uno dei lampioni di Ponte Milvio, per poi gettare la chiave nel Tevere. Niente, pensavano, potrà rompere quel sigillo.

E invece le tronchesi del Comune li hanno spezzati in un colpo solo, e i lucchetti si sono aperti, fragili come quelle promesse tra adolescenti. Molli come il nome che i romani danno a quel Ponte, perché è il primo che viene sommerso dalle piene del fiume, quando arrivano.

E come una piena anche i lucchetti sono finiti in fondo a qualcosa, in questo caso non al Tevere, ma nei magazzini del Comune, dove dormono coperti dalla ruggine. In attesa di un luogo, in qualche polo museale, per essere esposti al pubblico.

Esempio di un’arte povera moderna. Insomma, anche quei lucchetti diventerebbero un pezzo da esporre in un museo! Testimoni delle nostre passioni, che sono eterne in quanto tali, per lo meno finché ci sarà l’umanità, anche se cambiano spesso i protagonisti.

La moda, dopo il 2012, si è trasferita a Fontana di Trevi

Dal Colosseo a Ponte Sisto, i lucchetti dell’amore hanno invaso il centro storico, dopo che, nel 2012, la maggior parte dei lucchetti è stata rimossa per una questione di decoro, oltre che di danneggiamento (si rischiava di far crollare i lampioni dato il peso del ferro).

Ora la moda a Roma s’è trasferita a Fontana di Trevi, per l’esattezza al vicolo del Forno, già ribattezzato Vicolo dell’Amore, con le chiavi dei lucchetti gettate nella fontana. Questa azione è ancora più suggestiva perché si fa di sera, lontano dagli occhi indiscreti dei vigili che, certo, oltre alle monetine non hanno voglia di tirare su tante piccole chiavi nella celebre fontana. Per altro mentre le monetine vanno nelle casse della Caritas, delle chiavi che te ne fai?

La storia nasce in Serbia durante la Prima Guerra Mondiale

La moda di attaccare i lucchetti a Ponte Milvio aveva reso quell’area un luogo più ridicolo che curioso. Il lampione era sommerso di lucchetti, per la gioia di qualche ferramenta vicino, e nel 2012 il Comune di Roma aveva deciso di tagliare anche quelli posti sulle catene, che si erano rese necessarie nel 2007, per alleggerire il peso di migliaia di lucchetti sui lampioni, con il pericolo della loro stabilità.

La moda dei lucchetti non nasce però con i racconti di Moccia. Già nei primi anni 2000 proliferavano in tutto il mondo. Lo scrittore aveva preso quell’idea perché si confaceva allo spirito delle sue storielle da fotoromanzo rosa. Col tempo, da moda si sono trasformati in atti di vandalismo e come per tante altre manifestazioni dell’esuberanze adolescenziali, sono avversati da conservatori e tutori dell’arte.

La loro storia risale almeno a un secolo prima, in Serbia, durante la Prima Guerra Mondiale: nella città di Vrnjačka Banja due innamorati si giurano amore per la vita ma poi lui, una volta andato in guerra in Grecia, finisce per innamorarsi di un’altra, cui fa lo stesso giuramento. La ragazza serba muore di crepacuore.

Così da allora, tutti gli innamorati, per proteggere il proprio sentimento, iniziarono a incidere i propri nomi su dei lucchetti e ad attaccarli alle ringhiere del ponte, dove quella sfortunata ragazza incontrava l’ex fidanzato. Come si vede, fin dall’inizio la storia dei lucchetti è una dimostrazione, non proprio fortunata, che nulla è eterno, se non il ripetersi delle passioni, ma con protagonisti diversi.

I lucchetti causano sovrappeso e la ruggine danneggia le strutture

La moda s’è sparsa, da prima che a Ponte Milvio, in tante località famose: il Ponte Luzhkov di Mosca, il Ponte Hohenzollernbruecke di Colonia, il Ponte dell’Amore a Praga, persino il Ponte delle Montagne Gialle in Cina e tanti altri ancora.

Nel mondo, di luoghi pieni di lucchetti se ne trovavano in diverse città, a dimostrazione che tutto il mondo è paese, ma la tendenza adesso è a rimuoverli. Ad Algeri, sul ponte dei suicidi, nel quartiere Telemly, un Imam ha sentenziato che sono proibiti dall’Islam. Ogni tanto qualcuno s’inventa proibizioni per cui Maometto si rivolterebbe nella tomba, se ancora potesse.

A Canberra, in Australia, nel febbraio 2015, hanno rimosso le migliaia di lucchetti attaccati sulle strutture di un ponte, per evitare incidenti e la corrosione portata dalla ruggine.

Sempre in Australia a Melbourne hanno tolto i 22mila lucchetti dell’amore che stavano facendo crollare i cavi di sostegno del ponte Southgate. A Parigi, Pont des Arts venne indicato come passibile di danni per sovraccarico dei lucchetti.

A Vancouver, in Canada, i lucchetti lungo il Wild Pacific Trail distraevano dalla contemplazione della natura, motivo sufficiente per la rimozione. Per motivi analoghi li hanno segati dal ponte di Humber Bay anche a Toronto, sempre in Canada.

A New York, a Las Vegas, a Berlino: più lucchetti che amori eterni

Negli Stati Uniti è successa la stessa cosa tra il 2015 e il 2017 a Norfolk, in Virginia perché erano un ostacolo alla circolazione, su un passaggio pedonale.

Dal 2013 via anche dal Ponte di Brooklyn a New York. In tanti però se ne vedono ancora attaccati alla Torre Eiffel costruita a Las Vegas, al Paris Hotel. I lucchetti vengono venduti aperti e senza chiave per impedire che queste si accumulino nel laghetto dell’hotel.

Bamberga, in Germania nel 2011, le autorità  prima invitarono i cittadini ad attaccare i lucchetti dell’amore sul Kettenbrücke, poi minacciarono di rimuoverli a causa della ruggine. Ma i lucchetti sono ancora al loro posto. A Berlino l‘applicazione di un lucchetto a un ponte è considerato reato e può comportare multe fino a 35 euro. Riscontrati dai manutentori danni da ruggine anche a Lubecca sul ponte Obertrave.

In Italia i lucchetti dell’amore erano anche a Firenze e a Venezia

Firenze il consiglio comunale rimosse 5.500 lucchetti dell’amore apposti sul Ponte Vecchio. Secondo il consiglio comunale i lucchetti rappresentano un problema estetico, oltre che graffiare e ammaccare il metallo del ponte.  Venezia è tra le città in cui è severamente vietato apporre lucchetti sui ponti. Con particolare fermezza questa disposizione viene fatta rispettare al Ponte di Rialto. I lucchetti che c’erano furono rimossi e l’aggiunta di nuovi può comportare una multa fino a 3.000 euro.

A Dublino, in Irlanda, rimossi i lucchetti dal Ponte Ha’penny sul fiume Liffey, fin dal 2012 per i potenziali danni che potevano arrecare alla struttura, così come dal Millennium Bridge, in pieno centro. In Scozia, a Edimburgo, hanno trasformato questa mania dei lucchetti in una raccolta di beneficienza (gli scozzesi sono gente parsimoniosa) che ha fruttato oltre 10mila sterline.

In Giappone invece, è stato dato l’incarico a degli artisti di realizzare un gigantesco albero di lucchetti bonsai. Ora quell’albero è alla Beaulieu Palace House, nell’Hampshire in Inghilterra, uno dei luoghi famosi perché tra i più infestati da fantasmi, dove continuamente altre coppie aggiungono lucchetti pensando così di determinare il proprio futuro.

A Tampere in Finlandia due artisti rimossero i lucchetti dal Ponte Patoslita sulle rapide di Tammerkoski e li trasformarono in un cubo di 150 kg, chiamato One Love.

Un’umanità che vuole credere in qualcosa che non c’è

Affidare a un gesto simbolico l’esito del proprio amore, nel futuro, è un esempio di pensiero magico, assolutamente illogico, che di fatto non produce e non determina niente. Ma alla gente piace pensare che sia possibile cambiare il destino chiudendo un lucchetto con le proprie iniziali incise sopra.

La cosa, comunque tenera e simpatica, non è tuttavia priva, purtroppo, di contraddizioni. Il lucchetto appesantisce catene e ringhiere. Mette a rischio le costruzioni col sovrappeso e con la ruggine che passa dal lucchetto alla struttura del ponte.  Crea un danno a un bene pubblico che, nel caso di Ponte Vecchio, come del Ponte di Rialto o dello stesso Ponte Milvio non è un problema secondario.

Ma alle persone piace credere in qualcosa di assurdo, di illogico, come se fosse un potere energetico in grado di determinare l’esito di una passione. Ecco quindi che Ponte Milvio non è più famoso per le sua storia; protagonista di diverse battaglie, da Costantino in poi, né per la sua architettura con le arcate e la torretta, bensì come ritrovo per tutti gli innamorati che si giurano amore eterno.

Da un lato padroneggiano tecnologie avanzate e dall’altra vivono nel mondo dei sogni e delle illusioni

Credono che realmente siano vissuti Romeo e Giulietta, vanno a vedere un balcone a milioni, per lasciarvi traccia del loro inutile passaggio. È un comportamento da rito voodoo, da animisti, lo stesso che l’umanità aveva nella preistoria.

Eppure, sono ragazzi che usano le tecnologie più avanzate, smartphones, computer, Intelligenza Artificiale e vogliono ancora credere, non tanto nel potere del pensiero, ma in quello di un lucchetto.

Ma la cosa che mi preoccupa moltissimo è che c’è chi gira il mondo non per ammirare le bellezze storiche, artistiche e naturali ma per visitare luoghi come questi. Luoghi dove dei lucchetti di ferro di scarso valore, restano attaccati ai lampioni, perché ne ha parlato un romanzo o un film.

Taiwan: il treno che esaudisce i desideri trattenuti nei lucchetti

Nella città di Fegyuan, a Taiwan, i lucchetti dell’amore sono fissati su un cavalcavia della stazione ferroviaria, appesi a coppie. Sono i “lucchetti dei desideri” e la leggenda locale sostiene che il campo magnetico generato dai treni che passano lì sotto farà sì che l’energia si accumuli in essi ed esaudisca i desideri.

Sognare, desiderare, sperare fa parte della natura umana. Per carità. Ma finché ci limiteremo solo a questo, ignorando la realtà, non imparando, non conoscendo, come possiamo pensare che le cose del mondo possano migliorare? Sarà facile controllare e indirizzare milioni di cittadini che affidano a un lucchetto la loro ardente passione d’amore, invece di comprendere che non si difende così un sentimento.