Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: UGL avverte “Così si tampona, ma Roma deve muoversi”
La sanità non può vivere di reclutamenti “a gettone”, interni o internazionali. UGL insiste su una ricetta concreta: stipendi adeguati, condizioni di lavoro migliori, percorsi di carriera, riconoscimento reale del ruolo infermieristico
Infermiere in servizio
La Lombardia va a caccia di infermieri oltreconfine e guarda all’Uzbekistan per riempire i turni vuoti negli ospedali. Una notizia che dice molto di come la sanità stia vivendo una fase di pressione costante: servono professionisti subito, perché i reparti non aspettano e l’assistenza non può fermarsi.
Ma proprio per questo, avverte UGL Salute, la mossa non può passare come soluzione definitiva: è un intervento d’urgenza, non una cura. A parlare è Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale, che chiede una regia nazionale capace di togliere le regioni dall’angolo dell’emergenza continua.
Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: perché UGL parla di “scelta obbligata”
Il sindacato mette nero su bianco una realtà che molti operatori descrivono ogni giorno: la carenza di personale non è più sostenibile. In questo scenario, l’arrivo di infermieri dall’Uzbekistan può garantire ossigeno immediato, coprire servizi essenziali e impedire che i vuoti di organico diventino cancellazioni, attese interminabili, rallentamenti. “Obbligata”, però, non significa “giusta per sempre”: per UGL il rischio è trasformare una toppa in strategia, mentre il problema richiede scelte di lungo periodo.
Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: il caso San Raffaele e l’allarme sui servizi esternalizzati
Giuliano richiama un episodio che ha fatto discutere: quanto accaduto al San Raffaele di Milano, dove la mancanza di infermieri avrebbe spinto verso l’esternalizzazione di interi servizi a cooperative, con disagi assistenziali. Il punto, per UGL, è l’effetto domino: se mancano infermieri, la macchina ospedaliera cerca scorciatoie, spesso costose e organizzativamente fragili. E quando la gestione diventa una rincorsa, il primo a pagare è il paziente, ma anche chi lavora in corsia, con carichi crescenti e margini sempre più stretti.
Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: cosa chiede UGL su stipendi e condizioni di lavoro
Qui sta il cuore del messaggio: la sanità non può vivere di reclutamenti “a gettone”, interni o internazionali. UGL insiste su una ricetta concreta: stipendi adeguati, condizioni di lavoro migliori, percorsi di carriera, riconoscimento reale del ruolo infermieristico.
Se la professione non torna appetibile, i giovani scelgono altro; se chi è formato non viene trattenuto, aumentano dimissioni e migrazioni professionali. E allora ogni regione, Lombardia inclusa, è costretta a inventarsi soluzioni lampo, senza una cornice nazionale.
Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: le conseguenze se l’emergenza diventa normalità
La questione non è “Italia contro estero”. UGL, infatti, riconosce che i professionisti stranieri possono aiutare nell’immediato e garantire la continuità delle cure. La questione è un’altra: se per tenere in piedi il sistema serve ogni anno un reclutamento esterno, vuol dire che dentro il Servizio sanitario si è rotto qualcosa. E quel “qualcosa” riguarda programmazione, valorizzazione, attrattività, tutela. Il timore è che la sanità si abitui a funzionare con soluzioni temporanee, mentre le falle strutturali restano lì.
Lombardia recluta infermieri dall’Uzbekistan: la richiesta a livello nazionale
Nelle parole di Giuliano c’è un messaggio diretto: la regia deve essere nazionale. Servono scelte che trattengano i professionisti già formati, che rendano la professione infermieristica una prospettiva desiderabile e stabile, e che riducano il ricorso sistematico al reclutamento dall’estero. Altrimenti si continuerà a correre dietro all’emergenza, senza mai fermarsi a ricostruire il motore. E in sanità, quando il motore perde giri, il conto arriva sempre ai reparti e alle famiglie.
