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Libri: Antonio Vento, “Ora siamo ciechi”, cosa scrivere, per chi scrivere, perché scrivere

Quando uno scrittore racconta una storia-dice Antonio Vento, autore del libro -dovrebbe prima porsi almeno tre domande: “Cosa scrivere, per chi scrivere e perché scrivere”

Antonio Vento

Antonio Vento

Quando uno scrittore pensa di voler raccontare una essenza, dovrebbe prima porsi almeno tre domande: “Cosa scrivere, Per chi scrivere e Perché scrivere”. Apparentemente sembra facile rispondere a questi quesiti, ma se si riesce a fare una discreta riflessione, si arriverà alla conclusione che ormai gli scrittori e i romanzieri del terzo millennio non si pongono più queste domande, presi come sono dalla fame di soldi e di potere personale.

Antonio Vento, disegno di Andrea Pazienza

Scrivere secondo Antonio Vento

Alla prima domanda, cosa scrivere, rispondono a favore della letteratura che fa cronaca, che emoziona la coscienza dei lettori immaturi con racconti neri o rosa su cui si ferma la conoscenza. Alla seconda domanda, per chi scrivere, rispondono che il loro obbiettivo è scrivere per la quantità non per la qualità di chi legge.

Alla terza domanda, perché scrivere, il vero scrittore risponderebbe: “scrivo perché il mondo deve imparare a superare la sua moderna schiavitù mentale sia come pensiero che come linguaggio”. Husserl s’era accorto che la conoscenza e la scienza stessa avevano perso l’eidos, cioè l’essenza, ed erano diventate sovrastrutture che richiedevano un’epochè fenomenologica, cioè la liberazione dalla fenomenicità per poter raggiungere la verità.

Il romanzo: “Ora siamo ciechi”

“Ora siamo ciechi” segna una via da seguire a chi merita di leggere perché sa leggere e vuole uscire dal buio dell’ignoranza e della violenza. E’ la storia di Leonardo, architetto romano, che in stato di de realizzazionismo, va in cerca di una nuova esperienza che lo possa riportare alla luce, dopo cento giorni di oscurità. Vive la sua città come un’esperienza accidentale: strade e piazze buie e sporche, montagne di sporcizia dove gabbiani aggressivi e topi ingozzati cercano nuovo cibo, esercitando violenza che ricade anche su uomini e donne.

Sui marciapiedi i clochard che si rifugiano, di tanto in tanto, nelle osterie dei vicoli romani di periferia a bere una bottiglia di vino conquistata con l’elemosina di qualche passante impaurito o con qualche piccolo furto, approfittando del buio. Dialoghi amari, ma combattivi, che sognano il ritorno della luce. Sesso, incondizionato e incidentale che, alla fine, sfocerà nel superamento dei pregiudizi razziali e della morale metastorica o religiosa.

Leonardo si trasforma

La metamorfosi, molto simbolica, di Leonardo che si ritrova nella pelle di un lucertolone che può essere notato solo da chi è in buona fede, i pochi. Il suo ricovero in Clinica Psichiatrica, per superare la crisi psicologica e depressiva subentrata dopo un incestuoso rapporto sessuale impostogli dalla sorella che si era innamorata di lui; la gravidanza e l’interruzione voluta dal fratello, che la indurrà al suicidio. Storia complessa che produce tante metastorie, adatte alla riproduzione cinematografica. Linguaggio metafisico, a tratti onomatopeico o musicale.

S’incontra sulla strada drammatica dei cento giorni del buio con tante vicende vissute in piena cecità; interessante la novella che vede di fronte il vecchio e la morte. Il ritorno del giornalista, amico di Leonardo, che per circa dieci anni aveva abbandonato la moglie e poi rientra a Roma dove casualmente la incontra, ma lei non lo riconosce. Si instaura comunque un reciproco corteggiamento nel misterioso silenzio dell’oscurità che riporta entrambi al primo amore. Scontro tra sacro e profano in un dialogo tra Leonardo e un suo amico prete.

Dopo la metamorfosi, che non è quella di Kafka che sa di pensiero e speranza, Leonardo è l’uomo che crede nell’esistenza avendo scostato ogni forma di metafisica. Per questo finisce in un reparto psichiatrico, dove si rende conto degli ossimori delle istituzioni. Dopo tante altre vicende che richiedono la curiosità dei pochi lettori meritevoli, torna la luce che viene esaltata da una visione biblica di pace e di fraterna convivenza, simbolicamente rappresentata. Il romanzo si chiude con i versi del paradiso dantesco e, alla fine, con i versi rimati dell’autore.

Antonio Vento, Ora siamo ciechi” – Fas Editore

Giovedì 13 Ottobre presso la sede della Fondazione Willy Brandt, in via di Pietra, 70 a Roma, alle ore 18, il libro sarà presentato al pubblico, con ingresso libero.